Imputazione coatta per il governatore siciliano Concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato per don Raffaele e il fratello Angelo, deputato nazionale del MPA Mandare a casa Lombardo con una mobilitazione di piazza Dal nostro corrispondente della Sicilia Il giudice per le indagini preliminari (Gip) Barone non ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Catania e ha disposto l'imputazione coatta del presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo (Mpa), e di suo fratello Angelo, deputato nazionale (Mpa) per concorso esterno all'associazione mafiosa e voto di scambio aggravato, nell'ambito dell'inchiesta Iblis. L'"imputazione coatta" è un'ordinanza disposta dal Gip in rigetto a una richiesta di archiviazione presentata dalla Procura competente. La richiesta di archiviazione per il procedimento riguardante i Lombardo era arrivata nel giugno del 2011. Si basava sulla cosiddetta "sentenza Mannino", con cui nel 2005, le Sezioni Unite annullarono con rinvio la condanna in appello per l'ex-ministro Calogero Mannino e restrinsero l'ambito di applicabilità del reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo i giudici della Procura catanese, benché vi fossero prove dei rapporti tra Lombardo e i boss mafiosi tuttavia non c'erano elementi di prova sufficienti a ritenere che l'accordo tra Lombardo e la famiglia mafiosa catanese "l'abbiano rafforzata in maniera rilevante, come richiesto dai principi affermati dalla Corte Suprema di Cassazione a Sezioni Unite". Insomma Lombardo, secondo la Procura di Catania, aveva sì ottenuto i voti dei mafiosi, ma non vi erano prove che avesse ricambiato il favore e, dunque, rafforzato la mafia. Il gip Barone invece afferma che il nesso concreto tra l'accordo e il rafforzamento della mafia catanese esiste e si basa sullo "strumento offerto dai Lombardo alla consorteria mafiosa e da questa utilizzato". Si riferisce il Gip alla vicenda Safab Spa che aveva in appalto i lavori del canale di gronda di Lentini, nel Siracusano, ma che aveva un problema con le autorizzazioni per un cantiere vicino Sigonella. Giovanni Barbagallo, vicino a Vincenzo Aiello, indicato come reggente di Cosa nostra etnea, è il tramite tra la società di costruzione e i fratelli Lombardo. Barbagallo promette ai responsabili della società un incontro "non tanto di Raffaele che è guardato a vista e non vuole vedere imprese" quanto con il fratello Angelo. L'ex-consigliere di amministrazione della Safab, Paolo Ciarroca, arrestato nel 2009 dalla Procura di Palermo, incontrerà il parlamentare nazionale del Mpa a Roma. Secondo quanto scritto dal Gip, l'incontro dimostra l'esistenza di un legame tra la famiglia mafiosa e i Lombardo. Il legame avrebbe determinato un cambiamento di strategia della famiglia mafiosa, un suo salto di qualità. Forti del rapporto stretto con esponenti delle massime istituzioni borghesi siciliane, i mafiosi invece di minacciare gli imprenditori di rappresaglia, prospettavano loro i vantaggi derivanti dalla mediazione mafiosa presso le istituzioni. In sostanza Cosa nostra ha acquisito "grazie al prestigio delle nuove cariche politiche assunte dai fratelli Lombardo (punti di riferimento dell'associazione in ragione del patto stipulato) un quid pluris in grado di poter con più efficacia controllare le imprese operanti nel territorio di competenza del sodalizio". Un passaggio questo che ha un risvolto non solo processuale, per quanto importante, ma anche politico per le masse popolari siciliane, in quanto rivela l'avvenuto consolidamento di sistema di scambi e mediazioni tipicamente clientelare e mafioso intorno al governo Lombardo, appoggiato dal PD. Per quanto riguarda il voto di scambio aggravato emerge che "i fratelli Lombardo hanno direttamente o indirettamente sollecitato la 'famiglia' catanese a ricercare voti, in loro favore o in favore del partito politico di cui Raffaele Lombardo è il leader, in occasione delle elezioni europee del 1999; di quelle amministrative provinciali del 2003; delle europee del 2004; delle regionali del 2006; delle nazionali, comunali e regionali del 2008". I marxisti-leninisti siciliani, con un comunicato stampa della Responsabile regionale, hanno espresso solidarietà al Gip Barone e auspicato una mobilitazione di piazza con l'obbiettivo di mandare via Lombardo, poiché il governatore non andrà via da sé. Troppi interessi trasversali agli schieramenti politici borghesi lo vogliono ancora al governo della Sicilia con l'obbiettivo di consolidare il sistema di interessi e profitti a favore di pochi e a danno delle masse popolari. Per togliersi dal collo il tallone clientelar-mafioso del governo Mpa-Pd in Sicilia è necessaria una mobilitazione popolare simile a quella che costrinse, sempre per motivi di mafia, alle dimissioni l'ex-governatore Cuffaro. 4 aprile 2012 |