A fine mandato i consiglieri regionali non rieletti ricevono anche un bonus che arriva a 170 mila euro in Calabria I governatori e gli assessori regionali italiani i più pagati d'Europa I consiglieri regionali sardi i più ricchi in assoluto Mentre il governo della macelleria sociale sta facendo tabula rasa anche dei diritti sindacali dei lavoratori, per le cosche parlamentari che sostengono Monti e la sua pletora di tecnocrati in camicia nera il tempo delle vacche magre non arriva mai. Nelle settimane scorse l'indagine condotta dalla famigerata commissione Giovannini ha rilevato che i parlamentari italiani godono di stipendi e privilegi di gran lunga più alti e vantaggiosi rispetto a tutti gli altri colleghi europei. Adesso si scopre che anche tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni parlamentari borghesi, ossia gli oltre 160 mila governatori, assessori e consiglieri di regioni, province, comuni ed enti locali godono di stipendi e privilegi da nababbo e risultano, anche loro, tra i più pagati d'Europa. I più ricchi d'Europa Il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, ad esempio, con i suoi 14.200 euro (netti) al mese, guadagna più di quello della Catalogna o della comunità autonoma di Madrid. Renata Polverini, presidente del Lazio, raddoppia i compensi della collega dell'Île de France. Mentre il governatore del Molise Michele Iorio ha una busta paga di 11.124 euro mensili; mentre i consiglieri regionali, con la loro indennità base che raramente scende sotto i novemila euro mensili risultano anch'essi più ricchi dei colleghi francesi (che al massimo guadagnano 2.700 euro al mese) come di quelli spagnoli (5.800 euro) o ancora di alcuni Lander tedeschi: ai deputati di Amburgo bastano 2.300 euro, più 300 a titolo di rimborso spese. In base a una recente classifica stilata dal quotidiano in lingua tedesca Tageszeitung di Bolzano i consiglieri regionali più ricchi in assoluto sono quelli della Sardegna che ogni mese incassano 11.417 euro. La somma comprende anche le diarie, ovvero una sorta di rimborso spese per i giorni delle sedute di consiglio che variano però da regione a regione. Seguono a ruota i consiglieri regionali calabresi con 11.316 euro mensili. Al terzo posto i campani con 11.126; poi i siciliani con 10.946. Oltre i diecimila euro anche i pugliesi, 10.432, e i molisani, 10.255. Si scende a 9.975 nel Lazio; 9.964 in Lombardia; 9.025 in Piemonte. A quota 8.362 troviamo il Friuli-Venezia Giulia; 8.166 in Liguria; 8.054 Abruzzo; 8.004 Veneto. E poi ancora i consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna con 7.613 euro al mese; quelli della Val d'Aosta con 6.603 euro; Basilicata 6.529; Trentino-Alto Adige, 6.300; Marche, 6.119; Umbria, 6.101 e infine i "poveri" toscani, si fa per dire, con 5.288 euro al mese. I più privilegiati Ma non è tutto perché ogni eletto oltre allo stipendio ha "diritto" anche a una serie di privilegi e prebende che a seconda dell'amministrazione di cui fa parte può far lievitare il gruzzolo a cifre ancora più alte. Ogni consigliere regionale ad esempio incassa a fine mandato un'indennità per il "reinserimento al lavoro" o "nella vita civile". Una vera e propria liquidazione che varia per ogni regione prevedendo conteggi e tetti diversi per il numero di mandati. I più fortunati sono gli "onorevolini" calabresi con 56.850 euro a disposizione del consigliere uscente, dopo una sola legislatura. Cifra che arriva a 170.550 euro per il tetto massimo di tre mandati. Li seguono i campani con 54.860 euro e la Puglia con 54.025 euro, sempre per una legislatura di 5 anni. Al quarto posto il Friuli-Venezia Giulia con 53.223 euro a mandato. In ogni caso il bonus per il "povero" consigliere "trombato" o non ricandidato viene solitamente calcolato in base all'ultima mensilità dell'indennità di presenza lorda moltiplicata per ogni anno di mandato. Prendendo come esempio il Friuli-Venezia Giulia si tratta di 53.223,65 euro per una legislatura, 106.447,3 per due, 159.670,95 per tre. L'eletto nel Consiglio di piazza Oberdan a Trieste subisce ogni mese la trattenuta di 532, 24 euro, ma a fine corsa incassa molto di più del versato. Più o meno la stessa cosa succede in Piemonte dove l'indennità di reinserimento di fine mandato sfiora i 50.000 euro per un sola legislatura. I laziali ed i veneti invece si devono "accontentare" di 46.814 euro, mentre un toscano ne incassa oltre 38.000 e un valdostano "soli" 33.500 euro. In 8 Regioni non sono fissati limiti temporali su cui calcolare l'indennità di fine mandato. L'Emilia-Romagna ha stabilito un massimo di due legislature, come per le Marche, Molise, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto. La Campania prevede 16 anni per il calcolo del bonus, la Calabria tre legislature, come la Liguria, che però decurta del 50% il bonus fra il decimo e quindicesimo anno. In Trentino-Alto Adige la trattenuta