Mentre taglia selvaggiamente gli stanziamenti complessivi per la scuola pubblica Gelmini cerca di dividere gli insegnanti con premi stipendiali La gerarca di viale Trastevere, Mariastella Gelmini, PDL, ha presentato qualche giorno fa i primi risultati del progetto "Valorizza" per la cosiddetta sperimentazione del merito dei docenti. Nella conferenza stampa la ministra mentendo spudoratamente sul fallimento del progetto e sulla diffusa opposizione dei docenti, ha rivelato di aver raccattato 900 docenti in alcune province e 77 scuole disponibili. I docenti cavia "meritevoli" sono risultati 276: riceveranno il corrispettivo di uno stipendio. Questa mostruosità ha avuto grosse difficoltà ad essere avviata, tanto che i termini per la rilevazione delle disponibilità da parte delle scuole che scadevano il 20 dicembre sono stati prorogati a gennaio e poi al 14 febbraio. Basti considerare quello che è successo nelle città prescelte per la sperimentazione: Napoli e Torino, tutti i collegi docenti si sono conclusi con delibere che respingevano alla mittente l'oscena proposta, approvate a grande maggioranza o all'unanimità. L'amministrazione scolastica di Torino era stata costretta a estendere l'offerta alle scuole di tutta la provincia, ma anche lì i collegi dei docenti hanno declinato decisamente l'invito. A questo punto l'Ufficio Scolastico Regionale (USR) del Piemonte, decideva di "allargare la sperimentazione" a tutta la Regione. Allora, dopo aver ricevuto No sonori in varie province, tra cui Cagliari e Pisa, la Gelmini si rifugiava sotto l'ala protettiva del fedelissimo Ufficio scolastico regionale della Lombardia, guidato dal fidato Giuseppe Colosio, da lei stessa nominato sovrintendente regionale ed ora con l'interim anche all'Ufficio scolastico provinciale di Milano. Colosio convocava le associazioni professionali e i sindacati sul tema il 28 di gennaio e nell'incontro diceva chiaramente, come citato in un documento dell'ANDIS Associazione nazionale Dirigenti scolastici che "non sarebbe necessaria una delibera del Collegio dei docenti per l'adesione alla sperimentazione, in quanto la valutazione è riserva di legge e posta in capo alla responsabilità del dirigente scolastico". Sulla base di queste enormi pressioni a Milano il progetto è partito, ma solo in pochissime scuole, si conterebbero sulle dita di una mano, della provincia. Pesantissima la pressione dei gruppi finanziari sull'esperimento, che ultimamente stanno mostrando un notevole interesse ad entrare nella gestione della scuola pubblica. Nel corso della conferenza stampa la gerarca ha ricordato che con il suo progetto hanno collaborato, e continueranno a farlo, l'Associazione TREELLE, nella cui Assemblea dei soci fondatori e garanti ci sono i nomi di Fedele Confalonieri, braccio destro di Berlusconi, Pietro Marzotto, Marco Tronchetti Provera e la Fondazione per la Scuola della Compagnia di S. Paolo, maggiore azionista della Banca Intesa S. Paolo. L'interesse degli sciacalli privati si evince anche da un'altra tranche del progetto selettivo della Gelmini, il VSQ, Valutazione per lo Sviluppo della Qualità delle scuole, condotta in piena autonomia e con proprie risorse dalla "Fondazione Giovanni Agnelli", tra i consiglieri: Anna Agnelli, Sergio Chiamparino, Gianni Letta Sergio Marchionne, che individueranno le scuole da premiare con 70mila euro sulla base di una graduatoria stilata grazie agli esiti delle prove dei famigerati quiz Invalsi. Intanto, la sperimentazione sui docenti funziona così: i collegi che aderiscono eleggono due docenti che insieme al dirigente scolastico indagano e valutano il lavoro svolto dalle cavie e tra gli alunni e le famiglie quale sia la figura di docente desiderabile. I docenti vengono poi schedati e graduati secondo una classifica. Una percentuale che oscilla intorno al 25-30% riceve il premio. Nessuna indicazione circa i criteri di valutazione viene fornita al terzetto che applica criteri discrezionali, basandosi sul curriculum vitae, il documento di autovalutazione del docente e l'opinione dell'utenza. Di fatto, anche questo elemento conferma il tentativo di gettare un altro seme nero nella strategia del controllo governativo dei rapporti di lavoro dentro la scuola. Infatti la delega al dirigente scolastico del potere discrezionale di valutazione e distribuzione di incentivi allo stipendio verrebbe a far cadere buona parte delle competenze della contrattazione di istituto che entra nel merito dell'organizzazione del lavoro, dei carichi di lavoro e delle ricompense. Si tratta di un progetto che scardina i principi contrattuali più elementari: non si paga il lavoro svolto, ma il gradimento del dirigente. Dunque, non è certo secondario rispetto a quello sindacale, il problema politico suscitato da questo progetto e che ha portato la stragrande maggioranza dei collegi delle scuole consultate ad opporsi alla sperimentazione: la premialità, oltre che distruggere l'unità di trattamento retributivo dei docenti, spezza l'unità dei collegi docenti, sulla quale si basa il lavoro collettivo della scuola, e sottopone il docente direttamente alla valutazione del dirigente. Nel citato documento dell'ANDIS successivo all'incontro con il braccio destro della Gelmini, Colosio, l'associazione dei Dirigenti scolastici chiedeva addirittura "che il progetto incida sulla carriera dei docenti...". Si chiuderebbe a questo punto il cerchio, se il devastante progetto passasse, e la Gelmini riuscirebbe a spezzare le reni alla categoria dei docenti italiani troppo ostili al suo progetto di scuola neofascista. Quale sarebbe, a questo punto, l'eccellenza qualitativa nel lavoro di insegnamento che ha in mente la gerarca di viale Trastevere? Quella di docenti che piegano la testa a rapporti di lavoro sempre più autoritari e meno garantiti sindacalmente dentro la scuola? Che accettano tranquillamente di lavorare in classi che in alcune province d'Italia hanno raggiunto i 40 studenti? Che non denunciano il disastro delle strutture scolastiche che negli ultimi anni hanno provocato decine di morti e feriti tra i nostri studenti? Che si piegano alla somministrazione degli Invalsi? Ma c'è un ulteriore problema. La sperimentazione che pretende di pervenire a un metodo di valutazione oggettiva del lavoro svolto dai docenti, in verità, non può prescindere dai fattori ambientali che concorrono, necessariamente a determinare gli esiti di qualità delle prestazioni dei docenti: in primo luogo il peggioramento generale delle condizioni di lavoro dentro la scuola generato dalla controriforma Gelmini, dai tagli al personale e agli stanziamenti. Il progetto della premialità, ancor più che quello degli Invalsi, dimostra che esiste una strategia eversiva di stampo neofascista nei confronti della scuola pubblica, mirato alla sua irreggimentazione, e militarizzazione, alla distruzione delle RSU, delle forme di contrattazione collettiva, ad aggirare, se non strategicamente cancellare, il contratto nazionale e le norme che regolano la funzione docente, a zittire gli organi collegiali e a indebolirli maggiormente inserendo la competizione tra docenti, a introdurre carriere separate tra i docenti garantendosi delle nuove figure intermedie tra il dirigente scolastico e i docenti analoghe a quelle dei sergenti di ferro nell'esercito. Occorre fermare ora lo scempio della scuola pubblica e per questo urge un nuovo 25 Aprile per mandare a casa il nuovo Mussolini e tutti i suoi gerarchi! 22 giugno 2011 |