Oltre 9 milioni di lavoratori del pubblico impiego, industria, artigiani, commercio e servizi sono interessati Nel 2007, importante e impegnativa stagione dei rinnovi dei contratti No al "patto per la produttività" proposto da Confindustria e governo, peggiore dell'accordo del luglio '93 sulla "politica dei redditi" e la contrattazione Il 2007 sarà anche l'anno del rinnovo del contratto collettivo di lavoro per 9 milioni e mezzo di lavoratori dipendenti su un totale di 16 milioni. Circa sei lavoratori su 10 saranno impegnati nella rispettiva vertenza contrattuale. Sarà una stagione di lotte sindacali molto importante che, quasi certamente, si intreccerà col tentativo del governo di rimettere le mani sulle pensioni e di rivedere le norme sul "mercato del lavoro" e con la proposta della Confindustria per un "patto per la produttività" che dovrebbe sostituire il vecchio accordo neocorporativo del luglio '93 sulla "politica dei redditi" e la contrattazione. Le categorie interessate? Si va dal pubblico impiego ai metalmeccanici, dai lavoratori del commercio e della distribuzione ai dipendenti delle imprese artigiane, dell'industria alimentare, dalle telecomunicazioni ai trasporti ferroviari, gas e acqua, dall'industria della gomma e plastica all'industria del vetro e delle piastrelle. Inoltre, nel 2007 sono in scadenza il biennio economico degli addetti ai settori chimico, farmaceutico, ceramica, elettricità e energia e petrolio. Per alcune categorie la vertenza contrattuale è in atto da tempo, come quella dei giornalisti italiani che da due anni aspettano il rinnovo, oppure il pubblico impiego già protagonisti di uno sciopero generale per ottenere l'accordo richiesto. Altre invece sono in procinto di discutere e approvare la piattaforma rivendicativa. Vediamo nel dettaglio. STATALI. Sono circa 3,5 milioni i lavoratori del pubblico impiego (tra i quali ci sono ministeriali, parastatali, dipendenti di regioni ed enti locali, sanità, scuola) che hanno il contratto scaduto a fine 2005. Per il biennio 2005-2006 lo stanziamento fissato nella Finanziaria è il seguente: 1,3 miliardi disponibili nel 2007; altri 2,2 miliardi nel 2008 con gli arretrati dell'anno precedente. Il forte ritardo potrebbe essere recuperato in parte grazie all'intesa del 4 novembre 2006 tra governo e sindacati che fissa il termine di 55 giorni per l'entrata in vigore del contratto una volta firmato. In assenza di un pronunciamento da parte della Ragioneria dello Stato o della Corte dei Conti, varrà il principio del silenzio-assenso e il contratto sarà automaticamente applicato. Il rinnovo dei contratti del pubblico impiego sarà pesantemente condizionato dall'accordo siglato il 18 gennaio tra il ministro della Fp, Luigi Nicolais, e i segretari di Cgil, Cisl e Uil che prevede la mobilità del personale tra comparti e a livello interprovinciale, gli esodi incentivati, strumenti di meritocrazia, le pagelle sulla qualità dei servizi, introduzione del telelavoro e la licenziabilità per i dirigenti. METALMECCANICI. Per gli 1,7 milioni di tute blu a fine giugno scade il biennio economico e il quadriennio normativo. Sarà l'occasione per verificare lo stato dei rapporti unitari tra Fiom, Fim e Uilm visti i contrasti e le divisioni che hanno segnato gli ultimi rinnovi. L'ultimo contratto sulla parte economica e normativa sottoscritto unitariamente risale al 1999. Entro gennaio dovrebbe tenersi un primo incontro con Federmeccanica. Intanto si sono sentite le prime dichiarazioni dei segretari generali sulla richiesta salariale da avanzare. Per Gianni Rinaldini (Fiom) essa non può essere più bassa di quella del precedente biennio economico, cioè 130 euro, anche in considerazione del fatto che siamo in una fase di crescita economica. Per Giorgio Caprioli (Fim) tale richiesta è esagerata e lancia la cifra di 90-100 euro. Mentre per Antonino Regazzi (Uilm) 130 euro al mese sono pochi e bisogna chiedere di più. COMMERCIO. Superano un milione e mezzo gli addetti del terziario, della distribuzione commerciale e servizi. La richiesta salariale per il rinnovo del biennio economico 2007-2008 è di 78 euro. Stesso aumento richiesto anche per i dipendenti della distribuzione cooperativa con 65 mila addetti. BANCARI. Sono 330 mila i dipendenti di questo settore che si apprestano ad iniziare la loro vertenza contrattuale. Le nove sigle sindacali confederali e autonome stanno preparando insieme la piattaforma da presentare