L'opinione di un giovane simpatizzante palermitano sullo Statuto e il Programma del Partito Il PMLI riaccende la speranza di un futuro socialista per l'Italia Introduzione È difficile oggi nascere politicamente su posizioni veramente marxiste-leniniste, grazie all'opera di tutti quei partiti che, pur mantenendo nei propri simboli la falce e il martello o addirittura il titolo di "comunista", si rifanno a posizioni e ideologie revisioniste che nulla hanno a che fare col vero comunismo teorizzato dai Maestri Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. In effetti bisogna ammettere che la borghesia è riuscita nell'intento di allontanare le larghe masse dall'ideologia comunista autentica e, allo scopo di essere più credibile nei confronti del proletariato, ha partorito il revisionismo: un'errata lettura della storia della lotta di classe rivisitata in chiave riformistica. Compito del comunismo revisionista e dei suoi seguaci è quello di tralasciare il vero obiettivo della rivoluzione socialista e abbassare il capo alla dittatura borghese, accettare la dittatura democratica parlamentarista e l'esistenza della struttura e della sovrastruttura come realtà democratiche e naturali. Niente a che fare con la posizione di Marx che le riconosceva come strumenti della classe borghese per opprimere il proletariato: solo con la distruzione della struttura sarebbe necessariamente crollata anche la sovrastruttura, ponendo così le basi per l'instaurazione del socialismo. Una posizione riconosciuta ed apprezzata da tutti gli autentici marxisti sin dalla Prima Internazionale, quando si operò una prima e necessaria scissione tra comunisti veri e proudhoniani, le cui istanze dopo la sconfitta confluirono nell'anarchismo bakuniniano. Le novità del revisionismo contemporaneo Il revisionismo contemporaneo ha ripescato questi rinnegati, i quali hanno trovato nella "nuova sinistra" un ambiente loro favorevole dimenticando l'abisso che separa il comunismo dall'anarchismo. Non è difficile vedere per strada questi elementi che indossano magliette che, da un lato, hanno la A di anarchy e, dall'altro, la falce e martello magari con la sigla dell'URSS (CCCP). Non è un ambiente ideale quello in cui oggi si ritrova ad operare un marxista-leninista, dopo che decenni di revisionismo del PCI hanno operato un "lavaggio del cervello" a gran parte delle masse proletarie e di giovani che si ritrovano a illudersi nella strategia riformista, avendo ormai perso ogni speranza che il socialismo possa realizzarsi. È quello che la borghesia vuole far credere, cosciente della pericolosa forza delle masse e dello Stato socialista, temendo la nascita di una nuova potenza come l'URSS di Lenin e Stalin, che è riuscita davvero a contrapporsi e mettere in crisi lo strapotere Usa. Ma uno "spettro" si aggira ancora per l'Europa, quello stesso che il papa, Metternich, Guizot, i radicali francesi e i poliziotti tedeschi temevano più di un secolo fa e continuano a temere oggi. Se in tutto questo tempo il socialismo non ha perso la sua forza, non ha mai smesso di destare preoccupazione negli ambienti capitalistico-borghesi, anche dopo la svendita dell'URSS da parte dei revisionisti traditori, un motivo ci sarà. Ed il motivo è quello che essi stessi riconoscono la vittoria del socialismo sul sistema capitalistico, riconoscono che quello che ancora propongono è il cadavere in putrefazione di un sistema morto per via delle sue contraddizioni. Il tramonto dell'Unione Sovietica ha dimostrato pure che la linea strategica portata avanti da Stalin contro i retaggi della vecchia Russia zarista e feudale, era l'unica linea in grado di evitare l'infiltrazione, nei vertici del potere del popolo, di elementi borghesi che, come ha poi fatto Krusciev, avrebbero potuto vendere la rivoluzione al nemico di classe, rappresentato oltreoceano dagli infami Stati Uniti . La missione del Partito Quello che si evince sia dallo Statuto, ma ancor di più dal Programma, del PMLI è il grande coraggio e l'onestà che si traducono in una rigorosa selettività dei militanti e la rinuncia a scendere a compromessi pur di ottenere una poltrona tra i borghesi. Credo sia questo l'aspetto che mi ha colpito di più, mi ha convinto che alla base del Partito ci fosse una concreta ideologia, ben delineata e radicata sia nei Quadri che nelle Istanze. Ho avuto esperienza partitica presso Rifondazione "Comunista", illudendomi e facendomi illudere che il socialismo fosse l'obiettivo primario del PRC. La delusione che ho avuto, scoprendo la vera natura revisionista del partito, è stata immane visto che non conoscevo altri partiti più a sinistra del PRC. Conoscere il PMLI ha acceso in me una nuova speranza