Da Torino di Fassino a Bologna di Merola, alla Napoli di De Magistris Le giunte di "centro-sinistra" privatizzano e svendono le municipalizzate Sono le più zelanti ad applicare la politica di Monti a livello locale Sono le giunte di "centro-sinistra" le più solerti ad applicare l'articolo 26 "Promozione della concorrenza nei servizi pubblici locali" del decreto "Cresci Italia" che prevede la privatizzazione dell'erogazione dei servizi pubblici entro il 2012. Non mettendo in campo nessuna seppur debole resistenza al dilagare delle privatizzazioni in settori delicatissimi per il benessere delle masse popolari, le amministrazioni locali hanno imboccato con zelo, giustificandola in taluni casi come strumento del rilancio economico, la strada della privatizzazione. In testa la giunta di Torino, guidata dal PD Fassino, seguita a ruota dalla giunta di Bologna guidata dal PD Virginio Merola e secondo le ultime indiscrezioni anche la giunta napoletana, guidata dell'IdV De Magistris si accingerebbe ad iniziare il percorso. Il 19 giugno, il Consiglio comunale di Torino con 24 favorevoli, 11 astenuti e 2 contrari ha deliberato i criteri con cui si dovrà svolgere la gara per la cessione del 49% del pacchetto azionario di Gtt (Gruppo torinese trasporti), oggi posseduto dalla società finanziaria Città di Torino Holding S.p.A, socio unico il Comune di Torino che ha partecipazioni nelle Spa AMIAT (Azienda Multiservizi Igiene Ambientale Torino); TNE (Torino Nuova Economia) nata per "Per qualificare e valorizzare le aree di Mirafiori"; Finanziaria Centrale del Latte; SITAF (Società Italiana per il Traforo Autostradale del Frejus) oggi concessionaria anche della A32 Torino-Bardonecchia; la Smat (Società Metropolitana Acque Torino); Autostrada Albenga Garessio Ceva; Agenzia di Pollenzo che ha "recuperato il complesso carloalbertino" e lo gestisce a fini turistici; la Finpiemonte Partecipazioni, Società di Biotecnologie che "ha ultimato la realizzazione in project financing della nuova sede della Scuola Universitaria per le Biotecnologie di Torino, di cui ha la gestione sino al 2026"; l'Autostrada Torino Savona; la IREN, una holding dell'energia, cui partecipano oltre al comune di Torino anche quello di Genova e alcuni dell'Emilia-Romagna. Accanto a queste ricordiamo che esistono diverse altre Spa legate al comune e non appartenenti alla Torino Holding. Perché le masse popolari possano farsi un'idea dell'inganno ordito dagli amministratori della "sinistra" borghese ai loro danni riportiamo che a favore della privatizzazione hanno votato oltre PD, anche Sel e IdV. Nella violenta tornata di privatizzazione, che ha già eliminato decine di lavoratori precari del Comune, un ruolo di punta lo ha avuto proprio la Sel, che tra gli assessori annovera quel Gianguido Passoni, con delega a "Bilancio, Patrimonio e Tributi", ex PdCI e già assessore della giunta Chiamparino. Passoni è stato sostenuto da Torino Bene Comune, di cui è esponente, alle Primarie del "centro-sinistra" tenutesi a Torino il 27 febbraio 2011. Ecco un esempio chiarissimo di come le istituzioni borghesi utilizzano unicamente a favore del privato la parola d'ordine dei Beni comuni di andare "oltre l'antinomia pubblico-privato". La settimana precedente il Comune aveva ceduto il 28% delle quote di Sagat, la Spa che fornisce i servizi alle compagnie aeree operanti sullo scalo di Torino Caselle. Si tratta di un giro d'affari di milioni di euro a favore dei privati se si considera che il comune ha intenzione di andare avanti velocemente, cedendo il 49% di Amiat e l'80% di TRM, la Società a capitale totalmente pubblico che ha ricevuto l'affidamento per progettare costruire e gestire "il primo termovalorizzatore dei rifiuti urbani e assimilati della provincia di Torino". In questa furia privatizzatrice ricordiamo a fine 2011 la cessione della gestione di ben 9 asili nidi ai privati. Appena qualche giorno dopo aver concluso questo affare, il Comune di Torino ha annunciato di voler mettere sul mercato il 25% degli impianti di Iren, per rientrare dal proprio buco di bilancio di tre miliardi di debito