Alla notizia dell'approvazione in Senato, cortei spontanei e blocchi stradali e ferroviari in moltissime città Grande rivolta degli studenti contro la legge Gelmini Insieme alla repressione poliziesca il governo ricorre all'aggressione squadristica fascista per dividere, isolare e soffocare il movimento studentesco. Maroni minaccia l'arresto degli occupanti e intanto fioccano le prime denunce Il referendum abrogativo proposto da Veltroni e Di Pietro sabota la mobilitazione e rimanda tutto al 2010 Ritorno al maestro unico nelle elementari, abolizione dell'obbligo scolastico, valutazione della condotta ai fini della bocciatura, studenti in divisa, pesanti tagli alle risorse e al personale, ben servito a migliaia di insegnanti precari (tagliati circa 130 mila posti di lavoro), graduatorie per le scuole elementari compilate su base provinciale in nome della "purezza della razza padana per gli insegnanti del Nord", possibilità di trasformare le aziende scolastiche in fondazioni private, classi differenziali per i figli degli immigrati, 8 miliardi di euro tagliati alla scuola pubblica in 4 anni. Il giorno della vergogna è mercoledì 29 ottobre, con 162 voti a favore, 134 contrari e 3 astenuti l'odiata legge Gelmini che impone al Paese la scuola della terza repubblica è legge dello Stato. In totale spregio ai milioni di studenti, insegnanti, personale Ata e genitori mobilitati in ogni angolo del Paese a suon di scioperi, cortei, grandi assemblee di piazza, occupazioni e autogestioni in difesa della scuola e dell'università pubblica, il nuovo Mussolini Berlusconi e la gerarca di viale Trastevere Gelmini hanno chiesto e ottenuto dal Senato nero l'approvazione in tempo record della controriforma scolastica. Aggressioni squadristiche premeditate per oscurare la rivolta contro il ministro Gelmini e il governo in camicia nera Il ministro della d-istruzione della scuola festeggia: "La scuola cambia. Si torna alla scuola della serietà, del merito e dell'educazione", e spavalda rilancia l'aggressione all'istruzione pubblica: "entro una settimana il piano sull'università". Tutti zitti, bastonati e rassegnati? Nient'affatto, il mondo della scuola non si arrende e gli studenti annunciano: "continueremo ad assediare il Senato, siamo già in oltre 50.000". Negli slogan, negli striscioni, nei cartelli esplode tutta la rabbia per l'arroganza fascista dei governanti che pensano di poter dare sfoggio impunemente al motto mussoliniano "me ne frego della piazza". Davanti al Senato campeggia un grande striscione "Gelmini Vattene" firmato "il popolo della scuola pubblica". In tutta Italia si annuncia una grande giornata di rivolta, in vista dello sciopero generale del giorno successivo. Numerosi cortei partiti dalle scuole e dalle università convergono al centro di Roma, e sono intenzionati a raggiungere il già agguerrito sit-in di studenti medi, universitari ed insegnanti che rumoreggiano dal primo mattino sotto palazzo Madama, come avevano fatto sfidando anche la pioggia e i temporali nei giorni precedenti l'infame votazione. Cosa fare di fronte al montare di una marea studentesca che prende di mira i palazzi del potere, non solo la Gelmini, ma anche le sanguisughe Tremonti, Brunetta e persino la legge finanziaria, si sarà chiesto il presidente del consiglio? Con la precisione di una bomba ad orologeria entra prepotentemente in campo il cosiddetto "Blocco Studentesco", ben noto al neopodestà Gianni Alemanno e non solo, un'organizzazione dichiaratamente fascista e di stampo paramilitare. Ricostruendo la dinamica degli avvenimenti che hanno portato ai fatti di Piazza Navona (vedi articolo a parte) c'è da porsi una domanda: cosa sarebbe accaduto se gli "agenti" infiltrati in coordinamento con le "forze dell'ordine" non avessero