Interviste de "Il Bolscevico" raccolte durante la manifestazione nazionale dei metalmeccanici promossa dalla FIOM

Qui di seguito pubblichiamo tre interviste raccolte dal nostro inviato durante la manifestazione nazionale dei metalmeccanici promossa dalla FIOM a Roma il 18 maggio.
 
CREMASCHI: "LANDINI SBAGLIA A NEGARE CHE QUESTA MANIFESTAZIONE E' CONTRO IL GOVERNO"

Innanzitutto vorrei esprimerti la solidarietà del Partito marxista-leninista italiano e del "Bolscevico" per la cacciata dalla riunione degli esecutivi CGIL-CISL-UIL su cui abbiamo anche scritto un articolo.
Grazie.
Partendo da questo, vorrei chiederti cosa ne pensi di questa giornata, del ruolo del sindacato e della rappresentanza sindacale e della costruzione di un'opposizione sociale e di massa a questo governo, che noi definiamo governo Letta-Berlusconi.
Io lo chiamerei Napolitano-Letta-Berlusconi. Io penso che questo sia un primo segnale. Ci sono dei segnali in giro per il Paese, penso per esempio che anche la protesta spontanea di tanti giovani a Brescia contro il comizio di Berlusconi sia stato qualcosa di più di una protesta politica: è un segnale di ripresa. Però il problema è - lo voglio dire con chiarezza - che bisogna che queste lotte siano indirizzate verso un obiettivo politico preciso, che è quello di combattere questo governo. In questa manifestazione c'è una grande potenzialità ma anche un'ambiguità del gruppo dirigente della FIOM, perché Landini ha detto delle cose giuste su quello che chiede, cioè ha detto - per capirci - lavoro, diritti, cambiare la politica economica, però ha anche detto che questa manifestazione non è contro il governo, e allora contro chi è? È contro la deriva dei continenti? Questo è sbagliato, quindi bisogna chiarire politicamente alla gente che scende in piazza chi sono gli avversari.

Sappiamo che di recente hai parlato di anticapitalismo e di attualità del socialismo. Cosa potresti dirci in merito, in particolare su questa attualità del socialismo che poi, in ultima analisi, secondo noi significa che non basta cambiare uomini, e spesso non serve proprio a niente perché cambiano le facce ma non le idee, ma bisogna cambiare sistema.
Sì, ne sono molto convinto. Se vogliamo dire la verità, io ho fatto anche un percorso di maturazione personale su questo, sulla base della mia esperienza. Io mi sono convinto che senza un cambiamento di sistema anche i bisogni più elementari oggi non si realizzano, quindi ci vuole un cambiamento di sistema. Bisogna lavorarci. Sono vent'anni che in Italia una campagna sia di destra che di sinistra spiega alla gente che questo è l'unico mondo possibile, non ce n'è un altro e quindi bisogna adattarsi, quindi bisogna anche costruire una campagna culturale nei confronti della gente, delle persone in carne ed ossa, per dire che invece un cambiamento è possibile. Però bisogna mettere assieme le forze. Io sto lavorando sull'idea che si costruisca una casa comune dell'anticapitalismo, in cui ognuno viene con le sue idee e con le sue storie ma si trova un punto comune perché la situazione è troppo grave. È una situazione che precipiterà, le previsioni economiche per i lavoratori, per i cittadini, per i poveri sono solo negative, sono positive per le banche e per la finanza, non per i cittadini e i lavoratori. Questa crisi dal punto di vista dei lavoratori è destinata a continuare, quindi bisogna costruire un cambiamento di sistema.

Noi diciamo: Uniamoci contro il capitalismo, per il socialismo. Possiamo sperare che sia una parola d'ordine condivisa?
Lo spero! Voglio dirvi la verità su quello che penso. La sinistra anticapitalista è frantumata in tante piccole organizzazioni. Io non voglio mettere in discussione nessuno, però bisogna realizzare un'unità vera perché allora si ha ancora una forza. Uno per uno siamo divisi, ma se mettiamo assieme tutte le forze in un grande movimento anticapitalista, allora possiamo ancora fare paura.
Giorgio Cremaschi

MARIA LUISA, ESODATA DELLE POSTE: "IL GOVERNO LETTA E' IN CONTINUITA' CON QUELLO MONTI"

Cambiando il governo che ha "creato" gli esodati, abbiamo sentito molto spesso parlare di modifiche alla "riforma" Fornero. Voi vi aspettate qualcosa di buono da questo governo, credete che possa risolvere la vostra situazione?
No, io non me l'aspetto, perché dentro a questo governo c'è anche Monti, che la riforma l'ha creata, quindi non ha nessuna intenzione di rimettere in gioco quello che ha fatto con tanti sacrifici degli italiani. Rimettere a posto questo patto che loro hanno sciolto significherebbe appunto ritornare indietro e dire che la riforma Fornero non era buona. Ma quello che non risolve è che noi esodati siamo ancora qui, siamo ancora al punto di partenza, e secondo me il punto da cui dobbiamo guardare questo problema non è che non ci sono risorse, perché noi non siamo una calamità che è arrivata all'improvviso, noi siamo persone che hanno lavorato per anni, anni e anni versando contributi e tasse nelle casse dello Stato e ora si ritrovano a sentirsi dire: per te non ci sono i soldi per andare in pensione, quando loro hanno delle pensioni d'oro, dei privilegi enormi. Poi se parliamo di Poste italiane, il massimo della pensione che io potrei avere - se mai la prendessi - sarebbe di mille euro al mese. Mi vuoi decurtare anche quei mille euro? Non credo che il governo ci aiuterà.
Noi lo definiamo il governo Letta-Berlusconi e sosteniamo che pur essendosi presentato come il governo della discontinuità, sia in realtà il governo che ammazza il cambiamento. Cosa ne pensate?
Assolutamente sì, io sono assolutamente d'accordo, perché il cambiamento va fatto radicalmente, non rimettendo le stesse persone che hanno votato la riforma, che hanno votato e sostenuto per un anno e mezzo il governo Monti che ci ha portato in questa situazione, e non parlo solo di noi esodati, parlo proprio di tutta la crisi che c'è in Italia. C'è chi sta peggio di noi. Noi forse un giorno la pensione la prenderemo, ma ci sono persone giovani che non lavorano, non lavorando loro la pensione non la prenderanno mai. Io ho fatto un conteggio: mio figlio ha cominciato a lavorare adesso che ha 31 anni, per prendere un minimo di pensione dovrebbe lavorare almeno 70 anni.

