Contestatori assediano la Camera e lanciano monetine contro La Russa Golpe alla Camera sulla "prescrizione breve" La maggioranza affretta i tempi per salvare Berlusconi Napolitano con i suoi richiami all'ordine e al dialogo fa il gioco del nuovo Mussolini Mercoledì 30 marzo, mentre a Lampedusa andava in scena il grottesco show del nuovo Mussolini che concentrava su di lui tutti i riflettori mediatici, a Montecitorio la sua maggioranza in camicia nero-verde tentava con un colpo di mano di imprimere alla chetichella una decisa accelerazione al disegno di legge sul cosiddetto "processo breve" per mandare in prescrizione i suoi processi. Questo era infatti lo scopo evidente della richiesta della maggioranza di invertire l'ordine del giorno dei lavori della Camera, mettendo subito in votazione l'emendamento Paniz sulla "prescrizione breve" per gli incensurati, che farebbe decadere automaticamente i processi Mills e Mediaset, al posto della legge comunitaria in cui il governo ha pur infilato di straforo la "responsabilità civile dei giudici" prevista dalla controriforma costituzionale della giustizia. Il tentativo di forzatura ha scatenato però una violenta bagarre in aula, contemporaneamente a forti proteste e contestazioni da parte di una folla di manifestanti radunatasi davanti a Montecitorio alla notizia dell'ennesimo golpe pro-Berlusconi, sul quale il governo aveva annunciato per giunta di voler mettere la fiducia. La manifestazione di protesta era salita di tono con il lancio di insulti e monetine al ministro della Difesa La Russa, quando costui era uscito apposta dall'aula scortato da un nugolo di carabinieri per sfidare e provocare i manifestanti. Rientrato in aula fuori di sé per la figuraccia in piazza, il ministro fascista della guerra dava subito in escandescenze interrompendo l'intervento del PD Franceschini e sordo ad ogni richiamo della presidenza, e perfino degli stessi gerarchi della sua maggioranza come Cicchitto, finiva per mandare platealmente a quel paese lo stesso presidente della Camera e suo ex "generale", Fini. All'indegno spettacolo offerto dalla Camera nera faceva seguito il giorno dopo una bagarre ancora più scomposta e becera sulla votazione del verbale riguardante proprio la seduta del 30. Insoddisfatti per la censura dell'episodio di La Russa dal verbale redatto dalla maggioranza i partiti dell'"opposizione" chiedevano di metterlo ai voti; i ministri del governo hanno dovuto allora lasciare precipitosamente la riunione del Consiglio in corso in quel momento per andare a votare, ma alcuni di essi non hanno fatto in tempo prima che Fini dichiarasse chiusa la votazione. Risultato: il verbale è stato bocciato, il ministro Alfano ha gettato in aria la sua tessera di parlamentare in segno di protesta, e la bagarre è riesplosa in aula tra gli applausi e l'esultanza dei banchi dei partiti di "opposizione" e le urla, gli insulti e i lanci di oggetti dai banchi della maggioranza; soprattutto in direzione di Fini, accusato di aver fatto apposta a impedire il voto ai ministri ritardatari, e di cui la Lega è tornata a chiedere le dimissioni. Si è visto persino un deputato della Lega, tale Polledri, insultare con un "fate tacere questa handicappata del cazzo" una collega disabile del PD che protestava per essere stata prima verbalmente aggredita dal pidiellino Napoli. Alla fine sarà lo stesso neoduce Berlusconi a dare ai suoi manipoli l'ordine di abbassare i toni per non rischiare di pregiudicare tutto con la troppa fretta. Giudicando infatti troppo rischioso e incerto andare in questo clima al voto di fiducia sulla "prescrizione breve", che avrebbe richiesto sei votazioni oppure il solito maxiemendamento, a cui però Fini avrebbe avuto facile gioco per opporsi, la maggioranza ha preferito rimandare il provvedimento di una settimana. Anche perché martedì 5 aprile è prevista la votazione in aula sul conflitto di attribuzione sollevato dal governo sul caso "Ruby" per chiederne l'avocazione al Tribunale dei ministri: cioè proprio all'immediata vigilia dell'apertura del processo a Milano, e questo voto perciò ha assunto la massima urgenza per il neoduce. La confusione nel PD e l'intervento di Napolitano Questo piccolo rinvio della "prescrizione breve" e la bocciatura del verbale subita dalla maggioranza hanno fatto andare in brodo di giuggiole i massimi dirigenti del PD, che li hanno spacciati come una "vittoria" dell'"opposizione". Il rinnegato D'Alema si affrettava a dichiarare che il PD aveva fatto bene a restare in parlamento, in polemica con Rosy Bindi che aveva chiesto invece di abbandonare l'aula in segno di protesta, e che si era poi dichiarata "pentita" per l'astensione del suo partito sul federalismo regionale. E questo mentre il capogruppo Franceschini, per denunciare in aula il golpe sulla "prescrizione breve", non trovava di meglio che appellarsi pateticamente