La Grecia a guida socialdemocratica sull'orlo del fallimento L'Ue evita la bancarotta della Grecia in cambio di una politica di lacrime e sangue 1° Maggio di lotta ad Atene Il 4 maggio è iniziato in Grecia lo sciopero generale di 48 ore dei lavoratori del settore pubblico contro il piano governativo anticrisi del premier Giorgio Papandreou, un piano di lacrime e sangue che scarica sui lavoratori e le masse popolari l'onere di salvare il paese giunto sull'orlo del fallimento. Bloccati i trasporti marittimi e aerei, treni e trasporti urbani, chiusi ospedali, scuole e uffici pubblici. Tra le manifestazioni che si sono svolte a Atene e in altre città vi è stata quella di un centinaio di lavoratori che hanno simbolicamente occupato l'Acropoli della capitale dove hanno appeso un grande striscione con la scritta "Popoli d'Europa sollevatevi". Il 5 maggio in sciopero anche i lavoratori del settore privato. Manifestazioni caratterizzate dalla protesta contro il governo si sono svolte a Atene e Salonicco anche l'1 Maggio. Nella capitale la polizia è intervenuta contro gruppi di manifestanti nelle centrali piazze Syntagma e Omonia e davanti la sede del ministero degli Esteri. I lavoratori e le masse popolari non vogliono fare i "grandi sacrifici" per "evitare la bancarotta" richiamati anche il 2 maggio dal premier Papandreou quando ha annunciato l'accordo sul piano dei tagli tra il governo, la Commissione europea, la Banca centrale europea (Bce) e il Fondo monetario internazionle (Fmi). Il suo piano di lacrime e sangue era la contropartita richiesta dall'Unione europea (Ue) per intervenire e salvare la Grecia dalla bancarotta e nel contempo bloccare un possibile effetto domino che minacciava di trascinare in breve tempo sull'orlo del baratro anche Spagna e Portogallo e successivamente altri paesi dell'eurozona e con essi lo stesso euro. Il piano di "risanamento" greco è stato discusso a Bruxelles in una riunione straordinaria dei ministri delle Finanze dell'eurogeruppo e del consiglio dei governatori della Banca centrale europea che il 2 maggio ha dato il via libera al prestito di 110 miliardi di euro in tre anni, di cui 80 a carico dei partner europei e 30 del Fmi. La prima rata annuale sarà di 30 miliardi, 9 dei quali devono arrivare a Atene entro il 19 maggio per pagare la rata in scadenza di un prestito obbligazionario, pena la bancarotta della Grecia. "L'accordo raggiunto ad Atene per un programma pluriennale di consolidamento di bilancio e di riforme strutturali, fra le autorità greche da una parte e dall'altra la Commissione Ue, la Bce e l'Fmi, prevede tagli alla spesa pubblica da 30 miliardi di euro in 3 anni cioè entro il 2012, e il rientro del deficit pubblico al 3% entro il 2014, con una riduzione di 11 punti percentuali in quattro anni", ha spiegato ministro delle Finanze greco George Papaconstantinou, sintetizzando i capitoli principali della manovra varata da Atene. Per quanto riguarda il settore pubblico, dove le riduzioni delle indennità già decise hanno tagliato gli stipendi di oltre il 10%, saranno congelati stipendi e pensioni; saranno ridotte a un massimo di mille euro la 13ma e la 14ma mensilità sotto i 3.000 euro lordi mensili e abolite quelle superiori. Complessivamente i dipendenti pubblici avranno un taglio dei loro salari di circa il 20%. Stessa sorte per le pensioni, con la riduzione delle mensilità aggiuntive per chi percepisce importi fino a 2.500 euro lordi mensili e l'abolizione per quelle superiori. È prevista una revisione, leggi restrizione, del sistema delle pensioni di invalidità. A partire dal 2011 l'età pensionabile sia per gli uomini che le donne sarà elevata a 65 anni con un minimo di contributi di 35 anni che nel tempo sarà elevato a 40 anni. Nel settore privato non sono previsti tagli salariali diretti ma sarà comunque ridotta l'indennità di licenziamento e resi più facili i licenziamenti. Una misura che colpirà i livelli di vita delle masse popolari sarà l'ulteriore aumento dell'Iva, di recente salita al 21% e che crescerà di altri due punti fino al 23%. Saranno aumentate del 10% le tasse su carburanti, alcolici e sigarette; altri aumenti sono previsti per le tasse sulle lotterie e sui beni di lusso. Altri tagli erano previsti prima ancora della messa a punto del nuovo pacchetto di misure annunciato il 2 maggio, fra i quali il progetto di legge del governo, annunciato il 28 aprile, sulla riforma della "carta amministrativa" che prevede tra le altre il licenziamento dei lavoratori con contratto a tempo determinato impiegati negli uffici comunali. Il governo di destra di Karamanlis, insediato nel 2004, era partito con un debito pari a 180 miliardi di euro; cinque anni dopo la voragine era cresciuta di altri 120 miliardi, arrivando a 300 miliardi e con un deficit statale truccato che risultava del 3,4% rispetto al prodotto interno lordo, fuori di poco dai parametri europei. Rifatti i conti il deficit è risultato essere del 13,6%. Il compito di rimettere in sesto le casse statali è toccato al governo del socialista Papandreou. 5 maggio 2010 |