Incontro tra ministro e organizzazioni studentesche Gelmini agli studenti: "il mio decreto non si tocca" Medi e universitari chiedono l'immediato ritiro del decreto e l'abrogazione della 133 Fallisce il "tavolo di trattativa" invocato anche da Napolitano Di fronte al dilagare della protesta studentesca, il 23 ottobre la gerarca Gelmini facendo proprio il peloso "invito al dialogo" lanciato da Vittorio Emanuele Napolitano ha offerto "un tavolo di trattative" agli studenti in lotta col chiaro intento di spaccare il movimento e porre fine alle occupazioni riconducendo la protesta nell'alveo del parlamentarismo borghese. A tale scopo la Gelmini aveva invitato al tavolo anche le minoritarie organizzazioni studentesche che fanno capo a Forza Italia, An e Comunione e Liberazione, favorevoli alla controriforma. Ma il goffo tentativo di sabotare il movimento dall'interno, cioè con la carota della trattativa al posto del manganello minacciato dal nuovo Mussolini Berlusconi e invocato dal capo dei gladiatori Cossiga, è miseramente fallito ancor prima di cominciare grazie soprattutto al coraggio e alla determinazione dei rappresentanti degli studenti in lotta che, dal canto loro, hanno giustamente posto come prerogativa al "dialogo" l'immediato ritiro del decreto legge 137 in discussione al Senato e l'abrogazione degli articoli inerenti i tagli alla scuola pubblica contenuti nella legge 133 del 6 agosto. Condizioni definite "inaccettabili" dalla gerarca di Viale Trastevere che con piglio mussoliniano ha aggiunto: "Il mio decreto non si tocca" decretando di fatto la fine di ogni dialogo. Di fronte a tanta protervia l'Uds (Unione degli studenti medi) e la Reds (Rete degli studenti medi) hanno deciso di non sedersi nemmeno al tavolo ministeriale. Mentre gli universitari dell'Udu se ne sono andati poco dopo l'inizio dell'incontro. Gli studenti medi hanno consegnato una lettera al ministro Gelmini nella quale fra l'altro scrivono che: "Il ministro ha temporeggiato e invitato nuovamente gli studenti a leggere i suoi decreti, dando ancora una volta prova di sottovalutare l'analisi del movimento studentesco e la serietà delle associazioni con le quali ha appena cominciato la consultazione". E pertanto chiedono al governo di fare marcia indietro su tutto sottolineando che non parteciperanno a nessun confronto col governo fino a quando non sarà ritirato il decreto 137. Sulle stesse posizioni e con identiche motivazioni anche gli universitari che hanno dichiarato chiuso il tavolo con il ministro "in quanto non è stata accolta la nostra richiesta di abrogazione degli articoli 16 e 66 della legge 133, per noi prerogativa necessaria per l'apertura del dialogo". Anche la Rete degli studenti medi ha bocciato senza appello i due provvedimenti del ministro: "Per noi l'intera riforma è solo un modo per risparmiare 8 miliardi di euro. Su questo il ministro non ci ha risposto. Perciò continueremo con le proteste e la mobilitazione". Mentre i ricercatori aggiungono che: "L'incontro è durato molto poco. Questi provvedimenti liquidano la ricerca nell'università". Per aprire un minimo di dialogo col ministero i ricercatori chiedono come condizione preliminare il ritiro dei provvedimenti che stabiliscono i tagli e il blocco del turn over. A consolare la ministra sono rimasti solo i rappresentanti delle associazioni cattoliche e quelle di destra che, sia pure in estrema minoranza, costituiscono le truppe cammellate del governo dentro il movimento e che quindi vanno al più presto smascherate e isolate. A cominciare da quel manipolo di provocatori neofascisti denominato "Blocco studentesco" e che fa capo a Fiamma tricolore, che il 27 ottobre a Roma hanno cercato di prendere la testa del corteo organizzato in maniera spontanea dagli studenti degli istituti del IV municipio. 29 ottobre 2008 |