Con l'intervento di Migliore alla Camera Rifondazione fa quadrato intorno allo Stato borghese "O con lo Stato o con le BR", lo slogan ricattatorio che negli anni '70-80 è servito alla classe dominante borghese, con l'aiuto dei rinnegati dell'allora PCI (oggi DS), per bloccare l'ondata rivoluzionaria dei movimenti del '68 e del '77 e aprire la strada al regime neofascista, è oggi fatto proprio e rilanciato in prima fila da Rifondazione trotzkista. Lo ha riscoperto il capogruppo dei deputati del PRC, Gennaro Migliore, intervenuto il 14 febbraio alla Camera nella discussione sul blitz antiterrorismo nel Nord contro le cosiddette "nuove BR", facendo e invitando tutti a fare quadrato attorno allo Stato borghese e alle sue istituzioni e forze repressive. Ricordando, rivolto untuosamente a Berlusconi, che il suo partito aveva immediatamente espresso una "solidarietà indistinta a tutte le potenziali vittime" nel mirino dei brigatisti arrestati, il pupillo di Bertinotti ha esordito con un elogio sperticato e un ringraziamento "alle forze di polizia e agli inquirenti", invitando la Casa del fascio a non fare di tutta l'erba un fascio con le sue accuse alla "sinistra" di tolleranza nei confronti del terrorismo, ma ad "individuare il nemico preciso, contro il quale un'unità di popolo larga e democratica deve essere attuata". In questo contesto da "solidarietà nazionale" e da "anni di piombo" di infausta memoria, Migliore ha difeso la Cgil, la maggiore accusata dalla destra di fornire il "brodo di coltura" ai terroristi, esaltandola come un "fondamento della democrazia del nostro Paese" ed equiparandola in questo ruolo alle "istituzioni democratiche" e alle "forze di polizia". Al ministro dell'Interno Amato, che aveva pronosticato nel suo minaccioso intervento in aula infiltrazioni terroristiche nel corteo di Vicenza per lanciare "aggressioni" contro le "forze dell'ordine", il capogruppo del PRC ha risposto con servile acquiescenza, invece di rispedire con sdegno al mittente le sue minacce provocatorie, chiamando a respingere "collegialmente e unitariamente" ogni "associazione impropria di ciò che è rappresentato da una volontà soggettivista di infiltrazione di ogni forma di partecipazione democratica". Tradotto dal linguaggio bertinottiano ciò significa che il vertice del PRC accetta la tesi strumentale del pericolo di "infiltrazioni terroristiche" nella manifestazione di Vicenza e in quelle che seguiranno e si dichiara disponibile ad Amato nello svolgere il ruolo di pompiere che viene richiesto alla "sinistra radicale". Non per nulla Migliore si è subito affrettato a rassicurare la classe dominante borghese che da tempo, con Bertinotti, il PRC ha fatto la scelta strategica della "non violenza", e che non ha nessuna intenzione di uscire, con la sua azione politica, fuori dallo stretto ambito legalitario-borghese in generale, e governativo in particolare: "Per questo - ha detto infatti rivolto ad Amato - non può avere dubbi, signor ministro. Non li può avere, come noi non li abbiamo avuti in tanti anni nei quali la costruzione di un'opposizione sociale in questo paese si è determinata come forma non violenta di opposizione a quelle che erano strategie politiche e la nostra solidarietà umana e politica a tutti coloro i quali oggi sono vittime-obiettivo di questa strategia criminale non ha nulla a che vedere con la nostra idea politica e la nostra costruzione di un'alternativa che noi crediamo possa essere praticata anche attraverso la nostra partecipazione al governo". In questo modo, col ricatto di non prestare il fianco al terrorismo, si nega ai movimenti di massa anticapitalisti e antimperialisti il diritto all'uso di metodi di lotta che non siano rigidamente "non violenti", vale a dire strettamente legalitari e di pura testimonianza. Che significa "non violenza" nei movimenti di lotta come quello contro la svendita di Vicenza agli Usa? Anche l'occupazione della stazione ferroviaria attuata per protesta subito dopo la notiza della dichiarazione di Prodi da Bucarest è un atto violento. Tant'è vero che i blocchi ferroviari sono perseguibili penalmente. Se i comitati No Dal Molin organizzeranno i blocchi stradali contro le ruspe mandate dal governo e dagli americani, vorrà dire che usano mezzi "violenti" e simpatizzano col terrorismo, nel senso condannato da Migliore? Si tratta perciò solo di uno sporco ricatto per tappare la bocca e legare le mani ai movimenti di lotta anticapitalisti e antimperialisti, come emerge dalla seguente teorizzazione del rinnegato Fassino in un'intervista a "La Repubblica" del 15 febbraio, che completa e chiarisce ancor meglio il discorso ipocrita di Migliore sulla "non violenza": "La lotta per espellere la violenza dalla vita politica del paese deve continuare ad essere un impegno prioritario, il che comporta una battaglia, anche culturale, per sconfiggere definitivamente l'idea che le ingiustizie possono essere superate ricorrendo all'insubordinazione sociale e alla lotta armata. In altri termini è solo con una cultura riformista che si possono costruire risposte alle disuguaglianze della società di oggi". Notare come il segretario diessino equipara la "insubordinazione sociale" con il terrorismo brigatista, come se fossero la stessa identica ed esecrabile cosa: così da togliere legittimità a qualsiasi protesta e lotta di massa e ricondurre il conflitto sociale esclusivamente al riformismo, che non mette in discussione le regole del capitalismo e lo Stato borghese. 21 febbraio 2007 |