obbligatoria è del 10%, ma l'indennità viene calcolata solo in base ai versamenti effettuati ad un apposito Fondo di solidarietà e ai risultati che ottiene, senza pesare ulteriormente sulle casse regionali. In Sardegna e Sicilia le trattenute sono del 6,7%, in Basilicata del 5,5%, in Campania, Marche, Piemonte, Toscana e Umbria del 5%. Un'altra autentica vergogna insomma specie se si pensa che un lavoratore paga sulla liquidazione dal 23 al 27% di imposte. I furbetti di via Capruzzi Ma la cosa più vergognosa è che, non appena il governo Monti appena insediato ipotizzò la riduzione degli stipendi dei boss politici nazionali, molte amministrazioni che avevano come base di calcolo proprio lo stipendio dei parlamentari, corsero subito ai ripari. Fra queste il consiglio regionale della Puglia del rinnegato, neoliberale e presidenzialista Vendola che, approfittando della manovra per il 2012, ha inserito tra le disposizioni per la formazione del bilancio di previsione, una norma che iberna le indennità dei suoi componenti. La leggina salva stipendi è stata votata alla chetichella nella seduta tra il 28 e il 29 dicembre 2011 da tutte le cosce parlamentari sia della destra che della "sinistra" del regime che siedono in via Capruzzi e prescrive infatti che: "Tutte le indennità di cui alla legge regionale 8 del 2003 riconosciute ai consiglieri regionali sono fissate nella misura in godimento al 30 novembre 2011". Una furbata che permette a Vendola e ai suoi 70 consiglieri di fissare tutte le loro indennità, quella di mandato, la diaria, il trattamento accessorio come i rimborsi per i trasporti, le missioni e il rapporto con gli elettori, al 30 novembre 2011, cioé pochi giorni prima della proposta di Monti di agganciare le indennità dei parlamentari italiani alla media europea poi vergognosamente rimandato alle calende greche. Ora anche se a Palazzo Madama dovessero essere costretti a ripensarci e procedere con la riduzione delle loro indennità, in Puglia i consiglieri regionali continueranno a percepire tutte le indennità come quella del novembre 2011. Ossia: 10.805 euro al mese come indennità di mandato, cui si aggiungono 4.028 euro di diaria e rimborsi spese per il rapporto con gli elettori che variano dai 2.802 euro del presidente della giunta regionale agli 886 euro del consigliere regionale. Il risultato è che dal 2012 il consigliere regionale della Puglia potrebbe guadagnare addirittura più di un senatore. Non solo. La leggina permetterà ad ogni consigliere di riscuotere anche un ricco assegno di fine mandato che oggi consente di avere 12 mensilità per cinque anni di legislatura, mentre a conclusione della prossima, la liquidazione sarà calcolata su cinque mensilità, una per ogni anno di mandato. I neo eletti in carica hanno anche ottenuto, al compimento dei 30 mesi di legislatura, il diritto di ricevere comunque il vitalizio appena raggiunta la soglia dei 60 anni. Insomma, fino al 28 dicembre le indennità erano legate a quelle di Palazzo Madama: se i senatori se l' aumentavano, aumentava automaticamente anche quella pugliese. Ma ora che il Senato potrebbe decidere di ridurla, i pugliesi hanno deciso di congelarla così da neutralizzare eventuali tagli. Già una volta è accaduto: qualche anno fa, governo Prodi II, l'indennità era legata agli stipendi dei deputati ma quando a Montecitorio decisero di tagliare l'indennità del 10 per cento, in Puglia fecero lo stesso taglio ma un attimo dopo spostarono sulla più ricca indennità del Senato la base di calcolo per la propria. La riduzione ci fu ma quella vera fu di pochi euro. Si tratta insomma dell'ennesima rapina ai danni dei lavoratori! Altro che blocco degli "aumenti Istat nelle nostre retribuzioni" altro che "sobrietà a cui dobbiamo tutti quanti educarci" come dice il rinnegato Vendola! La cricca del Nord-Est Caso analogo anche in Friuli-Venezia Giulia dove la giunta di "centro-destra" capeggiata da Renzo Tondo ha stabilito che i tanto criticati vitalizi verranno aboliti "forse" solo a partire dal 2013, quando si tornerà alle urne e verrà introdotto il sistema contributivo. Invece rimarranno blindate le pensioni di chi siede nell'attuale Consiglio regionale e degli ex consiglieri, in tutto 142 "trombati" le cui pensioni ammontano complessivamente a ben 7,7 milioni di euro l'anno. Non solo: con un emendamento dell'ultima ora l'assemblea del Friuli-Venezia Giulia ha sganciato gli stipendi dei consiglieri da quello dei parlamentari. E anche in questo caso, coma in Puglia, tutte le cosche parlamentari: PDL, Lega, UDC e PD hanno votato insieme l'emendamento. Per il bonus dei "trombati" i consiglieri regionali (gli ex sono 3.385) hanno semplicemente replicato l'andazzo del parlamento nazionale. L'"assegno per il reinserimento nella vita lavorativa" varia da 46.814 euro per una sola legislatura ad oltre 140.000 per 15 anni in parlamento. 1 febbraio 2012 |