Più che cambiare persone, quindi, cambiare sistema?
Sì, cambiare sistema e ripartire proprio dall'inizio, creando infrastrutture, creando lavoro. E io non è che ti posso dare il suggerimento, tu sei pagato per farlo... forse è il caso che si rimbocchino le maniche e annullino tutti i privilegi: il contributo ai partiti, i privilegi elettorali, tutte queste pensioni d'oro che hanno, i senatori a vita, sono soldi che comunque vanno nel calderone. Non te lo devo insegnare io: tu mi tassi la casa, fai in modo che io non vado a spendere perché se devo pagare l'Imu sulla mia casa, è logico che quei soldi non li investirò e non andrò a fare dei nuovi acquisti, e tutto crolla. Ma io non sono un ministro laureato alla Bocconi, per sfortuna, però sono una madre di famiglia che manda avanti il bilancio famigliare con quel poco che ha.
Maria Luisa, esodata delle Poste

ANGELITA, PRECARI ISTAT: "STABILIZZARE TUTTI I PRECARI DELLA P.A."

Puoi raccontarci qualcosa di voi e della vostra lotta?
Noi siamo i precari Istat e siamo circa 300 lavoratori che sono entrati con un pubblico concorso in questo ente di ricerca quasi tre anni fa e siamo in una condizione di instabilità a tempo indeterminato, nel senso che non abbiamo nessuna possibilità di immissione in ruolo all'interno del nostro ente di ricerca. Siamo qui in piazza oggi perché Giovannini, come tutti saprete, è ex presidente dell'Istat ed è diventato da poco ministro del Lavoro e delle Politiche sociali. Noi conosciamo bene l'operato di Giovannini all'interno del nostro ente di ricerca e sappiamo che questo presidente all'interno dell'Istat ha compiuto delle scelte di natura gestionale a dir poco criticabili. In particolare abbiamo sottolineato nel volantino che abbiamo portato qui in piazza come il numero di precari sia passato sotto la sua gestione da 0 a 400 perché il bacino di precariato storico dell'Istat era stato riassorbito grazie alla legge sulle stabilizzazioni, quindi quando lui è arrivato ha trovato una situazione nella norma e si è sentito in dovere di pensare che l'Istat aveva bisogno di reclutare nuova forza lavoro - e su questo nulla da dire, ben venga! - però che questa forza lavoro dovesse essere reclutata in base a contratti di lavoro a tempo determinato per far fronte all'emergenza del censimento, ma in realtà i lavoratori sono impiegati nelle attività ordinarie dell'ente e non solo nelle operazioni censuarie che possiamo pensare essere non continuative.

Voi chiedete quindi la stabilizzazione di tutti i precari?
Noi indossiamo una maglietta oggi in piazza con una mano nera su cui è scritto "Articolo 5". L'articolo 5 è un articolo del nostro contratto collettivo nazionale di lavoro, del comparto della ricerca, che darebbe la possibilità di trasformare i contratti di lavoro a tempo determinato in contratti di lavoro a tempo indeterminato, proprio perché noi siamo entrati attraverso un concorso pubblico. Quest'articolo non è stato mai applicato da nessuna parte e c'è un forte contrasto ai piani alti di fronte a questa opportunità perché evidentemente le immissioni in ruolo devono seguire altre logiche, ovvero quelle clientelari, familiste, eccetera. E quindi siamo qui ovviamente per chiedere che per noi e per tutti i precari della pubblica amministrazione, in particolare degli enti di ricerca che sono una risorsa per questo Paese perché producono quelle informazioni, quei dati che tanto servono per la governance, che ci sia per loro un occhio di riguardo, delle politiche volte a dare una prospettiva di lungo periodo a questi lavoratori che sono stati reclutati e formati, quindi sono stati spesi dei soldi per questo.

Quindi voi da questo governo non vi aspettate nulla di buono, visto che conoscete bene il ministro di un dicastero tanto importante come quello del lavoro? Noi lo abbiamo chiamato il governo Letta-Berlusconi e stiamo chiedendo a tutti di opporsi, cosa ne pensate?
Noi siamo ovviamente d'accordo perché non è possibile che in questo Paese anche dopo le elezioni politiche siamo tornati ad una situazione antecedente, cioè come se nulla fosse, come se il risultato elettorale non fosse bastato a dire che il Paese sta chiedendo una discontinuità rispetto alle politiche del passato su tutti i fronti, non soltanto sul mercato del lavoro, quindi siamo sicuramente qui a dire che questo governo non ci rappresenta e che il ministro del Lavoro, che è stato anche nostro ex presidente, sta dalla parte opposta della barricata, quella che vogliamo combattere. Siamo in piazza per questo, sperando che si moltiplichino le occasioni per dire di no.
Angelita, precari Istat

22 maggio 2013