Guerra commerciale tra Cina e Usa su ricambi e polli Solo poco più di un mese fa, a fine luglio, nell'aprire i lavori del vertice cino-americano il presidente americano Barack Obama aveva auspicato "una nuova era di collaborazione, non di scontro" tra i due paesi. Ma lo scontro economico tra la prima superpotenza mondiale e la sua più agguerrita concorrente continua a produrre effetti in termini di guerre commerciali. L'11 settembre il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, annunciava che l'amministrazione Usa aveva deciso di imporre dazi doganali per tre anni sui pneumatici per auto e camion leggeri importati dalla Cina. Una misura protezionistica che prevede una tassazione delle gomme cinesi che costeranno il 35% in più il primo anno, il 30% il secondo e 25% il terzo. Una misura, spiegava Gibbs, in linea con le regole delle clausole di salvaguardia previste dall'Organizzazione mondiale del commercio (Wto, nella sigla inglese), l'organizzazione economica imperialista di cui fa parte anche la Cina. In base alle regole del Wto, il governo cinese il 16 settembre comunicava di aver presentato un esposto all'organizzazione contro la manovra protezionistica di Washington. Le due parti in causa hanno 60 giorni di tempo per risolvere la controversia attraverso i negoziati, in caso contrario sarà il Wto ad avviare un'inchiesta per verificare chi ha ragione. Il governo di Pechino non ha però atteso la fine dell'iter per rispondere pan per focaccia e assieme al ricorso al Wto ha annunciato di voler avviare un'inchiesta anti dumping sui prodotti aviari e le componenti automobilistiche made in Usa, un volume d'affari di quasi 2 miliardi di dollari che corrisponde al valore dell'export cinese di pneumatici. In particolare ha annunciato il varo di una tassa sulla carne di pollo americana, le cui importazioni verso la Cina sono in crescita. Si tratta di una guerra "a bassa intensità", la Cina ha armi potentissime a disposizione e partire dalla grossa riserva di titoli di stato statunitensi di cui è la maggiore detentrice al mondo e se decidesse di venderne una parte, provocherebbe forti scosse nei mercati finanziari mondiali; ma pur sempre di una guerra commerciale si tratta. Tra l'altro è da notare che la tassazione delle gomme cinesi era stata chiesta dal sindacato dei siderurgici Usa, lo United Steelworker che si era rivolto alla Commissione per il commercio internazionale (Itc) per denunciare che tra il 2004 e il 2008 l'import di pneumatici cinesi è triplicato "minacciando" l'industria Usa e migliaia di posti di lavoro. Dall'Itc a Obama il passo era breve, col presidente che non poteva scontentare un sindacato annoverato tra i suoi sostenitori. Ma che la misura tuteli posti di lavoro e industria Usa dei pneumatici è tutto da verificare dato che il segmento meno pregiato della produzione dei pneumatici americani è stato dirottato in fabbriche all'estero e sono quattro multinazionali americane a produrre in Cina i tre quarti dell'export destinato agli Stati uniti. 23 settembre 2009 |