3 condannati e 46 indagati nel nuovo parlamento Il record è del PDL, seguito dal PD, Lega e UDC Se il buon giorno si vede dal mattino, allora bisogna dire che la legislatura appena iniziata non promette niente di buono neanche sotto il profilo morale. Nel nuovo parlamento uscito dalle urne del 24 e 25 febbraio scorso si contano già 49 indagati tutti imputati di reati gravi e infamanti in massima parte legati a tangentopoli e mafiopoli. Fra questi ben 13 sono stati già condannati nei vari gradi di giudizio e tre di loro (Salvatore Sciascia del PDL, Umberto Bossi e Matteo Bragantini della Lega) sono stati già giudicati colpevoli in via definitiva. Rispetto ai 116 parlamentari indagati e in gran parte quasi tutti condannati della scorsa legislatura non si può certo dire, come affermano i grillini, che il "palazzo ha subito una bella ripulita". La verità è che tutti i parlamentari erano indagati già prima delle elezioni e ciononostante tutti sono stati ricandidati e rieletti dalle rispettive cosche parlamentari. Altro che "liste pulite". A non essere stati candidati sono stati solo pochi impresentabili con una fedina penale talmente lunga e sporca da provocare sdegno perfino tra le file dei rispettivi partiti di appartenenza. Segno evidente che non c'è stata alcuna volontà dei partiti di fare davvero "piazza pulita" e pertanto il numero di inquisiti nel nuovo parlamento borghese è destinato inesorabilmente ad aumentare. Soprattutto perché nessuno dei partiti parlamentari M5S compreso mette in discussione il marcio sistema capitalista che è alla base di tutte le corruttele e le ruberie del Palazzo. Per il momento il record è del PDL che vanta già 30 indagati, seguito a ruota dal PD con 8 parlamentari sotto inchiesta, quindi la Lega (7), Udc (2); chiudono SEL con Nichi Vendola Imputato per abuso d'ufficio, peculato, falso e ancora per abuso d'ufficio (assolto in primo grado, la procura ha fatto appello) e Lista Monti con la senatrice Linda Lanzillotta condannata della Corte dei conti (anche in Cassazione) per danno erariale. E così succede che: l'onestà del politicante o amministratore pubblico di turno, che dovrebbe essere data per scontata per chi amministra un Paese, è invece diventata una "merce" così rara nel Palazzo che è considerata una qualità, un pregio, quasi una medaglia da appuntare sul petto o da citare nella propria biografia come dire: sono uno dei pochi politici che non ho carichi giudiziari pendenti. Che vergogna! 27 marzo 2013 |