I miliziani di Hamas ripuliscono la striscia di Gaza dai dirigenti corrotti di
Al Fatah Hamas conquista Gaza golpe di Abu Mazen Usa, Israele e Ue appoggiano il governo "illegale" e "illeggittimo", lo ricoprono di dollari e fanno cadere le sanzioni Che il compromesso che aveva portato lo scorso 17 marzo alla formazione del governo di unità nazionale non avesse risolto lo scontro tra le principali formazioni palestinesi di Hamas e Al Fatah era apparso evidente con le successive dimissioni del ministro degli Interni che denunciava come le milizie agli ordini del presidente Abu Mazen non riconoscessero il controllo del governo e anzi operassero per rendere ancora più difficile l'operato dell'esecutivo guidato dal premier Ismail Haniyeh. Un conflitto arrivato all'epilogo il 15 giugno quando, al termine di una settimana di scontri, Hamas conquistava il controllo di Gaza e ripuliva la striscia dai dirigenti corrotti di Al Fatah. Seguiva la risposta del presidente Abu Mazen che dichiarava decaduto il governo e nominava un esecutivo di emergenza per non passare nemmeno dalla ratifica del parlamento. Quello di Abu Mazen è un vero e proprio golpe col pieno appoggio di Usa, Ue e Israele che hanno sempre operato per far fallire il legittimo governo palestinese guidato da Hamas dopo la vittoria nelle elezioni del gennaio 2006. Le elezioni del 2006 hanno segnato la netta sconfitta di Al Fatah, travolta dagli scandali, dalla corruzione, dal fallimento della politica degli accordi capitolazionisti con Israele, il cosiddetto "processo di pace" voluto dai paesi imperialisti. Foraggiati da Usa e Israele i dirigenti di Al Fatah hanno lavorato per boicottare Hamas e il governo guidato da Haniyeh. Ne è un esempio la nomina da parte di Abu Mazen di Dahlan a vice presidente del Consiglio per la sicurezza nazionale, l'organismo che supervisiona i servizi segreti palestinesi, che operavano indipendentemente dalle direttive del governo. Mohamed Dahlan si era distinto anche negli attacchi al governo di unità nazionale perché "Hamas non deve governare, neppure assieme a Fatah". La situazione di Gaza, trasformata dai sionisti di Tel Aviv in un grande lager per l'oltre un milione di palestinesi che vi sono rinchiusi, era ancora peggiorata dall'embargo deciso da Israele, Usa e Ue contro il governo di Hamas. Delle manovre contro il legittimo governo palestinese se ne accorgerva persino l'Onu che le denunciava nel rapporto del 5 maggio dell'inviato speciale in Medio Oriente. Neanche un centesimo arrivava al legittimo governo mentre un fiume di dollari contribuiva a rafforzare le formazioni fedeli a Abu Mazen. Che nei mesi scorsi erano state rafforzate a Gaza dall'arrivo di un gruppo di 500 agenti addestrati in Egitto. Dalle scaramucce tra le formazioni di Hamas e Al Fatah agli inizi dell'anno allo scontro aperto nella prima settimana di giugno il passo è stato breve. Ai successi militari di Hamas il presidente Abu Mazen rispondeva il 14 giugno con lo scioglimento del governo di unità nazionale e delle formazioni di Hamas, la proclamazione dello stato di emergenza e l'annuncio della formazione di un esecutivo provvisorio in attesa di indire nuove elezioni. Con la presa del posto di controllo del valico di Rafah e di due sedi delle milizie di Al Fatah nella città di Gaza le forze di Hamas conquistavano il quasi totale controllo della striscia di Gaza; nella sede dei servizi segreti dove erano torturati gli oppositori trovavano prove della collaborazione tra i servizi di Dahlan e la Cia e l'inglese MI6. Molti politici, burocrati e alti ufficiali con la tessera di Al Fatah abbandonavano la Striscia con ogni mezzo. Il 15 giugno il primo ministro Ismail Haniyeh, in una conferenza stampa, defininiva "precipitosa" e "illegittima" la decisione di Abu Mazen di sciogliere il governo d'unità nazionale: "il governo resta in carica e porterà avanti i suoi compiti". Haniyeh annunciava inoltre l'amnistia per tutti gli uomini di Fatah a condizione che consegnassero le armi. Hamas denunciava la decisione di Abu Mazen definendola un "un colpo alla legittimità" e una "trasgressione di tutte le leggi". Abu Mazen tirava dritto e con un golpe annunciava il 15 giugno la nomina di un nuovo primo ministro, Salam Fayyad ministro delle finanze del governo di unità nazionale, un economista laureato negli Usa e ex funzionario della Banca Mondiale. Era stato l'unico esponente del governo di unità nazionale ricevuto dall'amministrazione Usa. Il golpe riceveva la benedizione immediata dei sionisti israeliani con il premier Olmert che annunciava il prossimo sblocco di una parte dei fondi fiscali palestinesi illegalmente trattenuti dal 2006. Seguito a ruota dagli Usa che tramite il console generale Jacob Walles annunciavano la revoca delle sanzioni nel momento in cui sarebbe stato formato il nuovo governo. L'esecutivo golpista prestava giuramento a Ramallah in Cisgiordania il 17 giugno. In un comunicato diffuso il 17 giugno anche il Quartetto per il Medio oriente (Usa, Russia, Ue e Onu) riconosceva il golpe di Abu Mazen mentre il 18 giugno anche l'Unione europea annunciava la revoca parziale dell'embargo. Sami Abu Zouri, un portavoce di Hamas ribadiva invece che "questo governo è illegittimo. La sua unica legittimità gli viene dal sostegno degli americani e dagli occupanti israeliani". 20 giugno 2007 |