per un futuro socialista. Una speranza che si concretizza nel sapere che tanti altri hanno il mio stesso obiettivo, che ne sono davvero convinti e che non c'è alcun interesse personale in gioco, tranne quello di una società più giusta, a differenza degli altri partiti che pur di rastrellare voti si alleerebbero anche con Satana. La situazione attuale di dittatura borghese ci invita a tenere gli occhi aperti, a stare sempre all'erta perché due sono i nemici del proletariato, come si evince dallo Statuto: il nemico di classe, la borghesia capitalistica e il nemico corrotto, ovvero il revisionismo. Entrambi sono da combattere, ma con mezzi diversi. È giusto che sia così, perché un revisionista può riconoscere - come ho fatto io - i propri errori e ritornare sulla via del socialismo autentico, quello che la sinistra borghese spaccia per "estremismo" associandolo a realtà del tutto estranee sia alla dottrina marxista che al Partito, quali le sedicenti "Brigate Rosse" che dovrebbero tralasciare la via terroristica che non ha alcun effetto e che reputo uno strumento della classe borghese per suscitare il terrore nel quadro della cosiddetta "strategia della tensione", tanto usata durante gli anni '70: quella che io definisco un'"arma di distrazione di massa" dall'azione di governo per spostarla verso il terrorismo e superare crisi che avrebbero portato alla caduta dei governi, e per introdurre provvedimenti limitativi delle libertà di stampa e associazione senza destare troppi sospetti di un ritorno a pratiche contraddistintive dei regimi fascisti. Quella di cui si fa carico il Partito è una importante missione di preparazione, radicamento e studio accurato, tutte premesse necessarie all'avvento della rivoluzione, nonché indispensabile fondamento su cui costruire la dittatura del proletariato. Credo che la situazione oggi, all'indomani dell'immane opera di appiattimento dello spirito rivoluzionario delle masse operato dal PCI, sia molto simile a quella dell'800, quando ancora la maggior parte del proletariato doveva acquisire coscienza della propria condizione, sottomesso a rapporti di tipo feudale nelle campagne, con la convinzione che la propria condizione fosse frutto dell'ordine naturale delle cose. Una mentalità molto simile alla triste rassegnazione di parte del popolo siciliano alla mafia, ormai considerata come un elemento del paesaggio siculo come i fichi d'india e il mare. La linea politica del Partito, espressa nel Programma, è quella di guidare il proletariato alla conquista del potere politico, abbattere la dittatura borghese e instaurare quella del proletariato. Scopo finale è la realizzazione del comunismo: mai ero stato così d'accordo col programma di un partito. Si riassume in queste poche righe succitate tutto quello in cui ho sempre creduto pur non ritrovandole mai in un altro partito. Concordo con lo Statuto quando afferma che il PMLI è "un Partito che, per fondamento teorico, composizione di classe, struttura organizzativa e linea politica, non aveva precedenti nella storia del movimento operaio italiano". Ritengo appropriata la strategia del Partito che guida il proletariato nell'edificazione del socialismo seguendo la teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato. Infatti, con la rivoluzione e la conquista del potere da parte del proletariato, non si eliminano automaticamente tutti i residui della cultura borghese: essi invece continuano ad esistere e a minacciare il socialismo. Senza una prima fase di dittatura del proletariato, nella quale vanno eliminati tutti i retaggi del sistema capitalistico, il comunismo reale non può avere luogo. Solo dalle generazioni successive a quelle della rivoluzione, dopo un'accurata istruzione sulla base dei principi del socialismo e delle opere dei Maestri, si potrà cominciare a introdurre il sistema comunista. I membri del Partito "Il Partito mira ad un'alta qualità dei suoi membri", così recita l'articolo 4 dello Statuto. È questo un tratto forse fondamentale del Partito che rifugge dal conquistare consensi con l'inganno. Ho molto apprezzato che alla mia richiesta di informazioni abbiate risposto con l'invio del Programma e dello Statuto, chiedendomene un'opinione. Un atto di onestà ideologica e intellettuale comune a pochi. In effetti è costante il pericolo di infiltrazioni borghesi mirate a sgretolare la struttura del Partito, quindi condivido appieno la scelta tattica di mantenere una doppia struttura nonché il centralismo democratico: la prima per operare anche nel caso in cui il regime decida di mettere fuorilegge il Partito; la seconda per mantenere segreta la struttura ed evitare di mettere a repentaglio l'esistenza dello stesso