Visita del nuovo zar del Cremlino in Italia Grandi affari tra l'Italia di Prodi e D'Alema e la Russia di Putin Un vertice che "giunge in un clima davvero straordinario". Queste due giornate "rappresentano un passaggio cruciale delle nostre relazioni". È necessario "dialogare senza riserve e preconcetti", perché questa è "una scelta strategica, utile alla pace e all'equilibrio internazionale". Massimo D'Alema non ha risparmiato l'entusiasmo né la retorica nell'accogliere il presidente russo Putin, venuto in visita di Stato in Italia il 13 e 14 marzo. Una due giorni fitta di incontri e di accordi, in cui al nuovo zar del Cremlino è entrato di tenere un vertice politico col governo italiano a Roma, un incontro al Quirinale con Napolitano e un incontro in Vaticano con Ratzinger il primo giorno, e una visita a Bari il giorno successivo, dove nel Castello Svevo, alla presenza di Prodi e dei ministri D'Alema, Bersani, Mussi, Parisi, Mastella e Bindi, più uno stuolo di funzionari, banchieri e manager delle due parti, sono stati firmati importanti accordi economici, finanziari e culturali. Per quanto riguarda la parte politica del vertice italo-russo sia Prodi che D'Alema, mettendo da parte questioni scottanti come la Cecenia, alla quale non è stato nemmeno accennato, hanno esaltato la grande sintonia di giudizi tra le due parti sulla situazione internazionale, mettendo soprattutto l'accento sulla comune visione "multilaterale" dei rapporti internazionali. D'Alema ha auspicato anche che si possa raggiungere "in tempi brevi la conclusione di un nuovo accordo di partenariato" tra Russia e Ue, e Prodi ha cercato da parte sua di coinvolgere Putin nel sostegno alla proposta italiana della "conferenza di pace" per l'Afghanistan, dando per acquisita una "sintonia" su questo punto rispetto al quale invece il presidente russo si è mostrato più cauto. Ma è senz'altro sul piano economico che il vertice ha conseguito i risultati più concreti e significativi, con la firma di ben 10 accordi che gettano le basi per un notevole incremento del giro di affari già consistente tra i due capitalismi: quello italiano, più vecchio e smaliziato, attirato dalle immense ricchezze energetiche e dal vasto mercato della Russia ancora in gran parte tutto da sfruttare, e quello russo, più giovane e rozzo, ma ansioso di arricchirsi rapidamente e bisognoso dell'appoggio di più esperti partner occidentali, oltre che in cerca di nuovi mercati in cui investire le ingenti fortune rapidamente accumulate con la privatizzazione degli ex colossi industriali sovietici. Per l'imperialismo italiano gli accordi firmati a Bari, tre intergovernativi e sette tra bancari, industriali e culturali, spalancano le porte ad affari colossali nella Russia di Putin. Uno dei più importanti è senza dubbio quello tra Enel e RosAtom nel campo del nucleare, dove sono in ballo 10 nuove centrali nucleari da costruire e numerose altre da rimodernare in Russia e nelle ex repubbliche sovietiche, e dove l'azienda elettrica italiana - come ha sottolineato con soddisfazione l'amministratore delegato Fulvio Conti - è per ora il solo operatore internazionale autorizzato a muoversi sul nucleare russo. Inoltre Enel mira anche ad accaparrarsi almeno una delle grandi centrali elettriche messe all'asta dal governo russo nel quadro della privatizzazione del gigantesco ex sistema elettrico sovietico. Anche l'ex colosso del gas, Yukos, è stato messo all'asta da Putin, ed Eni ed Enel sono in corsa per partecipare al banchetto insieme ad una società locale. Eni sta inoltre trattando con Gazprom per un "partenariato strategico", come l'ha definito D'Alema, mentre da parte sua il gigante russo dell'energia dal 1° aprile potrà vendere direttamente il proprio gas in Italia. Molto importante è anche l'accodo tra Finmeccanica e Sukhoy per la produzione, attraverso Alenia, di un aereo civile da 100 posti per uso regionale destinato anche al mercato internazionale: si tratta di 1800 jet da produrre in 20 anni con un investimento da 70 miliardi di euro. Finmeccanica investirà complessivamente 350 milioni di euro fino al 2009, grazie anche a un accordo con le ferrovie Russe per l'alta velocità e per impianti di telerilevamento. Sempre a livello industriale sono notevoli anche gli accordi firmati da Autostrade per investimenti nelle infrastrutture russe, da Fiat Iveco per i mezzi di trasporto, da Merloni per gli elettrodomestici, da Parmalat-Ferrero nell'agroalimentare, da Danieli per la siderurgia e da altre aziende private ancora. Molto ricchi anche gli accordi di tipo finanziario, tra cui uno tra Banca Intesa-San Paolo e Vneshtorgbank per l'apertura di una linea di credito di 100 milioni di euro per l'acquisto di macchinari italiani da parte di imprese russe, uno per 200 milioni di euro tra Mediobanca e lo stesso istituto bancario russo, un altro di 130 milioni tra Mediobanca e Vneshekonombank per finanziare la realizzazione di un terminal logistico a Mosca a cura della Merloni Progetti. Altri accordi riguardano la collaborazione culturale tra i due paesi, l'apertura di una sede dell'Ermitage a Ferrara, un accordo tra l'Università di Foggia e società russe per lo sviluppo di fonti di energie rinnovabili, e altri aspetti minori. Ma anche il capitalismo russo aspira alla penetrazione sul mercato italiano, e Prodi e D'Alema hanno dato a Putin ampie rassicurazioni in questo senso: "Gli investimenti russi in Italia sono ben visti, non c'è nessuna barriera e speriamo che vengano moltiplicati", ha dichiarato Prodi a Bari. Rientrano in questo quadro operazioni come quella che Gazprom sta realizzando nel nostro paese, dove tra poco potrà vendere fino a 100 milioni di metri cubi di gas direttamente agli utenti finali, con possibilità di arrivare fino a tre miliardi e in prospettiva a otto. Per il momento il colosso russo sta cercando un partner italiano al 50% attraverso la banca Zao (banca d'affari del gruppo Intesa-San Paolo). Ma c'è anche la holding russa Sistema che sta portando avanti "contatti" per una possibile partecipazione azionaria in Telecom. Insomma, anche se l'Italia fa parte di quella Nato che Putin accusa di espandersi ad est e di minacciare la sicurezza della Russia, ed è accusato a sua volta da tutti i governi europei, Italia compresa, di violare i diritti umani, ciò non impedisce ai due imperialismi di realizzare grandi e lucrosi accordi economici, con reciproca soddisfazione, all'insegna del motto capitalista: "Gli affari sono affari". 21 marzo 2007 |