Contestato dalla FILCAMS-CGIL Grave accordo separato per il contratto del commercio Recepisce la controriforma contrattuale e il collegato al lavoro. Introduce le deroghe al CCNL e subordina il salario alla produttività. Decurtata l'indennità di malattia I lavoratori devono votare No Si allunga la serie degli (infami) accordi separati sottoscritti dalle controparti padronali e i sindacati complici, CISL e UIL in testa, contro la volontà della CGIL. Questa è la volta del contratto di lavoro del "Terziario, distribuzione e servizi" che interessa ben 2 milioni di lavoratori, la categoria più numerosa del settore privato. La trattativa, iniziata nel luglio del 2010 con tre piattaforme rivendicative separate, si è conclusa nel pomeriggio di sabato 26 febbraio allorché Confcommercio e FISASCAT-CISL e UILTUCS-UIL hanno siglato un'ipotesi di accordo contestata dalla FILCAMS-CGIL perché essa recepisce i contenuti della controriforma contrattuale e del collegato del lavoro nei confronti dei quali la confederazione della Camusso si espresse a suo tempo in modo contrario. L'accordo ha durata triennale e regolerà fino al 31 dicembre 2013 sia la parte economica che normativa del rapporto di lavoro per i dipendenti del settore. L'aumento salariale mensile a regime al quarto livello è di soli 86 euro lordi: la prima tranche parte da gennaio 2011. Il secondo livello di contrattazione è stato legato alla produttività. Accolta la disciplina dell'arbitrato e della certificazione prevista dal collegato lavoro. Lo stesso discorso per le bilateralità. Previste misure punitive verso le assenze per malattia. Entusiastico il giudizio di Francesco Rivolta, capo delegazione di Confcommercio: "Abbiamo cancellato gli automatismi e da ora in avanti - ha detto - si ragionerà su parametri oggettivi. Il secondo livello da un lato è diventato uno strumento per derogare al primo e dall'altro è la sede dove verrà calcolato il salario variabile, legato alla produttività". Inoltre, "è stato rafforzato, con elementi a carico dei lavoratori e imprese il welfare del settore" con riferimento al fondo sanitario integrativo privato. "Per la malattia - ha precisato con soddisfazione - è stato stabilito... che a partire dal terzo evento i primi tre giorni saranno pagati al 50% per certificazioni mediche al di sotto di 12 giorni". La FILCAMS-CGIL ha abbandonato il tavolo della trattativa e non ha firmato l'ipotesi di contratto del settore del commercio perché "scarica sul lavoro - ha detto il segretario generale, Franco Marini - il suo costo principale, quando al contrario, la crisi stessa richiederebbe un forte investimento qualitativo sul fattore umano". Più nel dettaglio la FILCAMS si è opposta "per il fatto che l'intesa recepisce pienamente l'accordo separato del 22 gennaio 2009, sulla riforma del modello contrattuale". Oltre all'assunzione dell'Ipca, quale svantaggioso meccanismo di calcolo degli incrementi salariali, "viene introdotto l'istituto delle deroghe, attraverso il quale la funzione del CCNL viene indebolita" e accolti "i contenuti del collegato sul lavoro, sul quale la Cgil ha espresso analogo dissenso, a partire dalla certificazione". Altri punti negativi? Quello relativo alla malattia che prevede il peggioramento del pagamento dei primi tre giorni. La stessa contrattazione di secondo livello ne esce ridotta e fortemente condizionata dalle deroghe. Merita di essere citata l'importante solidarietà espressa dalla segreteria nazionale della FIOM-CGIL alla FILCAMS-CGIL "che ha deciso di non sottoscrivere tale deleteria ipotesi di accordo" che rappresenta "un grave strappo democratico e un attacco all'esistenza dei Contratti nazionali e ai diritti del lavoro". Perciò "considera, a questo punto, necessaria la riunificazione degli scioperi e delle iniziative di mobilitazione già proclamati dalle categorie per tutte le lavoratrici e i lavoratori pubblici, privati e i pensionati del nostro Paese". La parola ora deve passare ai lavoratori. A questo proposito, la FILCAMS ha chiesto alle altre organizzazioni sindacali di sottoporre alla consultazione dei lavoratori interessati l'ipotesi di accordo, che non può non prevedere il voto referendario vincolante per tutti. Il nostro invito è a segnare la scheda con il No! 9 marzo 2011 |