Intervenendo al dibattito sul suo libro "per non morire di mafia" Grasso: "Bloccare chi vuol controllare i giornalisti e i magistrati" Il procuratore antimafia si riferisce alla "riforma" del processo penale e al ddl sulle intercettazioni. Sprezzante intervento di Gasparri "Non siamo in piena democrazia" Martedì 11 agosto a Grosseto, in occasione della manifestazione "Capalbio libri 2009", si è tenuto un dibattito a margine della presentazione del libro "Per non morire di mafia" scritto dal procuratore antimafia nazionale Pietro Grasso. Non ancora esaurite le polemiche per la controriforma del processo penale, dichiarato incostituzionale da una risoluzione del Consiglio Superiore della Magistratura, e per il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, che ha fatto sollevare giornalisti e giudici, nonché quelle nel Consiglio superiore della magistratura, in subbuglio contro Napolitano e Mancino per essere stati eccessivamente morbidi fino ad ora con il governo del neoduce Berlusconi, Grasso ha decisamente rincarato la dose. Il procuratore ha voluto far sapere alla platea, riferendosi proprio all'esecutivo del neoduce Berlusconi, che "bisogna bloccare chi vuole controllare i giornalisti e i magistrati: se la giustizia è lenta e la riforma del processo penale che ci viene prospettata o le intercettazioni produrranno ulteriori danni - ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia - noi cosa possiamo fare se non opinione, pressione? Io per dire qualcosa ho dovuto scrivere un libro e tanti giornalisti oggi si ritrovano a doverne scrivere perché le loro idee non trovano ospitalità nei giornali. Questo è un grave problema". Parlando di mafia, il procuratore ha affermato in maniera sibillina: "Io sono per l'antimafia concreta fatta di cose concrete, di comportamenti e di fatti. Ognuno nel proprio piccolo deve fare un'opera di pressione", probabilmente riferendosi alla poca attenzione che l'attuale governo (ma anche l'opposizione di carta del PD) sta dando al problema della criminalità organizzata, Cosa nostra, camorra, 'ndrangheta e Sacra corona unita sempre più potenti al Sud e non solo. L'intervento di Grasso ha avuto il suo culmine, quando ha chiaramente denunciato che "oggi non siamo in piena democrazia perché quando a decidere i candidati del popolo è la segreteria di un partito, non possiamo dire di essere in democrazia". Le parole di Grasso hanno provocato la consueta giaculatoria dei pretoriani della casa del fascio. "Meravigliano grandemente le incredibili parole provenienti da Pietro Grasso, del quale nel passato abbiamo apprezzato l'equilibrio", ha commentato, sprezzante e infastidito il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che, rivolgendosi a Grasso, lo ha invitato addirittura "a chiedere scusa al Parlamento. Scambiare i ricorrenti abusi in materia di intercettazioni da parte dei magistrati e giornalisti - ha spiegato Gasparri - con la volontà di metterli sotto controllo è un grave errore. Grasso si è purtroppo unito al coro di quanti offendono il Parlamento e la democrazia". Ferma e netta la replica del procuratore Grasso: "può un cittadino-magistrato esprimere la propria opinione durante la presentazione del proprio libro?". Poi ha aggiunto: "per quel che riguarda il problema della censura, della difesa dell'indipendenza dell'autonomia dei magistrati e dei giornalisti, argomento che tanto fa inorridire il senatore Gasparri, devo ricordare di aver esposto questi concetti nelle sedi istituzionali, proprio in quel Parlamento che mi ha concesso l'onore di interpellarmi. Mi preoccupano quelle riforme che si prospettano all'orizzonte che potrebbero diminuire gli strumenti per combattere il crimine". Grasso ha concluso la replica affermando a chiare lettere che "la libertà di stampa e l'indipendenza della magistratura, e questo non sono soltanto io a dirlo, sono beni preziosi che ci invidiano le migliori democrazie del mondo". 9 settembre 2009 |