PMLI. Nessun partito in Italia è davvero legato alle masse: una volta c'era il PCI a utilizzarle per i propri fini revisionistici e riformistici, ma mai nessuno s'era mai dedicato alla causa del popolo senza chiederne nulla in cambio ma solo per l'esigenza comune di rendere giustizia al proletariato sfruttato e umiliato dal capitalismo selvaggio. Questo legame diretto con le masse, la modestia rivoluzionaria dei compagni del PMLI che ho conosciuto e la compattezza della struttura del Partito mi convincono sempre di più che è qui che porta la mia strada, è qui che mi sento davvero realizzato politicamente, tra chi condivide i miei stessi ideali e lotta ogni giorno per la vittoria del socialismo. La strada è lunga e non priva di ostacoli, ma so che con gli insegnamenti dei Maestri, la solidità dei rapporti tra compagni e la guida del Partito è possibile: è possibile vincere e ottenere una nuova Italia: un'Italia davvero unita, sinceramente rossa e finalmente socialista. Per questo mi accosto al PMLI, per essere guidato dal Partito nella strada verso il socialismo, forgiare la mia coscienza e la mente con una forte conoscenza del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, eliminare ogni retaggio della società borghese che purtroppo mi porto addosso come tutti, e maturare un'anima sinceramente proletaria, vicina al popolo e per il popolo. In parole povere, acquisire tutti quei requisiti che lo Statuto riconosce come caratteristiche fondamentali di un buon marxista-leninista, perché la teoria non rimanga solo utopia ma divenga stile di vita orientato verso la rivoluzione, ravvisabile ad ogni atto, anche il più semplice e insignificante. Autocriticamente, ammetto i miei limiti e riconosco nel Partito e nei suoi Quadri i nuovi maestri da seguire per maturare, nella corretta interpretazione, la conoscenza della dottrina comunista dei Maestri Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao, nonché la visione del mondo nell'ottica della contrapposizione tra le due culture: borghese e proletaria. La strategia politica Fine ultimo è la realizzazione del comunismo, la società più progredita della storia dell'umanità in cui le classi e la lotta di classe scompariranno, pur mantenendosi vive durante un primo periodo post-rivoluzionario nelle contraddizioni fra sovrastruttura e base economica, nonché la lotta tra le due linee, tra ciò che è nuovo e ciò che è ormai vecchio, tramontato. Sarà il comunismo la società in cui ciascuno darà secondo le proprie possibilità e riceverà quello che necessita ai propri bisogni e ogni uomo potrà realizzare pienamente se stesso. Oggi noi abbiamo la grande fortuna di avere dei precedenti storici che dovranno guidarci verso la rivoluzione socialista, come l'Unione Sovietica di Lenin e Stalin e la Repubblica Popolare Cinese del maestro Mao, il quale ha dato un apporto fondamentale alla dottrina marxista-leninista. Il principale tentativo dei revisionisti consiste proprio nel conciliare le due visioni del mondo, i due sistemi economici principali che si contrappongono senza avere punto d'incontro. Su questo piano si sono mossi anche fascismo e nazismo, cercando nel corporativismo una terza via tra comunismo e capitalismo, dimostrando palesemente l'inconciliabilità tra questi ultimi. Solo col socialismo la classe operaia potrà riappropriarsi di ciò che le spetta, di tutto quello che lo sfruttamento capitalistico le ha tolto. Nel Programma viene anche previsto un tentativo di golpe fascista che, allo stato attuale, non è ipotesi reale vista anche l'affermazione della dittatura borghese del neoduce Berlusconi che, di fatto, ha restaurato forme limitative delle più elementari libertà tipiche dei regimi fascisti. La chiave di lettura che ipotizzo, è che il pericolo di un golpe fascista è da inscrivere all'interno della "strategia della tensione" del periodo post-sessantottino, quando davvero avvenne un tentativo di golpe da parte dei neofascisti vicini ad Avanguardia Nazionale e al "principe nero" Junio Valerio Borghese, nonché dell'appoggio benevolo dei vertici delle forze armate italiane e degli USA di Richard Nixon. Sicuramente la violenza, nel caso del golpe fascista sarebbe stata da considerare come una lotta armata di massa antifascista, guidata però dall'intento dell'instaurazione del potere del proletariato: un'ottima occasione per porre fine alla "strategia della tensione" e alla dittatura borghese. Ma ritornando ai giorni nostri, la via universale della Rivoluzione d'Ottobre è ancora il modello da seguire: a differenza del falso modello riformistico e parlamentaristico propugnato dal revisionismo, nient'altro che una rivoluzione armata può portare alla dittatura del