messo in campo le loro premeditate aggressioni squadriste? Una manifestazione oceanica avrebbe assediato per chissà quante ore Palazzo Chigi, forse fino al giorno successivo, dando l'esempio a tutte le mobilitazioni in programma per i giorni e le settimane successive, 14 novembre - sciopero generale università e ricerca, fine novembre - sciopero nazionale della Fiom con manifestazione a Roma - dicembre sciopero generale di tutto il Pubblico impiego. Non solo, tutte le televisioni sarebbero state costrette a mandare in onda le immagini di un fiume in piena di manifestanti che si oppone al governo e ne invoca le dimissioni, i giornalisti sarebbero stati costretti ad intervistare gli studenti in piazza, a sentire le loro argomentate ragioni, la notizia della rivolta studentesca avrebbe senz'altro tracimato dai confini nazionali. Ecco una breve carrellata non esaustiva della rivolta antigovernativa. Da Palermo a Trieste un solo grido: "vergogna, dimissioni". Selvagge cariche della polizia a Milano e Bologna A Napoli decine di migliaia di universitari, studenti di scuole medie e superiori convergono in piazza del Plebiscito. A manifestare sono anche docenti, ricercatori e dottorandi di tutta la provincia. Traffico totalmente paralizzato in centro. Occupati la facoltà di Lettere della Federico II e alcuni binari della stazione Centrale, cortei e blocchi stradali anche ad Arzano, Giugliano, Marano, Portici e nelle isole. Continua l'occupazione dell'Orientale. Anche alla II° Università viene proclamato il blocco della didattica e programmate "lezioni nei luoghi di Gomorra". La mobilitazione si estende a tutte le facoltà, compresa la facoltà di medica. A Salerno, dove tutte le scuole sono state occupate, le 9 facoltà del campus di Fisciano firmano una delibera per bloccare l'inaugurazione dell'anno accademico, circa 400 universitari trasferiscono l'assemblea in strada all'altezza dello svincolo autostradale tra Salerno-Fisciano e Avellino. A Cagliari 25 mila studenti medi ed universitari in piazza. Studenti, bambini, docenti, insegnanti e genitori cantano "Bella Ciao". Viene occupata l'aula magna di Scienze Politiche. Cortei spontanei ed assemblee congiunte medi universitari invadono le vie di Sassari (10 mila in piazza) e Nuoro. A Bari sfila una corteo di 10 mila studenti medi ed universitari, vengono occupate numerose scuole, le lezioni in piazza si estendono a gran parte delle facoltà, a Lettere e Scienze politiche scatta il blocco della didattica. Il consiglio comunale con un ordine del giorno si schiera con i manifestanti ed aderisce allo sciopero generale. A Palermo un corteo spontaneo di studenti partito dalla facoltà di Lettere occupa il centro della città, una grande assemblea di studenti e insegnanti si svolge in piazza Politeama. Mobilitazione anche nelle Isole Eolie, con manifestazione a Lipari. A Firenze, Pisa, Siena, Livorno, Lucca aumentano le occupazioni delle scuole, cortei spontanei anche a Viareggio e Pontassieve. Lezioni persino nelle stazioni ferroviarie. Sempre in Toscana al "festival della creatività" gli studenti mettono in scena il funerale dell'università pubblica. Ad Empoli e Sesto Fiorentino la polizia di Maroni entra nelle scuole per sgomberarle, pronta la solidarietà degli operai delle fabbriche Sammontana e Ginori. In 2mila scendono in piazza a Massa Carrara. A Genova grande corteo per il centro storico con occupazione del Rettorato. Il Rettore e il consiglio comunale appoggiano la mobilitazione degli studenti spingendo i docenti a partecipare alla assemblea cittadina. A L'Aquila sotto la pioggia sfilano 5mila manifestanti, compreso il Rettore. Corteo anche a Sulmona con il 90% di adesione nelle scuole, grande sit-in sotto la Prefettura, con la partecipazione dei precari della