a Bossi rivolgendoglisi così: "Cosa andrete a dire ai popoli padani (sic) a cui parlate di sicurezza"? Come se, in sostanza, la Lega neofascista, secessionista, razzista e xenofoba in camicia verde non fosse la migliore alleata del nuovo Mussolini e delle sue truppe in camicia nera, ma quasi fosse fatta di una pasta diversa e migliore. In realtà, quindi, questa vicenda ha messo ancora una volta in evidenza l'estrema confusione che regna nel partito liberale di Bersani, rispetto all'arrogante scaltrezza del nuovo Mussolini, che non si fa certo fermare da inconvenienti tattici e tira dritto per la sua strada un golpe dietro l'altro, sicuro di poter arrivare presto a coronare la sua campagna acquisti col raggiungimento di quota 330 deputati e con questi continuare a governare fino al 2013. Altro che "grande vittoria" delle opposizioni, quindi! Lo spettacolo squallido e indegno offerto in questi due giorni dalla Camera e ritrasmesso a tutto il Paese e all'estero dalla tv, spettacolo che d'altronde rispecchia perfettamente questo parlamento nero ormai zeppo di politicanti corrotti, inquisiti, comprati e venduti, mafiosi, razzisti e guerrafondai, ha costretto il nuovo Vittorio Emanuele III, Napolitano, a correre ai ripari chiamando a rapporto al Quirinale tutti i capigruppo di Camera e Senato per avvertirli di abbassare i toni perché "così non si può andare avanti". C'è chi dice che abbia minacciato a mezza bocca anche la possibilità di uno scioglimento anticipato delle Camere, ma c'è da dubitarne, considerando che siamo un Paese in guerra e che ci sono sul tavolo urgenti "riforme" costituzionali come il federalismo e la controriforma costituzionale della giustiza: guerra e "riforme" che stanno molto a cuore al rinnegato del Quirinale, come ha dimostrato chiaramente in queste ultime settimane. Di fatto perciò il suo richiamo suona ancora una volta come un appoggio al nuovo Mussolini e al suo governo neofascista e interventista, un invito a "non disturbare il manovratore" e lasciarlo "lavorare", tant'è vero che solo qualche giorno prima, da New York, aveva rivolto un appello alla "responsabilità" e al "dialogo" delle forze politiche, e che ricevendone i capigruppo al Quirinale ha raccomandato loro "che si evitino in futuro mobilitazioni a ridosso dei luoghi d'accesso alle sedi istituzionali". Sfondando con ciò una porta aperta, dal momento che anche il PD, come del resto tutti i partiti parlamentari escluso l'IDV, aveva condannato la contestazione davanti a Montecitorio e il lancio di monetine contro La Russa. Una legge per ammazzare i processi del premier e non solo L'emendamento al "processo breve" escogitato dal pidiellino Paniz (uno dei tanti avvocati personali del premier fatti eleggere in parlamento, colui che ha sostenuto anche il conflitto di attribuzione per il caso Ruby), accorcia i termini della prescrizione per gli incensurati accusati di reati punibili fino a 10 anni, dal massimo della pena più un quarto al massimo della pena più un sesto. "Casualmente", avendola finora fatta franca a forza di leggi ad personam come questa e prescrizioni, il neoduce è "incensurato" e rientra perfettamente in questa casistica. Ne conseguirà che il processo Mills per corruzione anziché tra un anno, tempo che potrebbe essere sufficiente almeno per una sentenza di primo grado, con la "prescrizione breve" verrebbe a scadere tra pochi mesi, forse già entro maggio. E per quelli Mediaset, in cui il neoduce è accusato di frode fiscale, e Mediatrade (frode fiscale e appropriazione indebita), l'accorciamento sarebbe di 6 mesi, il che rende molto improbabile, anche se non certa, la possibilità per i magistrati di riuscire ad arrivare a sentenza. Che importa poi se questa provvidenziale "leggina", oltre ad ammazzare i processi del premier farà anche raddoppiare (stime della magistratura) i 150 mila processi che già vanno in prescrizione ogni anno a causa dell'intasamento dei tribunali, della mancanza di personale e mezzi, della legislazione burocratica arretrata e lenta e così via? E che importa se avremo migliaia di casi paradossali e assurdi, per cui un politico corrotto "incensurato" (lo sono per definizione, altrimenti sarebbero stati scoperti e condannati, e quindi anche interdetti dai pubblici uffici), potrà avere la "prescrizione breve", grazie anche a fior di avvocati che faranno in modo di allungare al massimo il processo con ogni sorta di cavilli, mentre un poveraccio ma recidivo perché sorpreso a rubare in un supermercato per la seconda volta dovrà farsi svariati anni di galera? La "prescrizione breve", perciò, è una vera manna dal cielo per tutti gli imputati di reati cosiddetti "da colletti bianchi", come truffe, corruzioni e concussioni, reati ambientali, reati societari come il falso in bilancio, quelli tributari, la bancarotta preferenziale, l'appropriazione indebita, ecc. 6 aprile 2011 |