Giappone e India si alleano per contrastare l'avanzata della Cina Sviluppo dei rapporti economici e commerciali tra Giappone e India, collaborazione militare e in particolare nel campo nucleare ma soprattutto la creazione di un'alleanza organica in grado di contenere l'avanzata della Cina sono stati i punti centrali discussi dal premier giapponese Shinzo Abe negli incontri col primo ministro indiano Manmohan Singh nel corso della visita a Nuova Delhi dal 21 al 23 agosto scorsi. Il 22 agosto Abe ha tenuto un discorso al parlamento indiano, un onore che non era stato concesso né a Bush né al cinese Hu Jintao nel corso delle loro rispettive visite ufficiali, a sottolineare l'importanza che i governo di Delhi assegnava alla visita del premier giapponese. "C'è una nuova Asia che sta finalmente emergendo, una nuova Asia fondata sul rispetto della democrazia e del libero mercato e che trascende oramai i tradizionali confini geografici", ha sostenuto Abe, invitando l'India a partecipare alla costruzione di un "arco della libertà" che non comprende la Cina ma Australia e Stati Uniti, "per condividere valori fondamentali quali la libertà, la democrazia e il rispetto per i principali diritti umani, come pure per interessi strategici". O soprattutto per gli interessi strategici dei due grandi paesi imperialisti. "Se Giappone e India cominciano insieme - ha proseguito - questa 'Asia più larga' si evolverà in una rete immensa abbracciando l'intero Oceano Pacifico e comprendendo Stati Uniti e Australia", una rete per contenere l'espansionismo della Cina. Finora il Giappone era concentrato sull'alleanza strategica con l'imperialismo americano che rafforzava la propria posizione di seconda potenza economica mondiale; una posizione che sarà scalzata in un tempo non troppo lontano da Cina e India e che spinge l'imperialismo giapponese a accelerare il recupero di un ruolo politico e militare di primo piano, con le politiche di riarmo già avviate sotto i governi di Koizumi. Giappone e India sono, secondo Abe, "alleati naturali"; tra i due paesi non esiste alcun contenzioso "storico", al contrario che con la Cina, e sono impegnate in battaglie comuni come la conquista di un seggio permanente nel futuro Consiglio di sicurezza dell'Onu. La collaborazione tra i due paesi può rafforzarsi a partire dallo sviluppo dei rapporti economici. Non a caso Abe è arrivato a Nuova Delhi con una delegazione di 160 uomini di affari e con la promessa di investimenti nipponici in India del valore di cinque miliardi di dollari nell'arco dei prossimi cinque anni. In particolare darà il suo contributo con finanziamenti a basso interesse per lo sviluppo delle infrastrutture indiane e in particolare per lo sviluppo di un corridoio di trasporti cargo lungo l'asse Mumbai-Delhi-Calcutta, lungo 2800 chilometri, e sull'asse Delhi-Mumbai, lungo 1480 chilometri. L'India ha inoltre bisogno dell'aiuto di Tokyo per portare avanti il programma nucleare civile che è al di fuori degli accordi internazionali, dato che non ha mai aderito al protocollo di non proliferazione, ma legittimato dalla visita di Bush. Tokyo aveva criticato i test nucleari indiani del 1998 e di conseguenza interrotto i rapporti economici con l'India; adesso Abe promette la piena collaborazione del suo paese al premier indiano Manmohan Singh che aveva espresso "la sincera speranza" di avere "il sostegno del governo giapponese" quando dovrà negoziare con i 45 membri del Gruppo per le forniture nucleari dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica. Intanto nel mese di settembre le navi giapponesi parteciperanno per la prima volta alle operazioni navali congiunte nel Golfo del Bengala di India, Stati Uniti e Australia, i paesi che col Giappone dovrebbero comporre secondo Abe "l'arco della libertà". 5 settembre 2007 |