Non c'è sicurezza nello Stretto di Messina Nave contro aliscafo: 4 morti e 88 feriti Solo ora il governo pensa a un piano per la sicurezza Quattro marittimi morti e 88 passeggeri feriti, di cui 7 versano ancora in gravi condizioni, è il drammatico bilancio dell'incredibile collisione tra un aliscafo e una nave portacontainer avvenuta nel tardo pomeriggio del 15 gennaio nello stretto di Messina. Le vittime sono il comandante dell'aliscafo, Sebastiano Mafodda di 54 anni e il direttore di macchina, Marcello Sposito di 41 anni e due membri dell'equipaggio, Lauro Palmiro di 50 anni, e Domenico Zona, 42 anni, motorista. "Ero tranquillamente seduta al mio posto sull'aliscafo - racconta una pendolare rimasta lievemente ferita - eravamo diretti a Messina. A un certo momento è come se ci fosse stata un'improvvisa inversione di rotta. Poi ho sentito un tremendo urto: sono stata sbalzata dal sedile e sono finita tre metri più avanti. Dopo essermi ripresa ho sentito una tremenda puzza di petrolio e ho visto la fiancata sventrata dell'aliscafo. Ho pensato di morire". In preda al panico alcuni passeggeri si sono gettati in mare e sono stati tratti in salvo dai marinai del portacontainer. La collisione è avvenuta intorno alle 18,30, a circa un miglio e mezzo dal Faro di San Raineri, a Messina tra l'aliscafo delle Ferrovie "Segesta Jet", partito da Reggio Calabria alle 17,35 con circa 150 passeggeri, e la nave mercantile russa "Susan Borchard" battente bandiera di Antigua. Lo squarcio, sulla fiancata destra dell'aliscafo, sembra non lasciare dubbi sulla dinamica dell'incidente. Da una prima ricostruzione fatta dagli inquirenti è stato il cargo a investire il mezzo veloce carico di pendolari: l'aliscafo è stato colpito in corrispondenza della plancia di comando che è stata ridotta a un ammasso impressionante di ferraglia. Solo il caso ha voluto che, per pochi metri, la prua del mercantile non prendesse in pieno lo scomparto passeggeri provocando così una strage ben più grave. "Ciò che è certo - ha detto il sostituto procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Francesco Mollace che segue le indagini - è che è stata la nave portacontainer a investire l'aliscafo. Il problema, a questo punto è capire di chi sia la responsabilità dello scontro. Se cioè è stato l'aliscafo a tagliare la strada alla nave o se è stata quest'ultima a seguire la rotta di collisione. E questo potrà essere chiarito soltanto quando saranno espletati tutti gli accertamenti tecnici e peritali". Al vaglio dei magistrati c'è anche la condotta di una terza nave presente nel luogo dell'incidente che potrebbe avere parzialmente oscurato la visione dell'aliscafo al cargo. Si tratta del traghetto "Zancle" della compagnia privata "Caronte&Tourist", in servizio tra il porto di Villa San Giovanni e quello di Tremestieri in Sicilia. Mentre secondo la Capitaneria di Porto di Messina si è tratto di un "errore umano". Sulle cause dell'incidente indagano anche le Ferrovie, proprietarie dell'aliscafo, e il ministero dei Trasporti. Per il momento sul registro degli indagati figurano solo i nomi dei due capitani dello "Zancle" e del portacontainer accusati di omicidio colposo plurimo. In attesa di vedere in che modo si svilupperanno le indagini, risulta chiaro che la massima responsabilità della tragedia va attribuita al governo, a cominciare dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi (PdCI) che, pur essendo perfettamente al corrente della grave carenza di sicurezza che da oltre un decennio, a causa dell'aumento vertiginoso del traffico dovuto allo sviluppo del porto mercantile di Gioia Tauro, rende pericolosissima la navigazione in quel tratto di mare, non ha mosso un dito per risolvere il problema. La verità è che, come hanno denunciato Mariano Massaro, segretario dell'Orsa, e Sebastiano Pino, presidente del Sasmant, sindacato autonomo delle navi traghetto, esiste un sistema di controllo che se ben funzionante avrebbe quasi certamente evitato la tragedia. Si tratta del "Vts, acronimo di Vessel Traffic System, il sistema di controllo satellitare che si trova sulla collina sopra il porto di Messina atto a monitorare la navigazione sullo Stretto. Il problema è che questo sistema installato nel 2002 funziona solo in via sperimentale e solo per alcune ore al giorno e viene spento alle 17.00". Infatti le registrazioni del traffico effettuate dal sistema non saranno utili all'inchiesta perché il giorno e all'ora della tragedia il Vts era già spento da oltre un'ora mezza. Per farlo funzionare costantemente e correttamente servirebbe un decreto interministeriale che definisca alcune lacune di diritto marittimo internazionale. Che però né Berlusconi né Prodi si sono mai presi la briga di emanare. Non è bastata nemmeno la lettera aperta (che pubblichiamo a parte) scritta nei giorni precedenti la tragedia dall'Associazione marinara capitani di lungo corso e capitani di macchina di Messina sulla necessità di una conferenza per l'allarme sicurezza! Ci dovevano scappare per forza i morti per far capire al ministro Bianchi che, come ha ammesso lui stesso durante l'audizione "urgente" alla Camera: "forse è necessario adeguare i sistemi di sicurezza a questi più elevati livelli di traffico"? Cosa se ne fanno i familiari delle vittime e dei feriti dei messaggi di cordoglio e delle "lacrime di coccodrillo" di Napolitano e Prodi dal momento che costoro, pur avendo l'autorità per intervenire, non hanno mosso un dito per mettere in sicurezza la navigazione nello Stretto? 24 gennaio 2007 |