Inchiesta "Why Not" Indagati Prodi, Mastella, Loiero, Cesa, Gozi Il governatore della Calabria accusato di corruzione semplice e corruzione elettorale Nonostante i ripetuti tentativi messi in atto da Prodi e Mastella (iscritti nel registro degli indagati rispettivamente il 13 luglio e il 17 ottobre 2007) per insabbiare le indagini, l'inchiesta "Why Not", avviata dall'ex Pm Luigi De Magistris il 23 giugno 2007 per fare luce sull'inquietante intreccio politico-mafioso-massonico-imprenditoriale che da almeno 4 anni (2004/2007) si spartisce la montagna di finanziamenti pubblici stanziati dallo Stato e dalla Comunità europea per favorire lo sviluppo della Calabria, continua a mietere vittime "eccellenti". Il 7 febbraio è stata la volta del presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, che è stato raggiunto da un avviso di garanzia per corruzione semplice e corruzione elettorale, emesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro. Insieme alla notifica sono state effettuate anche una serie di perquisizioni in case e uffici di proprietà del governatore e di altri indagati, in 16 società e presso la sede del Comitato per Agazio Loiero presidente. Nel provvedimento emesso dalla Procura generale, tra le altre cose, si fa riferimento a un versamento di 100mila euro effettuato in due tranche uguali durante la campagna elettorale per le regionali del 2005 da parte degli imprenditori Antonio Saladino e T. G. (titolare di numerosi centri commerciali) a favore di Loiero che, in cambio, avrebbe favorito società vicine ai due. "A tal fine - scrivono i Pm - Saladino stringe alleanza con A.G., imprenditore di grande forza economica e titolare di numerosi centri commerciali Despar. I due versano, per l'onorevole Loiero, la somma di euro 100.000. In più, ulteriore impegno da parte del Saladino è quello di assumere in attività lavorative soggetti segnalati dall'onorevole Loiero". Altri 31.700 euro Saladino li dà (nel 2004) a una società riferibile a De Grano, "sotto forma di attività professionale mai prestata". In cambio dei suoi lauti favori Francesco De Grano viene nominato dirigente degli Affari internazionali presso la Regione Calabria e da quella poltrona partecipa a tutte le riunioni per definire quali strumenti utilizzare per far arrivare a Saladino "fondi pubblici". E suggerisce a tal fine perfino la costituzione di una Fondazione che, con spavalderia: "A chi chiedeva chiarimenti, rispondeva 'Ma non hai ancora capito che questa fondazione ci serve per veicolare fondi?'". La fondazione si chiamerà "Need Ricerca srl". Dopo l'uscita di scena di De Magistris l'inchiesta è stata affidata a tre nuovi Pm: Domenico De Lorenzo, Pierpaolo Bruni e Alfredo Garbati che, proprio sulla base delle carte di "Why Not" avocata al Pm napoletano, hanno aperto un nuovo filone di indagine che vede al centro del malaffare gli stessi indagati di De Magistris con alcuni nomi eccellenti che ritornano e altri nuovi che spuntano a sorpresa. Su tutti spicca ancora Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria, che è il perno intorno al quale ruota tutto il mercimonio: non a caso sono state perquisite le sedi di Obiettivo Lavoro di Cosenza, Lamezia e Crotone (di cui Saladino è stato per anni responsabile) e Need di Lamezia Terme, di cui è ancora il referente. Il suo nome emerge nell'inchiesta "Why Not" insieme a quello di un altro indagato raggiunto anch'egli da un nuovo avviso di garanzia e perquisizioni: Francesco De Grano, direttore generale del Dipartimento attività produttive della Regione. De Grano sarebbe - secondo le nuove accuse - una delle porte girevoli intorno alle quali orientare le risorse pubbliche a favore dei soliti noti: le società costituite da Saladino o comunque nella sfera della Compagnia delle Opere. Non va dimenticato che De Grano è fratello di Mariella De Grano, anch'essa indagata, e moglie di Pietro Macrì. Quest'ultimo - secondo il Pm De Magistris - quale amministratore delegato della società Met sviluppo ricevette dalla società "Why Not" riconducibile a Saladino 250mila euro per un programma informatico denominato "Navision" ma inservibile. Fondi che poi servirono per lo sviluppo del sito web "Laboratorio democratico europeo", il cui presidente, l'onorevole Sandro Gozi (PD) è "persona molto vicina" a De Grano, Macrì e soprattutto all'ex presidente del Consiglio Romano Prodi fin dai tempi della presidenza della commissione Ue. Per questo Anche gli uffici di Macrì sono stati perquisiti e nei confronti di Gozi è stato emesso un nuovo decreto di perquisizione e sequestro. Anche perché dagli atti dell'inchiesta emerge che Saladino incontrava regolarmente gli emissari di Romano Prodi: Sandro Gozi e soprattutto Piero Scalpellini: l'uomo che cura gli affari e i contatti a San Marino dove ha sede l'omonima loggia massonica già coinvolta nello scandalo, amico di vecchia data di Prodi e cofondatore di Nomisma. Tra i nuovi indagati figura per la prima volta anche Eugenio Ripete capo struttura del gabinetto di Loiero in Regione e da questi nominato presidente della Sacal (la società che gestisce l'aeroporto di Lamezia Terme e i cui uffici sono stati perquisiti) nel giugno 2007. Secondo i Pm Antonio Saladino: "Ha anche strumentalizzato il credo cattolico delle persone del suo apparato. Nella sua comunità riesce a imporre la propria strumentale interpretazione e applicazione dei canoni della religione cattolica che piega ai suoi obiettivi, leciti o illeciti che siano. A un certo punto è esplicito nella ricerca di 'affari', cioé di 'fare soldi'". Nella sua comunità, ricordano i Pm, si arriva a dire che "se avesse saputo dei comportamenti del Saladino, don Giussani si sarebbe rivoltato nella tomba". Tra le nuove "acquisizioni" della procura generale (ci sono almeno una decina di gole profonde della Compagnia delle opere e della politica calabrese) che accusano: "In forza del suo 'sistema', Saladino scende in campo apertamente, contrariaramente alla tradizione della Compagnia delle Opere, nelle competizioni elettorali regionali e politiche del 2005 e del 2006, sostenendo l'onorevole Prodi e il candidato governatore Loiero. Tale condotta non è dovuta a un'opzione ideologica ma a intenti esclusivamente opportunistici". Prodi come al solito ha smentito il "sostegno in campagna elettorale" ma è stato costretto ad ammettere di aver avuto contatti con Saladino sia pure "occasionali". Dopo questa nuova raffica di avvisi di garanzia, "Why Not" conta ora una quarantina di indagati fra cui spiccano, oltre a Prodi e Mastella, anche Loiero, Gozi e il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. 13 febbraio 2008 |