In sciopero oltre cento milioni di lavoratori in India Per aumenti salariali e contro le politiche liberiste del governo Oltre cento milioni di lavoratori hanno partecipato allo sciopero generale di 24 ore che il 28 febbraio ha bloccato l'India. Si è trattato della più grossa mobilitazione degli ultimi anni promossa unitariamente dalle undici principali sigle sindacali del paese e dalle circa 5 mila organizzazioni sindacali locali contro la coalizione di governo di Manmohan Singh. Nella conferenza sul lavoro che si era tenuta a metà febbraio le organizzazioni sindacali avevano presentato al governo una piattaforma con una serie di richieste tra le quali aumenti del salario minimo e il posto fisso per i 50 milioni di lavoratori a contratto precario, severe condanne per i padrini che trasgrediscono le leggi sul lavoro, un welfare universale e l'istituzione di un fondo previdenziale. Di fronte alla mancanza di risposte da parte del governo, il passaggio necessario per i sindacati è stato quello della mobilitazione dei lavoratori che hanno risposto massicciamente. Nella capitale Nuova Delhi e a Mumbai, il centro finanziario dell'India, banche, assicurazioni e uffici sono rimasti chiusi. Il blocco del settore finanziario è stato totale, borsa compresa, ha assicurato il responsabile sindacale dei bancari. A Kolkata, come è chiamata ora Calcutta, la protesta ha paralizzato tutta la città con gran parte dei negozi con le serrande abbassate, taxi e risciò fermi ai bordi delle strade. Forte la partecipazione allo sciopero e alle manifestazioni negli Stati del Kerala, dell'Odisha e di Tripura; nel Bengala Occidentale le proteste più dure con i manifestanti che hanno bloccato ferrovie e strade. 7 marzo 2012 |