Mentre Obama tresca per un nuovo governo Hollande: Sì all'intervento imperialista contro la Siria con l'avallo dell'Onu Da candidato alle presidenziali, il socialista Francois Hollande aveva affermato che se fosse stato eletto e se l'Onu avesse deciso un intervento militare in Siria, la Francia con lui alla guida vi avrebbe partecipato, con lo scopo di "proteggere i civili". Le stesse causali che avevano giustificato la partecipazione in prima fila della Francia, guidata dal suo concorrente Sarkozy, all'aggressione militare alla Libia. Da presidente eletto fa un passo in avanti e sollecita di fatto l'attacco alla Siria. In una intervista rilasciata il 29 maggio all'emittente France2 prima affermava che "occorre trovare una soluzione che non sia per forza di tipo militare, occorre esercitare pressione per mettere fine al regime di Bashar al-Assad, ma occorre un'altra soluzione". L'altra soluzione era che "un intervento armato in Siria non è affatto da escludere a condizione che venga autorizzato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite". La possibilità dell'intervento imperialista contro la Siria era indicata come soluzione per "proteggere" la popolazione civile dopo l'ennesima strage, quella di Hula dove il 25 maggio erano state uccise oltre cento persone, fra le quali almeno 40 donne e più di 30 bambini. Il governo siriano affermava che non era stato l'esercito a compiere il massacro ma bande di uomini armati dell'opposizione. Anche il responsabile della missione Onu in Siria, Robert Mood, affermava che "molte circostanze di quanto accaduto vadano ancora chiarite". Comunque vada è chiaro che il regime di Assad è responsabile della repressione sanguinosa della protesta popolare e di questo deve render conto anzitutto al popolo siriano e non agli sciacalli imperialisti che cercano pretesti per intervenire direttamente nel paese. In forma indiretta i paesi imperialisti e quelli arabi reazionari, dall'Arabia Saudita al Qatar, già sono in campo col sostegno alla compiacente formazione dell'opposizione all'estero, il Cns, che dalla sua fondazione nell'agosto scorso chiede l'intervento armato, e con la fornitura di armi a bande sunnite che agiscono nel paese. Hollande vuole restare nella prima fila tra gli interventisti imperialisti e ha annunciato la preparazione di una "Conferenza dei paesi amici della Siria" agli inizi di luglio con l'obbiettivo di riorganizzare l'opposizione siriana affinché possa "sostituirsi al regime". L'obiettivo è quello di ricompattare la coalizione del Cns, recentemente lacerata da divergenze interne proprio sulla richiesta di intervento armato esterno. A fianco dell'interventista Hollande è il governo italiano con il ministro degli Esteri Giulio Terzi che ripete: "non si può restare a guardare quando decine di bambini vengono uccisi così brutalmente. Il limite è stato superato, occorre fare qualcosa. Non c'è più tempo da perdere". Un'azione armata in Siria, si duole il ministro "è un'ipotesi al momento non realistica a causa della posizione di Russia e Cina (contrarie, ndr)". Che quella dell'intervento "umanitario" sia solo una scusa lo conferma lo stesso Terzi quando ha sottolineato che l'Italia "ha un interesse diretto nella stabilità regionale e nel prevenire che movimenti terroristici possano trovare spazio". Terzi ripete che "nessuna ipotesi può essere scartata. Tanto meno uno scenario quale quello yemenita che consentisse un'uscita di scena di Assad e l'avvio di una soluzione politica". È la soluzione sulla quale sta lavorando dietro le quinte il presidente americano Barack Obama. La cosiddetta "soluzione yemenita", con l'esilio per Assad e la sua sostituzione a Damasco con un governo amico. La "transizione morbida" che ha avuto successo a Aden e che Obama vorrebbe replicare a Damasco, se riuscirà a farla digerire al presidente russo Vladimir Putin nell'incontro previsto in margine al summit del G20 che si svolgerà a Los Cabos, in Messico, il 18 e 19 giugno. 6 giugno 2012 |