Grecia Sciopero generale contro le misure anticrisi del governo Papandreu Il 24 febbraio una delegazione della Commissione europea, della Banca centrale europea (Bce) e del Fondo monetario internazionale (Fmi) era a Atene per un incontro con funzionari dei ministeri delle Finanze e del Lavoro per valutare la consistenza delle misure anticrisi annunciate dal governo guidato dal socialista Papandreou che, secondo gli impegni presi nel recente vertice europeo di Bruxelles, dovrebbe ridurre di quattro punti il deficit pubblico entro l'anno. Un traguardo che il governo vorrebbe perseguire con un piano di lacrime e sangue che prevede il congelamento dei salari pubblici, il blocco delle assunzioni, l'aumento dell'età pensionabile a 63 anni e delle tasse su benzina, tabacco e alcol. L'obiettivo dell'esecutivo greco è quello di far uscire il paese, a rischio di bancarotta, dalla pesantissima crisi finanziaria facendola pagare alle masse popolari. Nello stesso momento le piazze di tutto il paese erano piene di lavoratori, pensionati e studenti che manifestavano contro il piano del governo, per lo sciopero generale di 24 ore proclamato dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori privati e pubblici. Al premier Papandreu, che si era rivolto alla popolazione esortandola a tener di conto della gravità della situazione del paese e della necessità di fare tutti i sacrifici "per salvare il paese" sostenendo il suo piano definito di risanamento e di sviluppo, da Atene a Salonicco, alle altre principali città del paese le masse popolari hanno risposto di No, che la crisi "sia pagata da quelli che l' hanno provocata, da quelli che se ne approfittano alle nostre spalle". Per la durata dello sciopero sono rimasti fermi aerei, treni e in parte gli autobus; sbarrati banche, scuole, uffici pubblici, ospedali e una parte dei negozi. Giornali e notiziari televisivi in silenzio per la massiccia adesione allo sciopero dei giornalisti. Nel corso della manifestazione a Atene si sono registrati scontri tra la polizia e gruppi di giovani di fronte al parlamento. Il governo del socialista Papandreu è in difficoltà. L'Unione europea potrebbe stanziare una ventina di miliardi di euro per soccorrere le casse greche ma al momento prende tempo, anche perché non si fida della gestione degli aiuti finanziari dopo che i vari esecutivi a guida socialista o conservatore che si sono succeduti negli ultimi venti anni si sono fatti scivolare tra le corrotte mani una cifra sopra i 37 miliardi di euro. E dopo che è emerso lo scandalo della falsificazione dei bilanci statali da parte del precedente governo conservatore di Karamanlis, grazie alla consulenza di istituti quali la Goldman Sachs, per permettere l'ingresso della Grecia nell'euro. Il governo di Atene ha già svenduto, nonostante l'opposizione dei portuali e degli altri lavoratori del settore, la gestione per 35 anni dello strategico porto del Pireo alla Cina. L'aggressiva potenza imperialista cinese ha offerto un aiuto economico che potrebbe essere immediato in cambio di una fetta della quota di azioni della maggiore banca nazionale. In attesa di una decisone in merito il governo Papandreu ha intanto scelto la solita strada, quella di colpire i lavoratori e le masse popolari. Già il 10 febbraio erano scesi in sciopero i lavoratori pubblici, con manifestazioni di massa in 66 città di tutto il paese, una prima iniziativa di lotta il cui successo ha preparato la strada allo sciopero generale del 24 febbraio. 3 marzo 2010 |