Grecia
Sciopero generale contro i licenziamenti di massa nel settore pubblico
Il governo Samaras tira dritto per avere i soldi della troika

Il successo dello sciopero generale del pubblico impiego 16 luglio contro i licenziamenti di massa nel settore pubblico avviati dal governo Samaras ha segnato un nuovo importante passo nella lotta dei lavoratori greci. Il governo tira dritto per avere accesso ai soldi della troika e ha fatto successivamente passare la legge in parlamento, seppur con una maggioranza di soli tre voti, ma anche i lavoratori non mollano e riempiono le piazze per opporsi alle misure di lacrime e sangue imposte alle masse popolari.
Un segno dell'esasperazione dei lavoratori è dato dall'episodio del 18 luglio quando il ministro della salute greco, Adonis Georgiadis, è stato colpito da pugni e schiaffi davanti l'Attika Hospital da un gruppo di manifestanti che protestava contro la decisione dello scorso 26 giugno del ministero di chiudere quello e altri tre ospedali ad Atene, strutture pubbliche cui ricorre per cure la popolazione di fascia medio e medio bassa, oltre che gli indigenti e i poveri.
Lo sciopero del 16 luglio indetto da Gsee e Adedy, i sindacati unitari del settore privato e pubblico, e dal Pame, il sindacato vicino al Partito comunista di Grecia (Kke), ha avuto una larga adesione soprattutto dei lavoratori dei trasporti e della sanità. Cortei sono sfilati in più di 65 città di tutto il paese. Le principali manifestazioni si sono svolte a Atene dove nella mattina hanno manifestato in due cortei separati partiti dal concentramento di piazza Klathmonos, quello organizzato da Adedy e Gsee, e da piazza Omonia quello organizzato dal Pame. I dipendenti degli enti locali, già in sciopero da giorni contro i licenziamenti, si erano dati appuntamento in Piazza Karaiskaki. La sera tutti i sindacati e le organizzazioni sociali si sono ritrovati assieme per una manifestazione in Piazza Syntagma, davanti al Parlamento.
Il progetto di legge varato dal parlamento prevede un piano di tagli e di riorganizzazione che coinvolgerà quasi tutti i 700.000 dipendenti pubblici del paese a partire dal licenziamento a breve termine di 4.000 lavoratori e lo spostamento di altri 12.500. Il passaggio a altre amministrazioni sarà attuata con la messa in mobilità di oltre 4 mila lavoratori per volta per 8 mesi e con uno stipendio tagliato di un quarto. Al termine della mobilità ci sarà la ricollocazione in un'altra amministrazione e chi rifiuterà il passaggio sarà licenziato. Il primo gruppo di lavoratori è già stato indicato dal governo fra personale della scuola e polizia municipale. Il piano complessivo del governo prevede il licenziamento di ben 25mila dipendenti pubblici.
La legge prevede inoltre altre privatizzazioni, l'introduzione di nuove imposte e un nuovo attacco ai diritti dei lavoratori con l'abolizione del Contratto collettivo nazionale di lavoro e la definizione del salario minimo in base alle necessità della redditività delle imprese.
Il salario minimo diventerà un salario da fame, al di sotto dei 500 euro, con gravi conseguenze per i lavoratori e le loro famiglie. Eppure financo la Commissione europea, che pure invoca tagli ai bilanci pubblici e licenziamenti, ha registrato e denunciato il dilagare della povertà in paesi in difficoltà quali Grecia, Spagna, Bulgaria e Croazia. Col dato della Grecia dove una famiglia su cinque (20%) vive al di sotto della soglia di povertà.

24 luglio 2013