Contro il G8 dell'università a Torino Grande e combattiva manifestazione nazionale dell'Onda Due studenti arrestati, uno indagato, decine identificati, diversi feriti o intossicati dai lacrimogeni. Diffusi i volantini del PMLI Selvagge cariche della polizia e dei carabinieri Martedì 19 maggio un grande corteo colorato di bandiere rosse e tanti striscioni e cartelli invade il capoluogo piemontese per contestare il G8 dell'università, promosso dalla CRUI, la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane. Dalla sede delle facoltà umanistiche il corteo parte con un po' di ritardo sul previsto visto che i promotori della protesta, la rete No G8 e l'Onda Anomala, aspettano l'arrivo del treno degli studenti di Milano che prima della partenza sono stati provocati dagli agenti mandati a presidiare la stazione del capoluogo lombardo. Erano invece già arrivati nella notte i pullman dalle altre zone d'Italia (sei da Roma e quattro da Napoli), e poi Genova, Bologna, Firenze, Palermo, Roma, Pisa, Padova, Salerno, Venezia, così come le studentesse e gli studenti tedeschi, francesi, inglesi, spagnoli, greci. Ci sono anche i precari della ricerca, le Rsu dell'Università e diversi docenti. Quando il corteo si mette in marcia, come annunciato per assediare il summit, la partecipazione è massiccia, sono oltre diecimila i manifestanti armati di bandiere rosse, con falce e martello, cartelli, striscioni e una grande combattività contro l'università di classe, la privatizzazione dell'istruzione e l'asservimento di essa alle esigenze dell'imperialismo. Gli studenti universitari e medi si fanno sentire con i fischietti colorati "anti G8" distribuiti ai manifestanti. "Un'altra volta, un'altra onda. Voi il fallimento del presente, noi l'anomalia del futuro" è lo striscione di apertura, "L'onda non pagherà questa crisi" è uno degli slogan ripreso in tanti cartelli e striscioni. La prima tappa è davanti all'ingresso del rettorato, nella centrale via Po, dove gli studenti depongono un sacco vuoto dell'immondizia, ribattezzato "compost toilet" mentre "Dal letame nascono fior di...." è lo slogan utilizzato contro il rettore, Ezio Pellizzetti, colpevole di aver chiuso all'improvviso per sedicenti "motivi di sicurezza" Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche, costringendo gli organizzatori ad allestire in fretta e furia l'accoglienza dei manifestanti nell'unico centro nevralgico e di pernottamento disponibile, la Palazzina Aldo Moro occupata. Un altro cartello recita "A Torino c'è Profumo di marcio" ed è indirizzato al rettore del Poliltecnico, Francesco Profumo, tra gli organizzatori della passarella di baroni asserviti all'imperialismo mondiale che si sta svolgendo nelle lussuose sale del Castello del Valentino. Poi è la volta di un'agenzia di lavoro interinale (il caporalato moderno) che viene accerchiata da una catena umana e sulla cui saracinesca viene scritto "no sfruttamento". Non mancano di certo gli slogan contro il ministro della distruzione della scuola e dell'università pubblica, Maria Stella Gelmini, quelli contro il governo, il capitalismo e l'imperialismo: "Noi la crisi non la paghiamo noi la crisi ve la creiamo" - urla all'unisono il corteo mentre si avvicina alla roccaforte del summit dove sono stati dispiegati centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa. Gli studenti provano allora ad aggirare il provocatorio e spropositato sbarramento predisposto dal ministro nazi-leghista Maroni con lo sfacciato avallo dei cerimonieri della kermesse, il presidente della Crui e rettore della Statale di Milano Enrico Decleva e il rappresentante della Commissione Italiana per l'Unesco Giovanni Puglisi. Gli ordini sono perentori la "zona rossa" non deve essere violata. Partono raffiche di cariche e un selvaggio e fittissimo lancio di lacrimogeni, sparati in ogni direzione e ad altezza d'uomo per disperdere la folla dei manifestanti. Scatta anche "la caccia all'uomo" che costringe molti manifestanti a cercare riparo nelle abitazioni della zona, a testimonianza dello spirito di solidarietà del popolo torinese, che ricorda quello del popolo genovese per strappare i manifestanti no-global al massacro nei giorni del G8 del 2001. Una parte del corteo, dopo aver fronteggiato fisicamente le "forze dell'ordine", torna nei pressi di Palazzo Nuovo dove si ritrovano i manifestanti sfuggiti alla furia della "forze dell'ordine" e dove viene organizzata una grande e partecipata assemblea nella quale l'Onda ringrazia tutti i partecipanti e dà vita a un importante dibattito e bilancio su questa importante giornata di lotta. Durante tale assemblea compagni militanti e simpatizzanti del PMLI hanno diffuso oltre 500 volantini, con le parole d'ordine antiG8, accolti con grande interesse dai manifestanti. Il giorno precedente, lunedì 18, le "forze dell'ordine" mussolinano avevano caricato a freddo i manifestanti dell'Onda davanti al cancello del Valentino dove contestavano il G8 dell'Università. Cosicché il bilancio provvisorio della repressione del regime neofascista è di due studenti arrestati, un terzo indagato e di almeno due studenti fermati che si aggiungono ai quattro del giorno prima e decine di feriti e intossicati dai lacrimogeni che si vanno ad aggiungere ai tre feriti del giorno prima, tra cui Eleonora Forenza, la responsabile scuola della segreteria nazionale del Prc, che ha riportato la frattura del braccio. Il PMLI ha immediatamente solidarizzato con un comunicato dell'Ufficio stampa (pubblicato a parte) con gli studenti manganellati, ha condannato le selvagge cariche e ha riaffermato la necessità di "lottare per le università pubbliche, gratuite e governate dalle studentesse e dagli studenti". 20 maggio 2009 |