Stravolta ancora una volta la Costituzione del '48 Golpe sul pareggio di bilancio nella Costituzione Commesso da tutta la Camera nera su imposizione della grande finanza e della Ue e sotto l'egida del governo Monti Il 29 novembre scorso la Camera nera ha dato via libera al disegno di legge che, stravolgendo l'articolo 81 della Costituzione, impone allo Stato, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea, "l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio". I voti a favore sono stati 464, 11 le astensioni, nessun voto contrario. In pratica tutti i gruppi parlamentari hanno votato sì, compresa la Lega secessionista, razzista, populista e xenofoba, che è ufficialmente all'"opposizione". Il provvedimento è quindi ora passato all'esame di palazzo Madama. Serviranno altri due passaggi parlamentari per giungere all'approvazione definitiva che è prevista entro il 28 febbraio 2012. Un iter rapidissimo per questo vero e proprio golpe istituzionale e costituzionale. Per effetto del voto all'unanimità infatti non sarà necessario nemmeno un referendum confermativo, previsto per le "riforme" costituzionali approvate con meno dei due terzi dei consensi. Il testo ricalca fedelmente quello varato in extremis dal governo del neoduce Berlusconi, con la sola differenza che l'equilibrio del bilancio è "assicurato tenendo conto delle diverse fasi, avverse o favorevoli, del ciclo economico, prevedendo verifiche, preventive e consuntive, nonché misure di correzione". Vengono demandati ad una legge ordinaria i compiti di: 1) definire quali sono gli "eventi eccezionali" che permettono lo sforamento di bilancio, tra cui sono annoverate "gravi recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali". In caso di sforamento ci dovrà comunque essere anche un "piano di rientro" 2) definire quale sarà il "limite massimo dello scostamento ciclico cumulato rispetto al Pil, al superamento del quale occorre intervenire con misure correttive". Il che significa che se il deficit supererà tale limite sarà obbligatorio per il governo in carica fare una manovra, senza temporeggiare o demandare la grana a chi gli succede. 3) Istituire "presso le Camere, nel rispetto della relativa autonomia costituzionale, un organismo indipendente al quale attribuire compiti di analisi e verifica degli andamenti di finanza pubblica e di valutazione dell'osservanza delle regole di bilancio". Su quest'ultimo punto in prima battuta i servi della grande finanza e della massoneria internazionale avevano pensato ad un organismo analogo al "Congressional Budget Office" (Cbo) che esiste nel Congresso degli Usa, ossia un organismo formalmente indipendente e svincolato da Governo e Parlamento. L'emendamento bipartisan presentato da Pd e Pdl (Gianclaudio Bressa e Peppino Calderisi) ribadisce però che "le Camere esercitano la funzione di controllo sulla finanza pubblica con particolare riferimento all'equilibrio tra entrate e uscite, nonché alla qualità e all'efficacia della spesa delle pubbliche amministrazioni", il che dovrebbe preludere alla nascita di un Super-Servizio di Bilancio al Senato e a Montecitorio. Poco più che una foglia di fico, da un lato per conservare qualche brandello di funzione ad un Parlamento ormai ridotto al ruolo di notaio del governo, dall'altro per nascondere il presidenzialismo di fatto surrettiziamente imposto al paese dall'asse Monti-Napolitano. Non a caso il neo ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, ha ringraziato l'aula e i presidenti delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio con uno "chapeau" (tanto di cappello), dopo avere appurato, ascoltando i discorsi di Enrico Letta (vicesegretario del Pd), secondo il quale il sì della Camera "contribuisce a ridare credibilità all'Italia e ristabilisce il principio che la Costituzione si cambia con un'intesa bipartisan" e di Luigi Casero, (Pdl, ed ex sottosegretario all'Economia), cha ha citato il "modello del governo Minghetti" (1885), la solidità dell'asse Alfano-Bersani-Casini.. In attesa di vedere se di fronte ad un tale livello di omologazione neofascista del Parlamento, il fronte dei difensori della Costituzione democratico-borghese batterà un colpo di indignazione, rinnoviamo il nostro applauso convinto al movimento studentesco che è prontamente sceso nelle piazze e che sta smascherando il vero significato e la vera natura di questa sporca operazione, chiarendo anche cos'è e da dove viene il cosiddetto "debito pubblico". Esso è stato creato dalla classe dominante borghese in 150 anni di politiche di depredazione dei soldi pubblici, di corruzione capillare ed a tutti i livelli dell'apparato statale repressivo, di fondi neri esportati, legalmente o illegalmente, nei "paradisi fiscali", di finanziamenti a fondo perduto elargiti per le grandi industrie "parassitarie", come quella delle armi e delle missioni militari imperialiste, è stato alimentato costantemente da una gigantesca evasione fiscale, garantita da decenni nel modo più scandaloso ai padroni, ai banchieri ed alla Chiesa e ha toccato cifre vertiginose, anche se paragonate a quelle di altri paesi europei, a causa dell'inasprirsi del cappio estero (interessi sugli interessi) della Banca centrale europea (BCE), ma anche dalle caratteristiche del capitalismo nostrano che è fortemente infiltrato dalla mafia e fa del lavoro nero uno dei suoi pilastri fondanti. "Il deficit dello Stato" è connaturato con la natura dello Stato capitalistico, uno Stato al servizio di una infima minoranza che sfrutta e opprime la stragrande maggioranza del popolo. Introducendo il pareggio di bilancio nella Costituzione il governo Monti ha voluto garantirsi la certezza che per gli anni a venire, i governi non diano più preoccupazioni agli usurai del debito degli Stati, come il Fondo monetario internazionale (FMI) e BCE. Innalzando le tasse per i grandi patrimoni e introducendo una tassazione per le rendite finanziarie? Niente affatto, piuttosto facendo pagare ancora una volta la spaventosa recessione economica provocata da una dissennata politica economica al proletariato e alle masse popolare: scippandogli il diritto alla pensione, cancellando gli ultimi residui di "welfare" e tagliando i servizi pubblici locali, attraverso le privatizzazioni a tappeto e la svendita dei beni dello Stato, compreso gli ospedali, in via di cartolarizzazione, cancellando i contratti nazionali secondo il modello Marchionne, accelerando sull'abolizione dell'art.18, la reintroduzione delle gabbie salariali e la devolution federalista, abbandonando il Sud nelle mani della piovra dei rifiuti e del cemento, per garantire che le tasse del popolo continuino ad affluire indisturbate nelle casse delle banche, delle grandi multinazionali e dei grandi pescecani del Nord impegnati nella sempre più sfrenata competizione globale. "Per uscire da questa situazione .- come afferma il documento dell'Ufficio politico del PMLI - lanciamo due appelli. Il primo a tutte le forze politiche, sociali, sindacali, culturali e religiose democratiche e antifasciste di unirsi per liberare l'Italia dal governo della grande finanza, dell'Ue e della macelleria sociale. Il secondo appello lo rivolgiamo alla classe operaia e alle ragazze e ai ragazzi che vogliono il cambiamento sociale perché abbandonino ogni illusione elettorale, parlamentare, governativa, costituzionale, riformista e pacifista e diano tutta loro forza intellettuale, politica, organizzativa e morale al PMLI per portare fino in fondo la lotta di classe contro il capitalismo e per l'instaurazione dell'Italia unita, rossa e socialista." 7 dicembre 2011 |