Regione a rischio licenziamento. A Padova 10 mila in corteo mentre il consiglio di istituto del liceo artistico vara un regolamento disciplinare che prevede la bocciatura per chi "bestemmia, sciopera o occupa". A Venezia corteo di 10 mila sulla laguna, assemblee molto partecipate sorvegliate dalle "forze dell'ordine". A Conegliano si segnala un blitz dei carabinieri nella scuole. A Bolzano corteo di studenti di lingua italiana e tedesca, assemblee a Sociologia, Fisica, Giurisprudenza, Lettere e Ingegneria. A Modena dopo la veglia corteo di 10 mila manifestanti. A Bologna ricercatori e precari dell'istituto nazionale di Astrofisica e Cnr, con la Cgil presidiano il forum degli industriali in attesa dell'arrivo del ministro Brunetta. L'astrofisica Margherita Hack promuove lezioni di piazza anti-Gelmini. Il giorno 30 davanti all'aula di Santa Lucia, il corteo studentesco è caricato dalla "forze dell'ordine": sei feriti. Il corteo decide di proseguire e bloccare i viali di circonvallazione. "Siamo tantissimi, migliaia e migliaia, continuiamo a bloccare questa città - gridano al megafono - è solo l'inizio, non ci fermeremo davanti a nessun blocco, questa riforma la fermeremo". A Reggio Emilia cancelli delle scuole chiusi per partecipare alla mobilitazione. A Torino sfilano due cortei di studenti delle superiori, che si sono poi riuniti in assemblea davanti a Palazzo Nuovo, sede delle facoltà umanistiche. Gli studenti si preparano alla controinaugurazione dell'anno accademico, l'orchestra del Teatro regio suona per gli studenti e AN minaccia punizioni salariali. A Milano molte scuole superiori, insieme agli universitari, organizzano un corteo, inizialmente previsto con un concentramento in Cairoli, poi spostato in piazza Cadorna. Nel tentativo di raggiungere il nuovo concentramento, la testa del corteo viene proditoriamente caricata dalla polizia all'angolo di piazza Filippo Meda e via San Paolo. Si crea una manifestazione a zig-zag, itinerante per i centri nevralgici della città, che manda in tilt il traffico milanese e su tutte le furie il vice-podestà De Corato. Nonostante le peripezie, il corteo riesce a raggiungere piazza San Babilia, dove in mattinata si sono radunati migliaia di studenti delle superiori e dell'università. Un altro corteo prova a raggiungere il Provveditorato, ma è bloccato dalla polizia; un altro ancora si dirige verso Porta Venezia. Molti studenti disertano la lezione di Dario Fo alla Statale per partecipare alle manifestazioni. Ad aprire il corteo principale un grande striscione rosso con la scritta "Contro la legge 133. Occupiamoci dell'università". In tarda mattinata circa 1.500 gli universitari occupano la stazione di Lambrate, bloccando temporaneamente tutti i 12 binari. Tra il 29 ottobre e il 3 novembre combattivi cortei invadono le strade di Lecce, Potenza, Brindisi, Trani, Pavia, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria, Perugia, Caltanissetta, Pescara, Viterbo, Chieti, Imperia, Senigaglia, Modica, Taranto, Lamezia Terme, Marsala, Teramo, Treviso, Vicenza, Verona, Macerata, Ancona, Urbino. Continuano le minacce di Berlusconi e Maroni Evidentemente il governo e la classe dominante borghese non riescono ad arginare ed evirare questo movimento di massa studentesco. Per questo agitano sempre più minacciosamente il pugno di ferro della repressione poliziesca ed intensificano le operazioni di inquinamento ed infiltrazione, come consiglia il piano golpista di Cossiga. L'obiettivo è dividerlo e disperderlo in modo da avere campo libero nello scempio che stanno compiendo nell'istruzione pubblica. "La ricreazione è finita e oggi approveremo il decreto'' ringhia il provocatore Bricolo, presidente dei senatori fascio-leghisti del Carroccio, guarda caso la stessa identica parola