I giovani indignati scendono nelle piazze anche in Grecia Piazza Syntagma, la piazza con la sede del parlamento nel cuore di Atene è dal 25 maggio il centro di una protesta degli indignati greci, gli aganaktismenoi, che sull'esempio degli spagnoli si sono mobilitati per protestare contro le misure di austerità del governo del socialista Giorgio Papandreou. La sera del 25 maggio saranno in almeno 35 mila, molti di più passeranno nei giorni successivi per dire basta ai sacrifici imposti dal governo e a quelli che ha già messo in cantiere, fra i quali la privatizzazione di energia, acqua e sanità per ripagare il debito pubblico, ricevere nuovi aiuti finanziari e evitare la bancarotta. Si ritrovano in piazza Syntagma soprattutto i giovani studenti, lavoratori e disoccupati ma anche anziani, lavoratori immigrati, donne con figli. Alcuni gruppi bloccano gli ingressi principali della sede del parlamento e urlano "ladri, ladri!" ai parlamentari, costretti a entrare e uscire da una porta posteriore. L'ultimo sciopero generale, quello dell'11 maggio, indetto dai maggiori sindacati, Adedy del settore pubblico, Gsee del settore privato e il Pame aveva visto una larga partecipazione dei lavoratori e per 24 ore aveva bloccato il paese. Il movimento degli indignati appoggia le lotte dei lavoratori e degli studenti che normalmente si concludono in piazza Syntagma e decideva di mantenere una presenza nella piazza anche per "accogliere" l'arrivo dei futuri cortei a cominciare da quelli del 2 giugno dei lavoratori delle telecomunicazioni in sciopero contro la ventilata svendita della Ote, la compagnia telefonica pubblica greca, e degli studenti dell'università Propylaia. La mobilitazione in piazza Syntagma a Atene ha aperto la strada alle manifestazioni analoghe che si sono sviluppate ai primi di giugno a Patrasso, Salonicco e in altre città. La parola d'ordine è che i diritti delle masse popolari, dei lavoratori e dei pensionati devono avere la precedenza sulle banche, i tassi di interesse e le politiche monetarie del governo e dell'Unione europea. Ma la rabbia popolare contro la destra che ha creato lo spaventoso buco di bilancio e la "sinistra" che cerca di coprirlo con la politica di "lacrime e sangue" si esprime anche col lancio di uova e sassi, il 2 giugno, contro il portavoce del governo Giorgos Petalotis a sud-est di Atene mentre a Corfù un gruppo di manifestanti ha accolto col lancio di sassi una delegazione di parlamentari. Il 3 giugno il governo Papandreou annunciava un altro accordo con l'Unione europea (Ue) e il Fondo monetario internazionale (Fmi) per un nuovo prestito di circa 60 miliardi di euro, oltre ai 110 miliardi già concessi, per coprire il fabbisogno finanziario della Grecia fino al 2014; ancora una volta in cambio di nuove misure di austerità pari a 6,4 miliardi di euro solo nel 2011. Papandreou ha annunciato un drastico ridimensionamento del settore pubblico e una accelerazione delle privatizzazioni, nuovi tagli a stipendi e pensioni pari a uno stipendio mensile l'anno. In programma anche fusioni o chiusure di oltre 70 enti pubblici e nuovi licenziamenti. In piazza Syntagma nella tenda montata dai lavoratori del settore pubblico si propaganda la campagna "non paghiamo noi" che è iniziata a febbraio nelle periferie di Atene e Salonicco quando sono stati coperti con buste di plastica le macchine dei biglietti della metro e del bus permettendo alla gente di entrare senza pagare. Una campagna che si è estesa anche negli ospedali dove molti medici si sono rifiutati di far pagare il ticket ai pazienti. Una protesta contro il governo che vuole smantellare i servizi pubblici. "Vogliamo che il memorandum firmato con Ue e Fmi venga cancellato, non possiamo sopportare altre misure di austerità", denunciano gli indignati di Atene e auspicano che la mobilitazione si estenda a tutti i paesi d'Europa. 8 giugno 2011 |