Parisi: "La base Usa di Vicenza è in linea con la nostra politica estera" Ecco il testo integrale dell'intervento del ministro della Difesa, Arturo Parisi, pronunciato al Senato il 1° febbraio 2007. Signor Presidente, onorevoli senatori, le mozioni poste all'ordine del giorno di questa Assemblea, che ci accingiamo a discutere unitamente agli altri atti di sindacato ispettivo, muovono dalla vicenda relativa all'ampliamento della base militare di Vicenza, in concessione d'uso all'esercito degli Stati Uniti nel quadro degli accordi bilaterali con l'Italia all'interno della NATO. A tal riguardo, nel corso degli ultimi mesi il Governo è intervenuto in Parlamento numerose volte. Già a pochi giorni dall'insediamento dell'Esecutivo, il 31 maggio dello scorso anno il vice presidente del Consiglio Rutelli, in sede di question time, aveva avuto occasione di dare conto della problematica. A questo primo intervento sono seguite poi, nell'ordine, le informazioni rese il 6 luglio dal ministro per i rapporti con il Parlamento Chiti, il 13 luglio dal sottosegretario per la difesa Verzaschi, il 26 luglio da parte dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri, il 27 settembre, in risposta a tre interrogazioni distinte, da parte di chi vi parla e, infine, dal ministro per l'attuazione del programma di Governo Santagata lo scorso 24 gennaio e, nuovamente, ieri 31 gennaio. In ognuno di questi interventi, il Governo ha illustrato sempre una ed una sola linea di orientamento, ripetendo quasi alla lettera la stessa esposizione, che è affidata agli atti parlamentari e che non posso che riproporre negli stessi termini. La linea muove dal riconoscimento dell'esistenza, da parte del Governo americano, di aspettative consolidate, fondate sulla disponibilità manifestata dal precedente Governo, di corrispondere favorevolmente alla richiesta avanzata al riguardo dagli Stati Uniti; questo pur in assenza di impegni compiutamente formalizzati. La formalizzazione di questi impegni era infatti condizionata alla disponibilità di un progetto dettagliato e di un piano preciso di transizione sulla tempistica, le azioni da compiere e i relativi costi. Questa era appunto la formula presente nella prima risposta resa alla Camera dal vice presidente del Consiglio Rutelli. Tuttavia, ritenendo non irrilevanti le obiezioni avanzate da parti significative della comunità locale e giudicando di rilievo l'impatto che il nuovo insediamento avrebbe avuto sulla città dal punto di vista urbanistico, sociale e ambientale, il Governo, mentre confermava la compatibilità del progetto con le linee di politica estera e di difesa del Paese, ha ritenuto di procedere alla decisione finale solo sulla base di un pronunciamento esplicito della comunità locale. Questo perché il progetto, pur non modificando la qualità militare dell'insediamento esistente, ne modificava certamente la quantità, con conseguenze sociali, territoriali e ambientali, che riteneva concretamente valutabili solo con il coinvolgimento della comunità locale. Pur nella consapevolezza che la responsabilità ultima della decisione rientrasse comunque nella competenza primaria del Governo, in considerazione della sua attinenza alla politica estera e di difesa, nell'attesa della pronuncia della comunità locale, veniva sospesa la decisione conclusiva. Si procedeva quindi a coinvolgere e sollecitare gli organi di rappresentanza locale, perché esprimessero un giudizio di fattibilità sul progetto di ampliamento stesso, naturalmente per gli aspetti di loro competenza. Tale posizione è stata poi rinnovata in tutte le dichiarazioni rilasciate a margine degli incontri che chi vi parla ha tenuto in questi mesi con le diverse parti coinvolte per illustrare la posizione del Governo: incontri con il sindaco di Vicenza Hullweck, con il sindaco di Caldogno Vezzaro, con una delegazione di cittadini di Vicenza e con esponenti di Gruppi parlamentari che avevano chiesto al riguardo delucidazioni. La reiterazione degli argomenti svolti in questi mesi potrebbe quindi esimere il Governo da ulteriori ripetizioni di posizioni già illustrate e affidate agli atti; il rispetto verso il Parlamento e il dovere di massima trasparenza verso i cittadini, ed in particolare verso quelli di Vicenza, ci impongono, tuttavia, di ripercorrere le diverse fasi dell'iter relativo alla vicenda. La prima richiesta orientativa da parte degli Stati Uniti perviene al Governo italiano nell'ottobre del 2004: in essa si richiede un'autorizzazione di massima ad utilizzare le infrastrutture e le aree dell'aeroporto Dal Molin, in via di rilascio dall'Aeronautica militare italiana. La richiesta non fa riferimento a progetti di insediamento di nuovi reparti, ma solo all'utilizzo delle stesse aree e infrastrutture da parte delle forze già presenti in quel