Giù le mani dalla Siria La risoluzione della crisi interna spetta solo al popolo siriano Lo scorso 7 giugno l'inviato delle Nazioni Unite per la Siria, l'ex segretario generale Kofi Annan, ha denunciato che "nonostante l'accettazione del piano di pace (da parte di Damasco, ndr) e nonostante la presenza degli osservatori Onu, il piano non è stato attuato" e sottolineando che "non possiamo lasciare che le uccisioni siano una realtà quotidiana nel paese" ha rilanciato la sua iniziativa diplomatica per creare un "gruppo di contatto" composto da potenze mondiali quali Usa, Francia, Gran Bretagna, Russia e Cina, e dai principali paesi della regione che possono influire sul governo di Damasco o sull'opposizione, dall'Arabia Saudita al Qatar alla Turchia e l'Iran. Ipotesi che ha l'opposizione fra gli altri di Turchia, Qatar e Arabia saudita che già prima di Annan avevano decretato la morte del piano dell'inviato dell'Onu e deciso di aumentare sostegno e forniture di armi a quella parte dell'opposizione e delle formazioni armate prese sotto tutela del gruppo "Amici della Siria". Non alla parte dell'opposizione interna riunita nel Coordinamento nazionale siriano per il cambiamento democratico (Cnscd) che rifiuta l'intervento militare esterno. Alla recente riunione del gruppo "Amici della Siria" a Istanbul aveva partecipato anche il segretario di stato americano Hillary Clinton secondo la quale occorre convincere Mosca e Pechino ad accettare un cambio di regime in Siria, un'azione politica che obblighi Assad a farsi da parte. Altrimenti ci sarà quantomeno una guerra civile, alimentata dalle potenze imperialiste e dai paesi arabi reazionari. Più di una volta Obama ha affermato che vuole sostituire il regime di Assad con uno fidato, senza la necessità di un intervento militare esterno modello Yemen ma senza escludere una soluzione tipo la Libia. Col socialista francese Hollande che scalpita per guidare l'attacco alla ex colonia siriana. I pretesti non mancano. Dopo il massacro di Houla altre decine di civili sono stati uccisi a Mazraat al Qubeir presso Hama. Le opposizioni lo hanno attribuito alla milizia "shabiha" vicina al regime del presidente Bashar Assad, Damasco ha negato ogni responsabilità. In ogni caso non spetta certo alle potenze imperialiste il diritto di intervento per "salvare i civili", come in Libia. Il regime di Assad è responsabile del massacro del proprio popolo in rivolta, che sia o no coinvolto nelle stragi di Houla e Mazraat al Qubeir. Ma la risoluzione della crisi interna spetta solo al popolo siriano. Paesi imperialisti e i paesi arabi reazionari della regione non hanno alcun diritto di ingerenza e devono tenere le loro mani pelose e tutt'altro che disinteressate lontano dalla Siria. 13 giugno 2012 |