Un pannicello caldo il primo provvedimento del governo Letta-Berlusconi Insufficiente il finanziamento della CIG. Nulla per gli esodati. L'Imu è solo sospesa Il tutto finanziato con soldi sottratti al lavoro e alla formazione professionale Zuccherino ai precari della PA. Vanno stabilizzati Solo uno spot elettorale a costo zero per Berlusconi e un pannicello caldo di fronte alla drammatica emergenza lavoro: questo è stato in sostanza il primo provvedimento del governo Letta-Berlusconi varato il 17 maggio dal Consiglio dei ministri, sul quale del resto lo stesso premier Letta aveva messo le mani avanti per raffreddare le eccessive aspettative dichiarando che non sarebbe stato "il decreto dei miracoli". E infatti la tanto strombazzata abolizione dell'Imu sulla prima casa, principale cavallo di battaglia elettorale del neoduce di Arcore, non c'è: c'è solo la sospensione della prima rata di giugno per le prime case, compresi i fabbricati per uso agricolo ed escluse le abitazioni di lusso e i capannoni industriali (per i quali però l'Imu si potrà dedurre fiscalmente), in attesa di una revisione complessiva della materia che includerà anche la nuova imposta comunale sui rifiuti e gli altri servizi, la Tares. Con la clausola di salvaguardia che se ciò non sarà fatto entro il 31 agosto la rata sospesa a giugno dovrà essere pagata a settembre. Comunque tanto è bastato per permettere a Berlusconi di intestarsi il merito di aver mantenuto la sua promessa elettorale e salire nei sondaggi, mettendo immediatamente in rete un videomessaggio in cui si è vantato di aver dettato lui la linea al governo: "La sinistra era sicura di vincere ed invece deve fare i conti con il nostro programma. L'Imu è il nostro primo successo, già a giugno non dovremo pagarla", ha detto annunciando come prossime misure altri spot elettorali simili come "tagliare le unghie a Equitalia", stop all'aumento dell'Iva e taglio delle tasse agli imprenditori che assumono giovani. E il suo prestanome nel governo, il vicepremier e ministro dell'Interno Alfano, gli ha fatto eco dichiarando di essere "soddisfattissimo" perché "la prima palla è andata in goal". Ma al di là della scontata demagogia trionfalistica del neoduce e dei suoi tirapiedi, le famiglie popolari hanno ben poco da rallegrarsi della sospensione della rata di giugno dell'Imu. Intanto c'è sempre il rischio che la maggioranza non trovi un accordo entro il 31 agosto per riformarla, nel qual caso ci sarebbe solo uno slittamento del pagamento a settembre. Ciò rischierebbe oltretutto di produrre un "ingorgo fiscale" per le famiglie, perché non soltanto le due rate dovrebbero essere pagate a distanza di soli tre mesi l'una dall'altra (settembre e dicembre), ma anche perché ad esse si sommerebbero gli effetti dell'aumento di un punto dell'Iva (dal 21 al 22%) che quasi certamente scatterà come programmato a luglio, nonché della Tares. Se ciò dovesse verificarsi, calcolano le associazioni dei consumatori come Adusbef e Federconsumatori, il prelievo fiscale aggiuntivo per 22 milioni di famiglie potrebbe arrivare a 16 miliardi, pari a una stangata media di 734 euro a famiglia! Chi pagherà la sospensione dell'Imu? Ma anche nel caso che la maggioranza PD-PDL-Scelta civica riesca a trovare un accordo le cose non potranno andare molto diversamente da così, cambierà semplicemente la forma del prelievo. Dove troverà infatti il governo i miliardi necessari a coprire l'abolizione (o la revisione) dell'Imu sulla prima casa? Attualmente i due miliardi della rata di giugno, che dovevano andare ai Comuni, sono coperti con anticipi del Tesoro. Ma poi andranno trovati, e già si studiano naturalmente altri tagli alla spesa per reperirli: dal rilancio della spending review sui beni e servizi, dalla vendita e privatizzazione di immobili e servizi pubblici, dai trasferimenti alle Ferrovie ed altre aziende pubbliche (piano Giavazzi), e così via. Cosicché quello che verrà dato con una mano sarà ripreso, con gli interessi, dall'altra. Tra l'altro non è vero neanche che con l'anticipo di cassa del Tesoro la sospensione dell'Imu non comporti penalizzazioni per i Comuni, perché data la situazione di incertezza sul futuro della tassa questi ultimi non possono comunque mettere a bilancio le spese che avrebbero invece programmato potendo contare su entrate certe, per cui molte amministrazioni saranno costrette a rimandare spese anche urgenti per le strade, le scuole, i trasporti, l'assistenza e altri servizi essenziali. Se il