Varato il decreto sulla sicurezza sul lavoro Il governo liberalizza gli "omicidi bianchi" Nell'organizzare un presidio di lotta il 27 marzo davanti a Palazzo Chigi, la Fiom aveva avvertito che il governo del neoduce Berlusconi si apprestava ad affossare e stravolgere il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro varato dal governo Prodi nell'aprile dello scorso anno, con un decreto legislativo n.81/2008 elaborato dall'allora ministro Cesare Damiano. Avvertiva che con un "decreto correttivo e integrativo" il governo voleva depotenziare e manomettere il sistema sanzionatorio attraverso: la diminuzione delle stesse sanzioni pecuniarie e penali, una sostanziale deresponsabilizzazione delle imprese, l'aumento delle funzioni agli enti bilaterali assegnando a questi organismi un ruolo improprio di certificazione, la riduzione delle tutele sanitarie, la manomissione delle norme sulla sorveglianza sanitaria e sulle funzioni del medico competente, la cancellazione del divieto di visita preassuntiva. L'allarme lanciato dalla Fiom si è rivelato, purtroppo, fondato. Il consiglio dei ministri nello stesso giorno ha, infatti, approvato un decreto legislativo (dlgs) proposto dal ministro del welfare, Maurizio Sacconi, che è persino peggiore delle più pessime previsioni. Il ministro Sacconi nella conferenza stampa di presentazione del provvedimento, mentendo sapendo di mentire, ha detto che il decreto approvato si muove all'interno del Testo unico sulla sicurezza, anzi lo migliora e lo rende più efficace semplificando e precisando norme precedenti troppo complesse e di fatto inapplicabili. Niente di più falso! Si tratta invece di una modifica radicale della legislazione su questa materia, una controriforma sfacciatamente a favore dei padroni, come d'altronde aveva chiesto la Confindustria con insistenza sin dall'inizio della legislatura, raccogliendo ampie assicurazioni da parte di Berlusconi, si tratta di uno stravolgimento della precedente norma (non priva di difetti e carenze) scritto in pratica sotto dettatura padronale. Tra l'altro nel momento in cui si sta tenendo il processo sulla strage di operai ThyssenKrupp e alla vigilia di quello Eternit che negli anni ha prodotto una vera ecatombe di operai morti per esposizione all'amianto. Ciò in un momento in cui gli infortuni sono tornati a crescere: al 26 marzo, dall'inizio dell'anno i morti sul lavoro erano 224, gli infortuni denunciati 244.312 Il dlgs Sacconi non arriva improvvisamente. È solo l'ultimo atto di una strategia che il governo ha attuato sin dal suo insediamento. Strategia che si è articolata su due piani. Il primo è consistito nel non dar seguito alle disposizioni programmate dal dlgs 81/2008, nel rimandare l'approvazione dei numerosi decreti attuativi, nel prorogare la legislazione precedente, come è accaduto in occasione dell'approvazione della legge finanziaria 2009 e del "decreto milleproroghe". Il secondo, nel varare provvedimenti tendenti a smontare pezzo per pezzo il suddetto dlgs. Ad esempio l'incentivazione del lavoro straordinario; il peggioramento della disciplina del lavoro notturno; la cancellazione delle norme di contrasto del "lavoro nero"; la soppressione delle misure che prevedevano la responsabilità del committente negli appalti; il divieto per gli ispettori del lavoro di intervenire e controllare su chiamata anonima; l'abolizione della legge tesa a impedire le "dimissioni in bianco"; l'abrogazione del libro matricola e del libro paga sostituiti da un nuovo "libro unico del lavoro"; l'abrogazione della sanzione per il proprietario dell'impresa se i lavoratori non sono dotati del tesserino di riconoscimento. A proposito dei controlli sulle imprese per individuare le irregolarità e le violazioni di legge in materia di sicurezza sul lavoro, che già sono assolutamente insufficienti (gli ispettori sono solo 5.000 a fronte di cinque