Promossa dal Pm di Potenza Woodcock Inchiesta su una loggia massonica coperta con base nella sede dell'Udc di Livorno Coinvolti politici del "centro-destra" e del "centro-sinistra", imprenditori, ex piduisti, boss mafiosi, alti ufficiali delle "forze dell'ordine" e prelati del Vaticano Una "inquietante commistione" tra massoneria, affari, politica, alti ufficiali e prelati del Vaticano e delle "forze dell'ordine", militari e alti esponenti delle istituzioni "di ogni genere e specie" intercettati mentre parlano di "intrallazzi", "questioncelle", "pizzi" e "tangenti": è questo il criminale intreccio su cui sta cercando di far luce la nuova inchiesta avviata circa due anni fa dal Pm di Potenza Henry John Woodcock che il 4 giugno ha disposto l'iscrizione nel registro degli indagati di 24 persone tutte accusate di violazione della legge Anselmi e per "essersi associati tra di loro allo scopo di commettere un numero indeterminato di reati contro la pubblica amministrazione, promuovendo associazioni segrete vietate dall'articolo 18 della Costituzione e pianificando interventi diretti ad accaparrarsi appalti, concessioni e risorse pubbliche, sfruttando i legami scaturiti da rapporti di natura massonica". La notifica degli avvisi di garanzia è stata accompagnata da una serie di perquisizioni effettuate dalla Guardia di Finanza presso le abitazioni, uffici e studi professionali di proprietà degli indagati dislocati in diverse città d'Italia fra cui Massa Carrara, Arezzo, Viareggio (Lucca), Reggio Calabria, Lamezia Terme, Cosenza, Potenza, Genova, Milano, Roma, Parma, Pavia e soprattutto Livorno dove, secondo gli inquirenti, la locale sede dell'Udc ospiterebbe addirittura una loggia massonica occulta indicata come l'epicentro di tutto il malaffare. Infatti delle 24 persone indagate, 13 risiedono e operano nel litorale toscano: sei tra Viareggio e la Versilia, 5 a Livorno e 2 all'Isola d'Elba. Altre perquisizioni la GdF le ha effettuate presso i luoghi di ritrovo di due logge massoniche: la "Oriente" di Scalea in Calabria e la "Giuseppe Colorano 19" di Potenza. Nell'inchiesta spuntano i nomi di alcuni alti prelati del Vaticano e dell'Opus Dei, interessati, a quanto pare, all'affare della costruzione del porto di Genova. Fra questi Monsignor Francesco Camaldo, decano dei cerimonieri del Vaticano in prima fila ai funerali del papa nero Wojtyla e vicinissimo al suo successore Ratzinger, "cavaliere ufficiale" dell'"Ordine al Merito di San Giuseppe", già coinvolto nell'inchiesta che circa un anno fa portò in carcere il suo amico fraterno Vittorio Emenuele di Savoia per conto del quale Camaldo chiese al faccendiere Massimo Pizza di oscurare il sito web www.pravdanews.com perché pubblicava notizie sgradite ai Savoia. Tra gli indagati figurano anche alcuni vecchi piduisti come il 72enne Emo Danesi, ex parlamentare Dc, Mauro Lazzeri, dirigente dell'Udc di Livorno e responsabile del tesseramento, Giampiero Del Gamba (che Woodcock definisce "ex appartenente alla P2, tessera L863, accusato di aver minacciato per conto di Licio Gelli Flaminio Piccoli, che parlava di "congiura massonica"), ex Dc, ex segretario personale del ministro Bisaglia, attualmente esponente della Udc e suo genero Piero Di Francesco, segretario provinciale livornese del partito di Lorenzo Cesa. Gli avvisi di garanzia hanno colpito anche diversi politici "eccellenti" come Paolo Togni, già capo di gabinetto del ministro dell'ambiente Altero Matteoli (An), vicepresidente della Sogin (società di gestione degli impianti nucleari), e già presidente della filiale italiana della Waste Management, colosso in smaltimento di rifiuti e produzione di energia; e uomini influenti come Valerio Bitetto, ex amministratore Enel, ora amministratore della Tecnoplan, azienda che si occupa di ingegneria energetica. L'inchiesta scaturisce da una precedente indagine del 2005 denominata "Somaliagate" in cui è coinvolto il faccendiere Massimo Pizza, sospettato appartenente ai servizi segreti, arrestato nell'ambito dell'inchiesta sulle grandi truffe ad imprenditori e traffici con la Somalia e a lungo detenuto nel carcere di Potenza. Pizza ha raccontato ai magistrati dell'esistenza di logge massoniche collegate a un "centro di potere" in Basilicata intorno al quale ruotavano e ruotano grandi operazioni speculative legate al petrolio, all'acqua ed ai rifiuti. Pizza ha fatto riferimento al coinvolgimento oltre che di monsignor Camaldo anche di altri alti prelati del Vaticano e dell'Opus Dei. In particolare Pizza ha detto ai giudici che "sono due, le gran logge d'Italia da tenere d'occhio. Una in Calabria, l'altra in Basilicata. Se lei (riferito al pm Woodcock, ndr) va a vedere i componenti per esempio della loggia di Calabria e va indietro, ricostruisce esattamente una parte di rapporti italiani che ci sono stati, ma ricostruisce la trasformazione organica della criminalità organizzata calabrese all'interno delle istituzioni a livelli altissimi". Pizza non ha voluto fare nomi ma ha confessato di ritenere che anche "diversi esponenti politici della Lucania siano massoni". A tal proposito nelle scorse settimane, Woodcock aveva chiesto, senza però ottenerli, gli elenchi degli affiliati alla massoneria "legale" a tutte le prefetture italiane anche perché le due organizzazioni create dai personaggi finiti nell'inchiesta e di cui ha parlato Pizza ai magistrati, ossia la Gran Loggia Unita Tradizionale (GLUT) promossa da Del Gamba e il Grande Oriente Universale (GOU), di cui Lazzeri è gran maestro non sono riconosciute all'interno della massoneria ufficiale. Molto importante, secondo il Pm, è il ruolo svolto da un'altra indagata: Tiziana Giudicelli, ex consigliere comunale di Forza Italia a Portoferraio, ora funzionaria romana dell'Udc, "affiliata 'all'orecchio'", cioè all'insaputa degli altri adepti, con la chiara finalità di "penetrazione da parte della loggia massonica di un partito politico in particolare". Mentre Lazzeri tratta direttamente gli affari di "pizzo" con gli imprenditori coinvolti e si preoccupa in prima persona del "ritorno al partito" attraverso un finanziamento occulto a lavori ultimati. All'inizio c'erano altri 20 indagati, tutti affiliati a una rete massonica "deviata", riconducibile a "logge coperte", membri "affiliati 'all'orecchio'" e con una serie di "strutture" segrete, che assumono "la connotazione di un gruppo ben organizzato in una compagine diffusa e operativa su tutto il territorio nazionale" che conterebbe su diversi nomi eccellenti della politica, dell'imprenditoria, della sanità, della magistratura, delle ''forze dell'ordine'', del giornalismo, del Vaticano e, addirittura, di esponenti vicini alla criminalità organizzata per succhiare soldi e influenzare la pubblica amministrazione, elargendo tangenti, investendo nei porti delle più grandi città di mare, nell'acqua, nel gas, puntando a piazzare impianti nell'industria energetica. Molto illuminante in tal senso è l'intercettazione di una conversazione inerente la realizzazione di un rigassificatore che dovrebbe essere realizzato al largo di Livorno da Endesa, Amga, Olt Energy e Asa Livorno. 13 giugno 2007 |