territorio. Il ministro della difesa, onorevole Martino, informato della richiesta dal Capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Di Paola, manifesta il proprio orientamento favorevole, ferma restando naturalmente la necessità di svolgere tutti gli approfondimenti relativi. Nel corso del 2005, gli Stati Uniti, dopo aver individuato con maggior precisione le aree potenzialmente disponibili, perfezionano la richiesta, annunciando, per la prima volta il 22 agosto, l'intenzione di incrementare la loro presenza militare, unificando in Vicenza l'intera 173ª Brigata aviotrasportata e trasferendo quindi, nella stessa base, la parte della brigata dislocata in Germania. Vengono in seguito avviati contatti di natura esclusivamente tecnico-istruttoria tra le autorità militari americane e la Direzione generale del Ministero della difesa, responsabile del demanio militare e degli aspetti tecnici infrastrutturali. Alla fine del 2005 la Direzione generale del Ministero della difesa conferma la fattibilità tecnica generale del progetto, ferma restando la necessità di giudicare la progettazione di dettaglio che avrebbe dovuto ricevere anche il vaglio delle autorità civili regionali in sede di Comitato misto paritetico Difesa-Regione. Nel dicembre 2005, il Capo di Stato maggiore della difesa comunica il parere tecnico favorevole della Direzione Generale dei Lavori e del Demanio (GENIODIFE) al Ministro della difesa, che dichiara perciò una disponibilità di massima all'ampliamento della base. Conseguentemente, l'ammiraglio Di Paola, Capo di Stato maggiore della Difesa, comunica tale disponibilità al Comandante militare statunitense in Europa, con lettera datata 12 dicembre 2005. In quella lettera si afferma, ne do la traduzione in italiano: "Sono lieto di comunicarle la fattibilità della cosa e la disponibilità delle autorità politiche della Difesa italiana a soddisfare la richiesta degli Stati Uniti". La lettera conclude poi: "È superfluo dire che, per la cessione d'uso della citata zona, è necessario prendere in considerazione tutti i dettagli del piano di cessione e formalizzarli nel quadro dell'accordo tecnico che regola l'uso delle infrastrutture nell'area di Vicenza". È sulla base di questa lettera, di questo documento che il Governo americano consolida la propria aspettativa sulla possibilità di realizzare il progetto e procede allo studio di fattibilità dello stesso, che è valutato nel costo di 10 milioni di dollari. Su questa stessa base si fonda lo stanziamento di oltre 300 milioni di dollari per finanziare la prima fase dei progetti nel bilancio difesa per l'anno fiscale 2007, secondo le informazioni rese dall'ambasciatore Spogli con lettera del 24 novembre scorso. A valle della dichiarazione di disponibilità di massima del Governo, di cui alla precedente lettera, nel giugno 2006 il Comitato misto paritetico della Regione Veneto esprime, con un solo astenuto, il proprio parere favorevole sul progetto statunitense. Alla riunione partecipa, in qualità di osservatore, anche il Sindaco di Vicenza. A questo punto, il Governo (siamo ormai nel giugno 2006), riconoscendo la fondatezza delle preoccupazioni manifestate all'interno della comunità locale in ordine alle problematiche relative all'impatto urbanistico, sociale e ambientale indotte dalla realizzazione del progetto, ritiene di dover coinvolgere più direttamente la comunità locale, rappresentata dai suoi organi istituzionali, con l'obiettivo di acquisire un giudizio di fattibilità, fino ad allora mai espresso formalmente in nessuna sede. A tal fine chi vi parla, nel settembre dello scorso anno, scrive una lettera al Sindaco di Vicenza sollecitando un parere formale da parte dell'amministrazione comunale della città. La richiesta peraltro viene confermata anche nell'incontro intercorso con lo stesso Sindaco il 16 ottobre scorso. Il 26 ottobre il consiglio comunale di Vicenza approva un ordine del giorno in cui esprime un "parere favorevole all'accoglimento, nel territorio comunale di Vicenza della 173a Brigata aviotrasportata degli Stati Uniti". L'ordine del giorno approvato pone cinque condizioni che riferisco testualmente, per opportuna conoscenza: assenza di voli militari connessi con l'attività operativa del reparto USA; esonero dell'amministrazione comunale vicentina da ogni onere economico connesso alla realizzazione tanto degli insediamenti quanto delle strutture viabilistiche e delle opportune infrastrutture, compresa la realizzazione di opere esterne all'aeroporto Dal Molin e necessarie all'eliminazione di ogni impatto negativo sul piano viabilistico ed ambientale, ritenute irrinunciabili ad avviso degli enti locali territoriali competenti; assenza di impatti negativi sull'attività dell'aeroporto civile Dal Molin, con totale mantenimento delle sue