milioni di imprese) il ministro Sacconi ne aveva già disposto una riduzione del 17%. Insomma, il dlgs Sacconi aumenta o diminuisce la sicurezza sul lavoro, è funzionale o no ad abbattere drasticamente gli "omicidi bianchi" che nel nostro Paese corrono con una media di 4 al giorno? Non ci sono dubbi, riduce la sicurezza e di molto perché: prevede meno obblighi e meno vincoli per i datori di lavoro; alleggerisce in modo consistente le sanzioni in particolare quelle che prevedono il carcere, ma anche quelle amministrative relative alla chiusura della azienda in caso di rischio e di dolo e quelle pecuniarie; indebolisce e rende inefficaci i controlli. Si può perciò prevedere che si assisterà a una ulteriore caduta delle spese da parte dei padroni per dotare le loro aziende dei mezzi anti-infortunistici e a una impennata degli incidenti sul lavoro mortali e non. Una sorta di liberalizzazione degli "omici bianchi". Il primo segno distintivo del dlgs Sacconi è appunto il dimezzamento delle sanzioni. In bozza il ministro aveva cancellato del tutto quella dell'arresto, poi per tacitare le proteste, lo ha reinserito ma solo "per violazioni gravi", per gli altri casi è stata introdotta la sanzione alternativa di tipo economico, in pratica una semplice multa. A proposito delle multe, l'art. 31 che sostituisce il precedente art. 55 (sanzioni per il datore di lavoro e il dirigente) le alleggerisce di parecchio: quelle del primo comma passano da 5-15 mila a 2.500-6.440 euro, quelle del terzo comma che si riferiscono al documento di valutazione del rischio si riducono da 3-9.000 a 2.000-4.000 euro. Il nuovo testo riscrive l'articolo che regola la sospensione della attività imprenditoriale "in modo da eliminare una serie di problemi operativi". Viene inoltre eliminato il riferimento alla "reiterazione" sostituito dalla cosiddetta "plurima violazione". Cosicché per chiudere un cantiere non basterà più che al secondo controllo siano state evidenziate delle irregolarità. Ora dovrà esserci un terzo controllo. Altra novità, la redazione del Duvri, il documento unico di valutazione dei rischi con meno obblighi e costi per le imprese. Infine c'è il potenziamento della bilateralità. In parole semplici ciò significa che i controlli delle autorità pubbliche saranno sostituiti da accordi tra imprese e sindacati. Sarà l'ente bilaterale a certificare i livelli e le regolarità anti-infortunistiche provocando paurose difformità tra un'azienda e l'altra specie se queste sono di piccole dimensioni. Diversamente da Cisl e Uil che hanno espresso giudizi concilianti, netta la denuncia della Cgil. "Si riducono drasticamente le responsabilità del datore di lavoro e dei dirigenti - si legge nel suo comunicato - fino ad addossarle al lavoratore. Si interviene su ben due articoli dello Statuto dei lavoratori, superando il divieto di visita preassuntiva da parte del medico competente (di fiducia del datore di lavoro) e limitando fortemente le RSU e il sindacato nella contrattazione delle condizioni di lavoro che hanno ripercussioni sulla salute e sulla sicurezza. Le buone prassi e le norme tecniche potranno di fatto sostituire le norme di legge. La certificazione - continua - della corretta attuazione delle norme... può essere esercitata anche dagli Enti bilaterali. Si riduce la tutela sanitaria delle lavoratrici e dei lavoratori, superando la cartella sanitaria di rischio e la relazione del medico competente alle ASL, facendo così anche scomparire di fatto la tutela dalle malattie di origine professionale. Si sposta l'asse della rappresentanza dei lavoratori, in particolare delle micro e piccole imprese, verso la bilateralità. Si riducono le tutele per i lavoratori - dipendenti e autonomi - delle imprese in appalto e subappalto. Si riducono - infine - fino al dimezzamento le sanzioni, che però vengono aumentate a carico dei lavoratori". 1 aprile 2009 |