alla controparte. Il settore è attualmente contrassegnato da fusioni e ristrutturazioni con problemi di mobilità e ricollocazione del personale. FERROVIE. Il contratto è scaduto il 31 dicembre scorso. Si tratta di 100 mila lavoratori per la maggior parte dipendenti dalle Fs. Per il primo biennio economico 2007-2008, i sindacati di categoria (Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil-trasporti, Fast Ferrovie, Ugl e Orsa) unitariamente hanno chiesto un aumento medio di 115 euro mensili. ALIMENTARISTI. Il vecchio contratto dei lavoratori dell'industria alimentare è scaduto a maggio del 2006. Ma la piattaforma rivendicativa è ancora tutta da fare. I sindacati si sono impegnati a presentarla per fine febbraio. Inspiegabile questo ritardo. ALITALIA. Sono circa 12 mila i lavoratori del personale di terra della compagnia di bandiera interessati al rinnovo del contratto del secondo biennio economico 2006-2007. Non sarà una vertenza facile considerato lo stato di crisi della società. A questo proposito va detto che questi lavoratori non hanno avuto, di fatto, in busta paga nemmeno gli aumenti del precedente biennio 2004-2005 perché a suo tempo furono destinati al fondo esuberi. TELECOMUNICAZIONI. Per il rinnovo dei biennio economico dei 120 mila lavoratori delle Tlc, che scade a fine anno, i sindacati hanno chiesto un incremento retributivo di 111 euro. POLIGRAFICI. 10 mila i lavoratori del comparto. Contratto scaduto il 31 dicembre 2006. In attesa della presentazione della piattaforma rivendicativa. PANIFICATORI. La vertenza che riguarda 20 mila lavoratori registra da tempo un duro braccio di ferro tra le parti. I sindacati denunciano in particolare l'uso del lavoro nero e le precarie condizioni di sicurezza. Il "patto per la produttività" Tutti questi lavoratori chiedono al governo (in quanto datore di lavoro) e alle associazioni padronali risposte positive per adeguare il salario e migliorare le condizioni di lavoro. Del governo si è già detto qualcosa. Si potrebbe aggiungere l'intenzione manifesta del ministro dell'Economia, Tommaso Padoa Schioppa, di riscrivere l'accordo del '93, ritenuto insufficiente per rilanciare crescita e competitività. Quell'accordo che, ricordiamolo, abolì con un solo colpo la scala mobile e introdusse la "politica dei redditi", ovvero la subordinazione della dinamica salariale ai tetti (fittizi) di inflazione programmata, che dovevano valere anche per i rincari dei prezzi e mai attuati. Un accordo che non ha difeso il potere d'acquisto dei salari e ha prodotto una gigantesca redistribuzione del reddito a favore del capitale e della rendita finanziaria. Per la parte padronale occorre segnalare l'attivismo della Confindustria che vorrebbe cogliere l'occasione dei rinnovi per imporre nuove (e peggiorative) regole della contrattazione e un "patto per la produttività" con al centro le flessibilità orarie e nel "mercato del lavoro" introdotte con la legge 30. Come se l'enorme precarietà sviluppatasi in questi anni non fosse abbastanza. Il vice presidente della Confindustria, Alberto Bombassei, ha chiaramente detto che il modello contrattuale dovrà essere cambiato "puntando sulla produttività" e che il salario dovrà differenziarsi sul territorio. Insomma un ritorno alle "gabbie salariali". Bombassei chiede inoltre una sorta di detassazione del lavoro straordinario. I contenuti del "patto per la produttività" li ha chiariti direttamente il presidente della Confindustria Luca di Montezemolo. Il quale sostiene che per recuperare produttività e competitività occorre la flessibilità degli orari e dei salari intendendo con questo che i primi si devono allungare e i secondi si devono accorciare. Più nel concreto Montezemolo chiede di poter disporre dell'orario straordinario (fatto anche di sabato e domenica) senza limiti e senza alcuna contrattazione preventiva, chiede il ridimensionamento del contratto nazionale, privilegiando il contratto di secondo livello (aziendale, di gruppo e territoriale), chiede di legare il salario alla meritocrazia, tramite una contrattazione che riduca la quota collettiva di aumento salariale per favorire quella individuale. Il vicepremier Massimo D'Alema si è espresso apertamente per questo patto "per affrontare le nuove sfide del Paese". Cisl e Uil hanno mostrato interesse e disponibilità. La Cgil di Epifani per ora ha nicchiato ma non c'è da farsi alcuna illusione sulla sua tenuta. 24 gennaio 2007 |