Alfano invia altri 200 soldati nel cantiere dell'Alta velocità Torino-Lione Il governo rafforza la militarizzazione della Val Susa Strumentalizzata una frase di due sedicenti "comunisti" per criminalizzare il movimento No Tav e farlo apparire colluso al terrorismo Solidarietà militante agli attivisti del movimento repressi "Proteggeremo l'avvio dei lavori. Lo Stato fa lo Stato. La Tav si farà. Delinquenti e bombaroli si rassegnino": è con questo tronfio proclama di guerra che il ministro dell'Interno Alfano ha annunciato il 20 settembre la decisione del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza da lui presieduto di inviare altri 200 soldati in Val di Susa, raddoppiando il contingente militare di 215 alpini già operante nella valle in rinforzo ai massicci contingenti di poliziotti, carabinieri e guardie di finanza. La decisione di raddoppiare le forze di occupazione che stringono in un vero e proprio stato d'assedio la Valle e tengono in ostaggio la sua popolazione è stata presa non a caso alla vigilia dell'entrata in funzione della "talpa", la mostruosa fresa di 6 metri di diametro e del costo di 10 milioni che scaverà il tunnel esplorativo di Chiomonte. Pochi giorni dopo Alfano ha rafforzato la dichiarazione di guerra del governo alla Val Susa con una visita improvvisa stile blitz militare al cantiere di Chiomonte, da dove ha lanciato ai valligiani in lotta da oltre vent'anni contro quest'opera inutile, dannosa e speculatoria, questa sfida bellicosa: "Sono venuto al cantiere della Tav a pochi giorni dall'avvio della fresa che scaverà il tunnel della Torino-Lione per dire che l'opera non è solo decisa ma è già cominciata". E ha avvertito che nemmeno la caduta del governo Letta-Berlusconi, già da molti data per imminente, riuscirebbe a fermarla: "La Torino-Lione è stata decisa in anni passati e ratificata dai parlamenti. Andrà avanti comunque, come è andata avanti in questi anni indipendentemente dal colore politico degli esecutivi". Aggiungendo che "non ci faremo intimidire dai delinquenti e dai violenti che utilizzano questo cantiere per i loro esercizi di antagonismo", Alfano ha poi concluso in tono ancor più minaccioso che "lo Stato è pronto a mandare altri militari". Una sporca operazione mediatica Il ministro di polizia dell'allora governo Letta-Berlusconi, parlando di "delinquenti e bombaroli" (proprio lui che è al servizio di un delinquente certificato dalla Cassazione come il neoduce di Arcore), non ha usato dei termini a caso. Proprio in coincidenza con l'annuncio del nuovo giro di vite militare e dell'inaugurazione della "talpa" che sancisce l'inizio ufficiale dei lavori, era stata appena lanciata la sporca operazione mediatica che, strumentalizzando un documento delle cosiddette "nuove BR", mira a coinvolgere e criminalizzare come "terroristi" i militanti No Tav. Si tratta di un documento firmato da due detenuti del carcere di Siano, Alberto Davanzo e Vincenzo Sisi, arrestati nel 2007 perché appartenenti al sedicente Partito comunista politico-militare e accusati di preparare un attentato al giuslavorista Ichino. Un documento di analisi su temi generici come le carceri e la repressione, senza data, e che quindi potrebbe essere anche vecchio, ma pubblicato con singolare tempismo su un sito Internet del "Soccorso rosso internazionale", e citato con altrettanto tempismo dai mass-media di regime, con in testa la Repubblica del magnate De Benedetti e La Stampa e il Corriere della Sera di Marchionne. I quali ne hanno estrapolato ed enfatizzato una sola frase, per giunta solo discorsivamente riferita al movimento No Tav, presentandola invece come un invito rivolto dalle "nuove BR" al movimento a "compiere un salto in avanti politico organizzativo", ovvero a passare a metodi di lotta terroristici in Val Susa. Una frase marginale nell'insieme del testo, ma presentata in modo del tutto falso come se fosse il suo punto centrale, e come se tutto il documento, spacciato per un documento attuale delle "nuove BR", e non come nella realtà di due semplici appartenenti, a detta degli stessi inquirenti, a un'"ala movimentista" della suddetta fantomatica organizzazione, fosse indirizzato proprio ai No Tav e non genericamente a chi sta in carcere e a chi "lotta contro la repressione". La frase strumentalizzata appare infatti fugacemente a metà testo, laddove si cita "il caso No Tav", come esempio del "bivio" in cui "ci si trova stretti", tra "compiere un altro salto in avanti, politico organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare". Senza tra l'altro che i due firmatari facciano alcun riferimento alla lotta armata, come la stampa di regime ha voluto dare ad intendere, ma limitandosi a sottolineare le "simpatiche consonanze" tra la "tenuta militante in sede processuale" di alcuni No Tav e la "nostra dimensione di prigionieri rivoluzionari e dei nostri processi politici". Provocazione da respingere al mittente Un discorso certamente non condivisibile, ma che non c'entra nulla con l'uso che ne è stato fatto strumentalmente dalla stampa, e che comunque è stato subito respinto con sdegno dal movimento No Tav: "Respingiamo al mittente ogni parola. Non abbiamo nulla da condividere con questa gente", ha dichiarato infatti il suo leader storico, Alberto Perino. Quella imbastita dal governo con la