d'ordine che compare nei manifesti del "Blocco studentesco", la ricreazione è finita! Tutti in classe nella nuova scuola per balilla, gli fa eco il neoduce Berlusconi in versione paladino del "diritto allo studio" (per soli ricchi ovviamente), il quale parlando alla Confcommercio sparge nuove minacce: "fino ad ora siamo stati di manica larga, non potete impedire a chi vuole studiare e a chi vuole insegnare di esercitare il proprio diritto". Sulla stessa lunghezza d'onda il ministro di polizia Roberto Maroni che già il 29 ottobre a fine giornata torna a minacciare: "chi occupa abusivamente le scuole impedendo ad altri di studiare sarà denunciato". Ancora venerdì 31 ottobre a margine di un incontro sulla sicurezza tenutosi a Garda ribadisce ed aggrava il concetto "Se qualcuno commette un reato sarà denunciato alla magistratura. Questa è una cosa ovvia, non è una iniziativa del Governo. Se qualcuno impedisce l'esercizio di un diritto commette un reato e l'occupazione abusiva di un luogo pubblico è un reato e va punito dalla legge. In alcuni casi, si deve procedere addirittura d'ufficio, come nell'interruzione di pubblico servizio". In poche parole minaccia l'arresto degli occupanti. E già fioccano le prime denunce contro gli studenti in lotta (vedasi articolo specifico a pag. 10). Continua l'opportunismo del Pd Di fronte alla gravità della situazione i partiti parlamentari della "sinistra" borghese, che fino ad ora hanno condotto una opposizione di burro, non se la possono cavare con un appoggio virtuale e frasi di circostanza nei confronti di chi lotta contro il governo, dovrebbero dire chiaro e tondo che siamo in pieno regime neofascista e Berlusconi è il nuovo Mussolini, quindi rompere subito ogni contatto e collaborazione col governo almeno finché esso non cancellerà le stangate su scuola, università, ricerca, sanità, pensioni, i provvedimenti che privatizzano i servizi e quelli che militarizzano e fascistizzano le istituzioni e la società. Non si può certo aspettare il 2010 quando si svolgerà l'eventuale referendum sulla legge Gelmini come hanno prospettato Veltroni e Di Pietro, innanzitutto perché dopo due anni di uragano Gelmini della scuola saranno rimaste solo le macerie, in secondo luogo perché il governo ha fatto ben capire che non ha nessuna intenzione di fermare la macelleria sociale a tutto vantaggio dei monopoli finanziari, delle lobby politico-imprenditoriali, dei mafiosi e della Chiesa cattolica. Bisogna allora che le masse popolari, gli operai, i disoccupati, i cassintegrati e i precari di tutte le categorie, nonché le forze e i partiti sinceramente democratici e antifascisti scendano in piazza al fianco del mondo della scuola e dell'università in rivolta per abbattere il governo del neoduce Berlusconi, prima che completi il piano piduista della terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista. La forza c'è, i Cobas e gli altri sindacati non confederali, la Fiom e altre sigle della Cgil potrebbero dare il loro importante contributo, anche a livello organizzativo, proclamando unitariamente lo sciopero generale di 8 ore di tutte le categorie con manifestazione nazionale a Roma. In ogni caso il movimento studentesco - rimanendo unito ma isolando e cacciando dal suo seno le organizzazioni fasciste - non deve lasciare le piazze e la lotta contro la privatizzazione dell'istruzione e per la scuola, l'università, la sanità pubbliche e gratuite. È in gioco l'avvenire democratico dell'Italia, sono in gioco il diritto all'istruzione e alla salute dei figli del popolo, sono in gioco i diritti elementari della classe operaia e dei lavoratori tutti, conquistati in decenni con il sudore e con il sangue. Viva lo sciopero dell'università. Tutti in piazza il 14 novembre! 5 novembre 2008 |