PDL rivendica il copyright della sospensione dell'Imu (spacciata per abolizione), il PD si accontenta di attribuirsi il pannicello caldo del rifinanziamento per un miliardo della cassa integrazione in deroga, quella per le piccole aziende industriali e quelle commerciali e artigiane, pagata con la fiscalità generale anziché dalle aziende e dai lavoratori come quella ordinaria e straordinaria. Letta ed Epifani si ascrivono altre due "misure per il lavoro", come lo sblocco dei contratti di solidarietà e la proroga fino al 31 dicembre dei contratti dei precari del pubblico impiego, che sarebbero dovuti scadere il 31 luglio. Il rifinanziamento della Cig in deroga era un provvedimento dovuto, dato che altrimenti nei prossimi mesi sarebbero saltate altre decine di migliaia di posti di lavoro; e ciononostante è insufficiente, visto che l'anno scorso il fabbisogno è stato di 2,4 miliardi e che per il 2013 era stato erogato solo un miliardo: mancano cioè almeno 4-500 milioni per coprire fino a dicembre, sempreché il fabbisogno attuale non sia aumentato rispetto al 2012; il che, considerato l'aggravamento della crisi registrato nell'ultimo anno, appare assai improbabile. Tant'è vero che molte regioni avevano già esaurito i fondi nei primi quattro mesi di quest'anno. Si tratta perciò di un provvedimento tampone sufficiente al massimo per passare l'estate, nella speranza che il vento cambi nel quadro internazionale, come ha ammesso lo stesso Letta: "In questa fase - ha detto - non possiamo fare di più. Allargare i cordoni della borsa, come si faceva in passato, non è possibile. Da qui a settembre è il massimo che possiamo fare. Poi, dopo le elezioni tedesche, speriamo che l'Europa cambi passo". Stabilizzare tutti i precari E non è tutto. La copertura finanziaria per la Cig in deroga è stata reperita stornando risorse sempre dal lavoro, tra cui i fondi europei per lo sviluppo (Fondi strutturali e vecchi Fas) e quelli per la formazione professionale, pagati oltretutto dagli stessi lavoratori: il che fa pensare ad un vero e proprio gioco dei bussolotti del governo, dove i soldi sono sempre gli stessi e cambiano solo le caselle dove di volta in volta vengono spostati. Inoltre nel decreto non c'è traccia delle misure promesse per risolvere la drammatica situazione degli esodati: "dimenticanza" di fronte alla quale l'abolizione dello stipendio di ministro per chi ha quello già lautissimo di parlamentare assume un chiaro sapore demagogico e finanche beffardo. La proroga di cinque mesi dei contratti dei precari della Pa, poi, è solo uno zuccherino concesso all'unico scopo di allentare la tensione sociale. Si tratta di circa 114 mila lavoratori, per la maggior parte con contratto a tempo determinato, ma anche lavoratori socialmente utili (18 mila), quasi 10 mila contratti di somministrazione e una piccola parte di contratti di formazione-lavoro. Per la maggior parte sono concentrati nella scuola, nell'università e negli enti locali, soprattutto nei servizi assistenziali ed educativi. Per questi lavoratori bisogna rivendicare invece la piena stabilizzazione per tutti, con contratto a tempo indeterminato, a orario e salario pieno e sindacalmente tutelato. Anche nell'interesse degli altri lavoratori e masse popolari che col loro licenziamento si vedrebbero tagliare anche i servizi che essi assicuravano. È incredibile che la CGIL della destra Camusso arrivi a vedere in una sua nota "luci e ombre" in questo provvedimento, giudicando "positiva" la proroga dei contratti precari della Pa, il rifinanziamento dei contratti di solidarietà e quello della Cig in deroga; anche se quest'ultimo, si precisa, "non ha avuto piena copertura" e "seria perplessità suscita la logica con cui sono stati individuati i capitoli di spesa da cui trarre parte delle coperture per gli ammortizzatori". Per noi invece questo suo primo decreto è solo la conferma che il governo Letta-Berlusconi non è certo al servizio dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, dei precari, degli esodati e di tutte le masse popolari sfruttate e oppresse, ma un governo al servizio esclusivo del capitalismo, della classe dominante borghese e dell'Unione europea imperialista. E che esso va combattuto con una dura opposizione di classe nelle fabbriche, nelle piazze, nelle scuole e in tutti i luoghi di lavoro. Fino al suo affossamento, che è un passo necessario da compiere per poter cambiare veramente l'Italia col socialismo e il potere del proletariato. 22 maggio 2013 |