Pesanti ombre sulle procedure per la costruzione della "grande opera" berlusconiana, la più costosa di sempre, che penalizza il Sud
(I mille affari in Italia e
nel mondo del gruppo Impregilo) Impregilo si aggiudica l'appalto per il ponte sullo Stretto Con un'offerta di 3,88 miliardi di euro, "scontata" del 12,33% rispetto ai 4,43 miliardi di euro indicati come prezzo a base d'asta, più la promessa di realizzare l'opera in 70 mesi e con 243 giorni di anticipo sul previsto, il 12 ottobre scorso l'Impregilo, società leader nel settore dell'ingegneria delle costruzioni, si è aggiudicata l'appalto per la realizzazione del famigerato ponte sullo Stretto di Messina: la più costosa, devastante e inutile opera pubblica mai realizzata in Italia, che il neoduce Berlusconi ha sempre indicato fra le priorità del suo governo. Impregilo è riuscita ad aggiudicarsi il mega appalto sconfiggendo la cordata rivale capeggiata dal gruppo Astaldi e dopo il ritiro, nella primavera scorsa, della austriaca Sabag che ha rinunciato alla gara esprimendo forti perplessità sulla fattibilità dell'opera. In data 21 dicembre il gruppo Astaldi ha comunque depositato ricorso al Tar del Lazio contro l'assegnazione ai rivali dell'appalto multimiliardario. Impregilo, fino a pochi mesi fa fiore all'occhiello di Cesare Romiti e del gruppo Fiat, è diventato negli anni un nome tristemente noto per le sciagure, gli scempi, i dissesti idrogeologici, lo spreco di denaro pubblico e la relativa corruzione annessa e connessa disseminati coi tunnel, le dighe e tutte le altre "opere ingegneristiche" realizzati in mezzo mondo (vedere scheda a parte). Credenziali che certo non lasciano ben sperare per gli incalcolabili danni ambientali e lo scempio paesaggistico che produrrà sull'intera zona la colata di cemento e acciaio lunga 3.666 metri, sorretta da due torri alte 382 metri su cui saranno ancorate 6 corsie stradali, 2 binari e non meno di 5.300 metri di cavi. Cosiccome incalcolabili saranno i vantaggi economici a favore della mafia che al Sud come nel resto del Paese controlla non solo gli appalti pubblici ma anche tutta la filiera dei subappalti a cominciare dal calcestruzzo, movimento terra e forniture. Tutto ciò in cambio della promessa di circa 40mila posti di lavoro comunque a tempo determinato, quindi precario, mal pagato, supersfruttato e purtroppo, visto i funesti precedenti della Impregilo in Italia e nel mondo, anche molto rischiosi per l'incolumità dei lavoratori che saranno impiegati nei cantieri. Impregilo viene da una situazione sull'orlo della bancarotta. La famiglia Romiti, pur mantenendo la presidenza, è stata di fatto estromessa dal Consiglio di amministrazione. Alla guida operativa del gruppo adesso c'è Alberto Lima, ex Finmeccanica, espressione degli azionisti che hanno salvato il gruppo dalla bancarotta "ripulendo" il bilancio per circa 300 milioni di euro. Una vicenda che a fine novembre 2004 portò la procura di Monza ad aprire un'inchiesta e a notificare 5 avvisi di garanzia per falso in bilancio, false fatturazioni e false comunicazioni sociali a carico di altrettanti componenti del Cda fra cui l'allora amministratore delegato Pier Giorgio Romiti e l'ex presidente Paolo Savona. Nel giro di pochi mesi l'inchiesta di Monza è sparita dalla cronaca giudiziaria, i nuovi azionisti hanno "ripulito" il bilancio, "dimesso" alcune società "improduttive" con conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro e adesso, cioè nemmeno un anno dopo, Impregilo è quotata in borsa, con un fatturato consolidato per il 2004 di 2.999 milioni di euro, è rimasta gruppo leader in Italia di ingegneria e general contracting; gli attuali azionisti di riferimento sono "affidabili" con alla testa Igli Spa (società veicolo costituita da Gruppo Gavio, Gruppo Techint, Autostrade spa, Efibanca e Sirti) che detiene il 16,89%, Gemina (cioè Romiti) con una quota dell'11,829%, Banca Popolare di Milano con il 3,084%, Assicurazioni Generali spa (2,136%) e Lazard AM (2,015%). Il restante 64,046% del capitale è rappresentato da flottante, cioè dai proventi delle speculazioni in borsa. Inoltre, Impregilo è attualmente coinvolta nella realizzazione delle linee dell'alta velocità ferroviaria, nell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nell'autostrada Monte Bianco-Aosta e nelle linee metropolitane di Genova e Napoli e in diverse costruzioni all'estero. Insomma, tutto a gonfie vele? Non proprio, visto che, a causa del recente e anche del remoto passato di Impregilo, l'Unione europea ha aperto un fascicolo sulle pesanti ombre che gravano sulla correttezza delle procedure seguite per espletare la gara d'appalto. Primo indiziato è l'insolito ribasso offerto da Impregilo: da 4,4 a 3,9 miliardi di euro (-12,33%). I concorrenti sono convinti che più sotto del 2% non si potesse andare. In secondo luogo c'è da verificare la "distorsione di concorrenza" denunciata da Fulco Pratesi, presidente del Wwf, che ha scritto una lettera alla Commissione europea chiedendo l'apertura di una procedura d'infrazione contro la Repubblica italiana "per violazione dell'articolo 3 della Direttiva 93/9". Secondo il Wwf, infatti, due cooperative collegate fra loro - la Cmc di Ravenna e il Ccc di Bologna - sono presenti l'una in una cordata l'altra in quella concorrente che si sono contese l'appalto. Sulla carta ci sarebbe dunque il rischio di una distorsione della concorrenza. Un'ipotesi che per Bruxelles non è manifestamente infondata come conferma appunto l'apertura del fascicolo. A difesa delle procedure d'asta si è schierato Pietro Ciucci, amministratore delegato della "Stretto di Messina Spa" (53, 6% di Fintecna, il resto di Rfi, regioni Calabria e Sicilia e Anas) secondo cui: "quel ribasso non sarebbe infrequente". Mentre l'ex ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, che ora guida l'Ispa, la società pubblica delle infrastrutture, si affretta a mettere avanti lo spauracchio delle penali in caso di blocco ad appalto assegnato. Come dire: il ponte si farà e ce ne infischiamo delle proteste delle popolazioni, delle associazioni, comitati, sindacati e social forum che hanno organizzato manifestazioni e campeggi "No ponte" tra Scilla e Cariddi per ribadire che si tratta di un'opera inutile. Che peraltro costerà fior di milioni alla collettività a partire dai 100 milioni di euro che dovranno essere versati alle Ferrovie per 30 anni per arrivare ai 1.234 posti che andranno perduti tra gli addetti al traghettamento e per il depauperamento di scorci naturali di inestimabile bellezza. Tutto per sbarcare, forse e se non tira vento, un po' più velocemente in Sicilia, una regione dove le autostrade sono di fatto un "optional" e i treni non superano i 25 km all'ora, con metà tratte elettrificate e solo 105 chilometri di doppio binario. Dove per andare da Palermo a Catania (260 km) si cambia due volte e ci vogliono 6 ore, mentre da Trapani a Siracusa (370 km) non bastano addirittura 9 ore. 11 gennaio 2006 |