potenzialità di utilizzo turistico-commerciale; salvaguardia (o realizzazione in altro sito, con onere di spesa a carico dell'amministrazione degli Stati Uniti) di ogni realtà sportiva oggi esistente all'interno dell'area del Dal Molin e soggetta a trasferimento; infine, impegno da parte dell'amministrazione degli Stati Uniti ad autorizzare prioritariamente e preferibilmente risorse professionali locali nella realizzazione delle strutture previste per l'insediamento. Sempre al fine di coinvolgere le realtà locali interessate, il 14 novembre chi vi parla riceve il Sindaco di Caldogno, Comune che confina con Vicenza e coinvolto dal progetto di ampliamento della base americana. Riferendosi alla delibera del suo consiglio comunale del 10 agosto scorso, il Sindaco manifesta la sua preoccupazione in ordine all'inquinamento acustico ambientale, alla sicurezza e alla mobilità, alle infrastrutture e ai servizi. Il Sindaco chiede infine che, qualora l'insediamento militare abbia luogo, il Comune sia coinvolto attivamente nella fase di definizione del progetto stesso. In data 15 novembre, in una seduta straordinaria del consiglio comunale di Caldogno, aperta ai cittadini, queste preoccupazioni e richieste sono confermate in una ulteriore delibera. II successivo 17 novembre, a seguito di notizie apparse su "Il Giornale di Vicenza" - e successivamente confermate dalla stessa autorità statunitense - in riferimento ad una presolicitation notice, predisposta da organi tecnico-militari americani, tesa ad avviare il progetto di realizzazione delle strutture idonee ad accogliere la 173a Brigata USA, il Ministero della difesa, in una nota di agenzia, dichiara che tale procedura era priva del presupposto essenziale, cioè l'assenso da parte del Governo italiano. Questo in coerenza con la scelta di sospendere la decisione conclusiva fino al completamento dell'istruttoria in sede locale, scelta che ha guidato la condotta del Governo, anche in considerazione di notizie relative alla possibile attivazione di un'iniziativa referendaria secondo la normativa prevista dall'ordinamento comunale. Il 14 dicembre, e qui intervengono gli elementi da parte americana, l'ambasciatore statunitense Spogli, da me ricevuto, fa tuttavia presente che la ristrettezza dei tempi parlamentari interni all'ordinamento statunitense rende la risposta da parte del Governo italiano non ulteriormente procrastinabile. Entro il 31 gennaio, ieri, la Casa dei Rappresentanti avrebbe dovuto, infatti, deliberare definitivamente lo stanziamento dei fondi per l'ampliamento della base nell'ambito del piano di ridislocazione delle Forze statunitensi in Europa. Allo stesso modo, l'ambasciatore Spogli, il 10 gennaio scorso, rinnova la richiesta al Presidente del Consiglio, confermando l'urgenza e, quindi, l'indilazionabilità di tale decisione. Il Presidente del Consiglio, dando riscontro alle ragioni dell'urgenza, assicura una risposta tempestiva, una volta sentiti i Ministri competenti. Il 16 gennaio, il presidente Prodi riconosce che i rapporti di amicizia e di cooperazione con gli Stati Uniti impongono una risposta e perciò quella decisione conclusiva che era stata fino a quel momento sospesa. Muovendo, pertanto, dal giudizio di coerenza del progetto di ampliamento con la linea di politica estera e di difesa del nostro Paese, giudizio che ha sempre guidato la linea di condotta del Governo, e considerati altresì i deliberati degli organi di rappresentanza locale, il Presidente del Consiglio ha ritenuto di dover confermare la disponibilità a corrispondere alla richiesta avanzata dagli Stati Uniti. Tale decisione - voglio ricordarlo - è stata successivamente trasferita dal Ministro degli affari esteri al segretario di Stato americano Condoleezza Rice, in un colloquio avvenuto in occasione della riunione dei Ministri degli esteri della NATO tenutasi a Bruxelles il 26 gennaio scorso. A partire da questa decisione, si procederà, pertanto, alla formalizzazione della cessione d'uso delle aree necessarie alla realizzazione del progetto, dopo aver naturalmente considerato i dettagli del piano di transizione, nell'ambito degli accordi che regolano la concessione in uso di infrastrutture agli Stati Uniti nel nostro Paese. In questo quadro, il Governo ritiene suo dovere vigilare affinché le opere che verranno realizzate siano rispettose delle esigenze prospettate dalle comunità locali, con particolare riferimento all'impatto sul tessuto sociale, sulla viabilità e sulle reti dei sottoservizi. Sarà ugualmente dovere del Governo assicurare la massima vigilanza circa il rispetto degli accordi bilaterali in materia di utilizzo della base stessa, per quel che riguarda gli impieghi operativi. Della realizzazione delle opere, così come del loro utilizzo, il Governo terrà informato il Parlamento. |