I giovani greci "Non dimenticano e non perdonano" La polizia del governo greco di "centro-sinistra" reprime duramente le manifestazioni dei giovani che ricordano l'uccisione di Alexis Un migliaio di feriti e 266 arrestati, tra cui cinque italiani Il 6 dicembre dello scorso anno la polizia del governo di destra Kostas Karamanlis, nella repressione di una manifestazione, aveva ucciso a Atene il giovane Alexandrous Grigoropoulos. Ne era seguita una rivolta che aveva visto protagonisti soprattutto i giovani, studenti e disoccupati, i lavoratori che portavano in piazza la loro rabbia contro la controriforma universitaria e contro il piano di privatizzazioni e la riforma del "mercato del lavoro" del governo. A distanza di un anno è il governo di "centro-sinistra" guidato dal socialista Georgios Papandreou a reprimere duramente le manifestazioni che nella capitale e in altre città ricordavano l'uccisione di Alexis. In una situazione economica e sociale ancora più dura per i giovani, i lavoratori e le masse popolari a causa degli effetti della crisi economica che nel paese è ancora pesante. "Non dimentichiamo. Non perdoniamo. Giustizia per Alexis", era scritto su un gigantesco striscione appeso tra i palazzi del quartiere Exarchia, presso il punto in cui era stato ucciso Alexis. Molte scuole superiori e sedi universitarie a Atene e Salonicco erano state occupate nei giorni precedenti per preparare le manifestazioni del 6 dicembre che si sono svolte in città blindate da imponenti schieramenti di polizia. Il ministro per la Sicurezza del cittadino, come è stato rinominato dal nuovo governo l'ex Ministero dell'ordine pubblico, aveva promesso che "non lasceremo che i vandali mettano a sacco Atene", annunciando il pugno duro e disponendo il fermo di centinaia di presunti manifestanti come misura preventiva. Almeno 400 i fermati a Atene, Salonicco, Patrasso, Ioannina e Creta, fra i quali cinque italiani bloccati dagli agenti nel quartiere Exarchia. Il bilancio degli scontri nelle manifestazioni del 6 e 7 dicembre è stato di un migliaio di feriti e almeno 266 tra fermati e arrestati. Le minacce del ministro erano il preludio della repressione del corteo del 6 dicembre, attaccato coi lacrimogeni fin prima della partenza dei manifestanti ai Propileia. Gli scontri fra polizia e dimostranti sono proseguiti per diverse ore nei pressi del Panepistemio, il rettorato che è stato occupato, e al Politecnico, la sede universitaria simbolo della rivolta contro la dittatura dei colonnelli anch'essa occupata. La sera un'altra manifestazione in piazzetta Missolungi, circondata dai poliziotti che hanno caricato i dimostranti e effettuato altri arresti. Le manifestazioni sono continuate anche il 7 dicembre, protagonisti gli studenti delle scuole superiori che hanno sfilato per la capitale fronteggiando con lanci di pietre le cariche della polizia. A Salonicco il corteo dei dimostranti sfilava per la città fino al rettorato che veniva occupato; altre manifestazioni si svolgevano a Rodi, Corinto, Mitilene, a Chania e Iraklion, a Giannina e Volos. 16 dicembre 2009 |