Un altro alpino giustiziato dalla Resistenza afghana Il contingente deve rientrare subito in Italia Il caporalmaggiore Luca Sanna dell'VIII reggimento alpini è il 36° militare del contingente militare italiano giustiziato dalla Resistenza afghana dall'inizio dell'aggressione imperialista nel 2004. Nello scontro a fuoco, avvenuto la mattina del 18 gennaio scorso all'interno della base italiana a Bala Murgab, nell'Afghanistan occidentale, è rimasto gravemente ferito anche l'alpino Luca Barisonzi, colpito alla spalla da una pallottola che ha raggiunto una parte del midollo spinale. Sanna, 33 anni, originario di Oristano ma residente a Udine con la moglie, era fuciliere, volontario di truppa, aveva già compiuto un'altra missione in Afghanistan ed era ritenuto un militare "esperto". É stato colpito alla testa mentre era impegnato presso l'avamposto Highlander, uno dei distaccamenti che costituiscono la cornice di sicurezza intorno a Bala Murghab. L'ultimo precedente risale al 31 dicembre scorso quando nel distretto di Gulistan, nell'ovest dell'Afghanistan, l'alpino Matteo Miotto, caporal maggiore di 24 anni, è morto dopo essere stato raggiunto da un solo colpo al fianco, sparato da un cecchino, mentre era di guardia alla postazione, una torretta, denominata "Snow". Secondo il ministro fascista della Difesa, Ignazio La Russa, l'uccisione del caporal maggiore è un "tragico evento" che certamente non preclude il proseguimento della partecipazione dell'Italia all'aggressione imperialista contro l'Afghanistan. "Non mettiamo in discussione la bontà delle ragioni che ci inducono a perseguire gli scopi della missione", ha ribadito La Russa fornendo alcuni dettagli sulle circostanze che hanno portato all'uccisione dell'alpino italiano. "Ma questo non ci impedisce di valutare di volta in volta le condizioni in cui i nostri militari possono e debbono essere impiegati". Sulla stessa lunghezza il ministro della Difesa Frattini che ha parlato di un "ulteriore e carissimo contributo pagato dai nostri soldati nella loro quotidiana lotta contro il terrorismo internazionale... Il tragico episodio odierno è un ulteriore motivo per proseguire nello sforzo di stabilizzazione dell'Afghanistan". In realtà questa è l'ennesima prova che l'eroico popolo afghano non sopporta di essere soggiogato dai paesi imperialisti. E che il contingente militare italiano non è in Afghanistan per portare "democrazia e libertà", come sostengono ipocritamente e falsamente il governo del neoduce Berlusconi e i conniventi partiti della "sinistra" borghese, ma per consentire all'imperialismo italiano di avere una parte della torta di quel paese e del mondo. Il contingente deve rientrare immediatamente in Italia. 9 febbraio 2011 |