proletariato, primo passo verso il comunismo. Tutto questo risulta però impossibile se non preceduto da un'intensa attività di propaganda e istruzione delle masse alla dottrina marxista-leninista-pensiero di Mao, retroterra indispensabile su cui porre le fondamenta della rivoluzione proletaria. Solo una conoscenza radicale del comunismo può dare alla classe operaia la forza e il coraggio di imbracciare le armi e mettere a repentaglio la propria vita per la causa comune dello Stato socialista, per realizzare l'alba di una nuova società illuminata dal sole rosso della giustizia sociale, che non conosce più né guerra né lotte di classe nel comunismo. Perché credo che la rivoluzione e la dittatura del proletariato saranno gli ultimi esempi di conflitto: una volta instaurato il comunismo, dopo l'eliminazione di ogni retaggio capitalistico-borghese, non esisterà più la guerra perché inutile all'uomo. A che serve combattere e morire per denaro se il comunismo ci dà tutto, ci garantisce una pacifica cooperazione e la serenità di una società senza conflitti? Il vero paradiso è il comunismo, che realizza l'uomo nella sua totalità chiedendogli semplicemente la collaborazione nel bene comune. Ciascuno, dandosi a tutti, non sarà schiavo di nessuno: la libertà è questa. La rivoluzione socialista È ancora presto per illudersi che il comunismo è lì, dietro la porta. Il compito cui siamo chiamati attualmente, è quello di preparare le masse e conquistarle al socialismo. Tentativi di rivoluzione, oggi sarebbero solo sintomo di sprovvedutezza, un andare allo sbaraglio simile a quello guevariano in Bolivia, episodi di iniziativa individuale scoordinati e senza senso, esempi di mancanza di virtù rivoluzionarie come l'obbedienza fedele alla coordinazione del Partito. E poiché il Partito è espressione del proletariato, un tradimento nei confronti di quest'ultimo: un tentativo fallimentare di instaurazione del socialismo sarebbe firmare una condanna a morte per il PMLI, nonché durissime repressioni della dittatura borghese, già maldisposta nei confronti del Partito. Sono convinto che le iniziative personali vanno stroncate sul nascere e ricondotte sotto la direzione sapiente del Partito. Oggi dunque è necessario muoversi, oltre che nella direzione della preparazione delle masse e la formazione dell'Esercito Rosso e del Fronte unito rivoluzionario, per la risoluzione dei problemi quotidiani a breve termine, raccogliendo così nuovi elementi e dirigendoli in iniziative capillari coordinate dal Partito, anziché lasciare che le varie proteste siano vane perché mal organizzate e prive di collegamento tra di esse. L'Italia, dal dopoguerra fino ad oggi, è una stretta alleata degli Stati Uniti confermando la sua linea capitalistica ed imperialista aderendo alla NATO e alla UE. È necessario uscire fuori da queste istituzioni e impegnarsi nella lotta alla "globalizzazione", questo nuovo strumento di esportazione del modello borghese in tutto il mondo. Basandosi sulla balorda convinzione che la dittatura della borghesia e il capitalismo siano la realizzazione del benessere sociale, gli USA oggi continuano la loro crociata per l'esportazione di un prodotto delle loro fabbriche: la democrazia rappresentativo-borghese. Così, celando sotto questo "nobile" ideale la crociata imperialista, si va a bombardare l'Afghanistan, l'Iraq, e prossimamente l'Iran, per "liberare" i popoli dai vari Bin Laden (arricchitosi grazie ai finanziamenti USA nella guerra contro l'URSS), Saddam Hussein, Ahmadinejad. E l'Italia che fa? Si ritrova a indebitarsi e sottrarre importanti somme per partecipare al banchetto dell'amico americano. Quello che auspico nell'immediato è l'uscita dalla NATO e dalla UE, nonché il ritorno alla Lira. La situazione filoamericana è dovuta alla cricca revisionista togliattiana, che ha finito nel tempo per sostenere e giustificare con Berlinguer l'adesione dell'Italia al Patto Atlantico, scelta che ha condizionato e condiziona ancora oggi le scelte in campo di politica estera. Oggi destra e pseudo-sinistra non si differenziano: entrambe difendono e servono il capitalismo. In una situazione del genere la scelta più giusta è quella del PMLI che, non cedendo all'illusione del riformismo, marcia diritto verso la rivoluzione senza compromettersi in alleanze che lo renderebbero un nuovo PRC. Condivido la posizione del PMLI all'opposizione, perché è questo il suo posto, da cui scaturisce la scelta di un astensionismo marxista-leninista consapevole e ben distante da quello di posizione degli anarchici e delle masse confuse. Astenersi consapevolmente significa votare per il partito del proletariato, per il PMLI. Marco - Palermo 19 aprile 2006 |