Il pendolo dell'elettoralismo borghese in Francia si sposta sulla "sinistra" borghese con l'aiuto dei trotzkisti Hollande batte Sarkozy 51,6% a 48,4% Il "cambiamento" è all'interno del capitalismo e della Ue imperialista Nella serata del 6 maggio François Hollande ha tenuto il suo primo discorso da capo di Stato a Tulle, il suo collegio, per dire che "i francesi hanno scelto il cambiamento portandomi alla presidenza della Repubblica". Il suo programma è "prima di tutto il risanamento per far uscire il paese dalla crisi. Poi la riduzione del debito", a seguire "la ricostruzione sociale" e l'occupazione. Un percorso con alcune varianti secondarie rispetto al predecessore Nicolas Sarkozy che confermano come il "cambiamento" promesso da Hollande resta all'interno del capitalismo e dell'Unione europea imperialista. Nel turno di ballottaggio del 6 maggio Hollande ha battuto il rivale di stretta misura, con il 51,6% contro il 48,4. Sarkozy ha ridotto lo svantaggio registrato al primo turno incamerando parte dei voti della destra del Fronte Nazionale di Marine Le Pen. Hollande ha fronteggiato la rimonta grazie al sostegno dei voti arrivati dai trotzkisti del "Fronte di sinistra" di Jean Luc Mélénchon. In questo modo il pendolo dell'elettoralismo borghese si è spostato sulla "sinistra" borghese e ha consegnato al socialista Hollande la poltrona all'Eliseo; dalla quale guiderà la campagna per vincere le elezioni politiche di giugno e avere la maggioranza anche in parlamento. "L'Europa ci guarda, sono sicuro che in molti paesi europei ci sia stato un sospiro di sollievo" ha affermato Hollande sottolineando che "l'austerità non può essere ineluttabile" e ribadendo che "la mia missione è di restaurare la crescita". Il nuovo presidente francese ha annunciato l'intenzione di modificare la strategia adottata contro la crisi dell'euro dalla destra conservatrice e neoliberale, guidata finora dall'asse tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il suo predecessore Sarkozy, e centrata sulla più dura disciplina di bilancio. Affermava in campagna elettorale di voler rinegoziare il trattato europeo di bilancio, il cosiddetto "fiscal compact", con l'obiettivo di inserirvi il tema della crescita economica. "L'austerità non può essere considerata una fatalità", gridava Hollande da Parigi. Da Berlino la Merkel gli rispondeva che sarà accolto in Germania "a braccia aperte" e auspicava un buon lavoro assieme dato che "la cooperazione franco-tedesca è essenziale per l'Europa". Ma, aggiungeva, non si ridiscute il pacchetto fiscale. A tranquillizzare la Merkel arrivavano le parole del presidente del gruppo parlamentare socialista all'Assemblea nazionale, Jean Marc Ayrault, indicato come un possibile futuro primo ministro, che garantiva: "Hollande sa bene l'importanza di una politica di contenimento del deficit pubblico e su questo terreno non ci sarà alcun arretramento". D'altra parte il programma di Hollande prevede il raggiungimento dell'equilibrio di bilancio nel 2017, un anno più tardi rispetto alle promesse di Sarkozy. Ayrault inoltre sottolineava come sul terreno di un "Patto di crescita sappiamo di poter contare sulla vicinanza di altri governi europei, come quello italiano guidato da Mario Monti". "Per essere ancora più chiari - precisava - non è nostra intenzione di stravolgere il trattato fiscale, vogliamo invece accompagnarlo e integrarlo con un Patto per la crescita e gli investimenti". Esattamente quello che la Ue aveva già in programma di discutere nel vertice del prossimo 28 giugno. 9 maggio 2012 |