accumulati. Una voragine che l'amministratore delegato, Roberto Garbati, ha spiegato come conseguenza degli "investimenti e della congiuntura economica sfavorevole": scelte di mercato disastrose che hanno portato ad un indebitamento di decine di milioni con le banche. Immediata è la vendita della sede di via Bertola, a Torino, della società Iren, acquistata dalla compagnia di assicurazione Reale Mutua per venti milioni di euro. Un affare che porterà in affitti alla Reale Mutua in pochi anni molto più dei venti milioni di euro pagati alla Iren. Una transazione che si conclude proprio mentre crolla il valore degli immobili e che rimanda al nodo insoluto di un deficit che coinvolge non solo Torino, ma anche Genova e Parma, le tre città di origine delle ex municipalizzate confluite in Iren. Intrecci strani di una fregola di privatizzare e svendere che se seguiti portano da un comune all'altro della penisola, da un nome ad un altro politicante borghese, manager, grandi holding, di banche e che se non verrà bloccata dalle masse popolari rischia di inghiottire in un boccone nel giro di pochi mesi l'intero patrimonio di beni immobili e servizi pubblici. Seguendo la linea nera della privatizzazione si arriva anche nella "ricca" Emilia. Qui è il comune di Bologna, guidato dal PD Virginio Merola, a tenere il banco della svendita al miglior offerente. In questa fase la giunta sta studiando come liberarsi delle quote nelle aziende partecipate, in particolare in Aeroporto, Interporto, Afm (Azienda farmacie municipalizzate) e Seribo, Servizi Ristorazione Bologna, che si occupa di refezione nelle mense scolastiche. A Bologna la parola dei vertici del PD a Palazzo d'Accursio è "partecipare di meno e dirigere di più", leggasi che al Comune dovrebbe rimanere solo il compito del coordinamento dei servizi in mano ai privati. Merola precisa scelta futura "dipenderà dalla spendibilità dei fondi che ne potremmo ricavare", in altre parole, al Comune potrebbe non rimanere proprio nessun ruolo neanche quello di coordinamento. In questa fregola di svendere persino il comune di Napoli, guidato dall'IdV De Magistris ha annunciato di voler ricorrere ad alcune privatizzazioni: Stoà, Istituto di Studi per la Direzione e Gestione d'Impresa, dove il comune detiene il 73,3%, e, presto, anche Gesac Gestione Servizi Aeroportuali Campani, dove il comune detiene il 12,5%. È direttamente l'assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo, già assessore tecnico al bilancio e alle risorse strategiche del Comune di Napoli per il sindaco Rosa Russo Iervolino, a dare l'annuncio in un'intervista a fine maggio: "Venderemo le quote dello Stoà e, presto, chiederemo al Consiglio comunale di autorizzarci alla cessione anche delle quote che il Comune detiene in Gesac". Un colpo di scena per quanto riguarda la Gesac, società che distribuisce anche utili. Per Stoà c'è già stato il via libera con la delibera di giunta 337. Tra le innumerevoli amministrazioni di "centro-sinistra" animate dalla furia privatizzatrice, si distingue quella di Firenze capeggiata dal "rottamatore" e candidato premier modello Berlusconi, Matteo Renzi, il quale sta continuando, tra l'altro, nella privatizzazione di servizi pubblici importanti e delicati come gli asili nido o come l'acqua (in aperto conflitto con i risultati referendari). Recente la svendita dell'azienda municipalizzata di trasporto Ataf, dopo che l'ambizioso neopodestà fiorentino, che piace tanto al presidente di Confindustria, aveva regalato a un'azienda francese la prima linea della tramvia. Tale politica di svendita generalizzata del patrimonio delle municipalizzate mostra come le istituzioni borghesi locali e nazionali di "centro-destra" e di "centro-sinistra" siano orientate sulla medesima linea ultraliberista imposta all'Italia dal governo Monti. È necessario un largo fronte unito nelle città e a livello nazionale per bloccare le privatizzazioni e imporre la ripubblicizzazione dei servizi di rilevanza sociale e degli impianti relativi, e per mandare a casa il governo della grande finanza, dell'UE e della macelleria sociale. 11 luglio 2012 |