complicità dei media di regime neofascista è una vera e propria provocazione fabbricata a tavolino, un'operazione alla Goebbels per creare il terreno più propizio alla repressione militare violenta e definitiva del movimento contro l'Alta velocità in Val Susa, dipingendolo come sfuggito di mano ai suoi stessi promotori, isolato dalla maggioranza della popolazione e del Paese (che sarebbero invece favorevoli alla Tav) e caduto ormai preda di frange terroristiche. Non essendo riuscito a piegare il movimento di lotta contro la Tav che resiste da 24 anni alle sue lusinghe alternate alla violenza poliziesca, e col terrore che la sua lotta si saldi ad altre simili come quella dei No Muos e all'ondata di lotte che già preannuncia un autunno rovente, lo Stato capitalista non esita a rievocare i fantasmi del terrorismo e delle sedicenti "BR", nel tentativo di ripetere il gioco già sperimentato negli "anni di piombo" per criminalizzare e cercare di isolare i movimenti di lotta anticapitalisti. Ci si è vergognosamente prestato, con sospetto tempismo, anche il sessantottino pentito, ex Lotta Continua, ex direttore de La Stampa e attuale editorialista de la Repubblica, Gad Lerner, con un velenoso reportage dalla Val di Susa per conto del quotidiano diretto da Ezio Mauro (altro ex direttore del giornale pro Tav della Fiat), in cui fingendo "equanimità" finisce per accreditare subdolamente la tesi della matrice terroristica che emergerebbe dietro le lotte più dure del movimento: "Avverto - scrive infatti tra l'altro costui su la Repubblica del 20 settembre - la strana impressione di una lotta politica, simulacro della vecchia lotta di classe, che da Torino si ritira e si contrae nella retrovia della valle. Con i suoi detriti ideologici, i suoi antichi conti da regolare. C'è chi ricorda la filiera di terroristi di Prima Linea cresciuti a Bussoleno". E si spinge fino ad augurarsi che la valle, "scavata ora da una talpa d'acciaio che non ha nulla a che fare con quella di Karl Marx, sappia liberarsi dell'invasione straniera dei violenti in cerca di rivoluzione". Complice anche la magistratura Questa sporca operazione è coperta e appoggiata anche dalla magistratura di regime, con in testa la procura di Torino diretta da Caselli e dai suoi pm d'assalto, Rinaudo e Padalino, che dopo gli inauditi arresti e le incriminazioni di militanti No Tav per "attentato per finalità terroristiche" operati la scorsa estate, sono arrivati ormai a incriminare e perseguire forsennatamente, imbeccati dalla filippica di Caselli contro gli intellettuali "cattivi maestri", perfino chiunque osi manifestare aperto sostegno alla lotta della valle: come è successo al filosofo e parlamentare europeo Gianni Vattimo, incriminato per "falso ideologico" perché accusato di essersi recato a trovare dei detenuti No Tav portandosi dietro "abusivamente" due portavoce del movimento, Nicoletta Dosio e Luca Abbà. E come è capitato allo scrittore Erri De Luca, sul cui conto la procura torinese ha aperto un fascicolo in seguito a una denuncia della società Ltf per le sue dichiarazioni favorevoli a forme di lotta come il sabotaggio per fermare l'Alta velocità che distrugge la Valle. Ancor più grave è il fatto che la magistratura torinese abbia intensificato le azioni giudiziarie contro il movimento proprio in perfetta coincidenza con l'escalation militare e repressiva e la campagna di criminalizzazione orchestrate dal governo con la complicità dei media. Come dimostra l'apertura di un'indagine per "procurato allarme" a carico del presidente dell'associazione Pro Natura, Mario Carvagna, che aveva denunciato il pericolo per gli stessi lavoratori e forze dell'ordine derivante da una frana attiva che incombe sull'area dello scavo della "talpa". E come dimostra la perquisizione ordinata dalla procura nella casa di Alberto Perino, e condotta in stile operazione antiterrorismo da ben otto persone, con la messa a soqquadro di tutto l'appartamento, il sequestro dei computer e di tutti i documenti e la sua incriminazione per "istigazione a delinquere", dopo che per gli stessi fatti ora contestati era già stato chiamato a deporre in procura come "testimone informato sui fatti". Nel denunciare il grave atto repressivo, insieme a una lunga serie di altri episodi di intimidazione, danneggiamenti, provocazioni e minacce ai danni di militanti del movimento, in una conferenza stampa tenuta il 27 settembre a Susa, il Comitato No Tav di Susa-Mompantero ha detto che "lo Stato ha già perso", perché "l'unica risposta che ha saputo dare" alla giusta lotta della popolazione della valle "è di mandare altre forze repressive". E quanto alle provocazioni imbastite per accusarlo di collusione col terrorismo esse sono destinate a fallire, perché "il movimento continuerà a combattere unito questa follia della Tav. Il tentativo di dividerci in buoni e cattivi non servirà assolutamente a nulla. Siamo allenati da quasi 24 anni di lotta". E per dimostrarlo coi fatti il Comitato ha lanciato anche la proposta di una grande manifestazione a Susa per fine ottobre-inizio novembre. Il PMLI è sicuro che il governo e le istituzioni borghesi e capitalistiche non riusciranno a piegare l'indomito ed esemplare movimento No Tav, ed esprime tutta la sua attiva solidarietà militante agli attivisti repressi. 2 ottobre 2013 |