Nella festa delle Forze armate
Gesto pacifista del sindaco di Messina Ma la protesta personale e pacifista non è sufficiente per combattere l'interventismo dell'imperialismo italiano Napolitano invece esalta le Forze armate interventiste e difende le spese militari Messina, 4 novembre, giorno dell'"Unità nazionale" e delle Forze armate imperialiste e interventiste. Il sindaco, Renato Accorinti, prende la parola, estrae dalla tasca una bandiera della pace, in cui è riportato l'articolo 11 della costituzione, e inizia a sbandierarla. Il generale dell'Arma Ugo Zottin e il comandante provinciale dell'Arma, il colonnello Stefano Spagnol, lasciano la piazza. Non hanno gradito, i militari, oltre alla bandiera dei pacifisti, anche le parole di Accorinti che ha criticato le spese militari in crescita che sottraggono risorse ai servizi sociali nella sua città, il ruolo di portaerei che la Sicilia sta assumendo progressivamente nel Mediterraneo e ha ricordato uno dei motti pacifisti pronunciava demagogicamente Sandro Pertini: "Svuotare gli arsenali, riempire i granai". Il gesto pacifista, isolato e personale di Accorinti è una esplicita denuncia di un problema gravissimo, tuttavia non è sufficiente a combattere l'interventismo dell'imperialismo italiano. Ciò che pensano e vogliono le istituzioni italiane ce lo ricorda ancora una volta il nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, che lo stesso giorno della protesta isolata di Accorinti, dopo aver esaltato le forze armate interventiste, durante la cerimonia a Roma, manda un avvertimento alle masse popolari italiane, che, già fortemente vessate dalle spese militari, cominciano a chiedere ad alta voce la riduzione delle medesime: "Non possiamo indulgere a semplicismi e propagandismi che circolano in materia di spesa militare e di dotazioni indispensabili per le nostre forze armate". Ciò che cambierà le cose non saranno i gesti individuali, ma sarà la mobilitazione delle masse popolari contro le spese militari. Saranno l'estensione e la radicalizzazione, al contrario di quanto auspica Napolitano, che ancora una volta ha fatto appello alla "coesione nazionale", della dura opposizione di classe e di massa nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro, nelle scuole, nelle università, nelle piazze, nelle organizzazioni di massa, specie sindacali contro il governo guerrafondaio di Letta-Alfano. Che soprattutto la classe operaia, i disoccupati, i precari, i giovani mettano all'ordine del giorno nelle loro lotte e rivendicazioni la drastica riduzione delle spese militari, la chiusura delle basi Usa e Nato in Italia, a partire da Sigonella, l'abrogazione della autorizzazioni alla costruzione del MUOS. 20 novembre 2013 |