L'accordo è voluto anche da Penati e dalla Moratti Invasione di carabinieri in Lombardia Più caserme e maggiori sinergie tra polizia locale e le altre forze. Formigoni e Amato militarizzano la regione per "difendere" i lombardi dagli immigrati. Nero disegno per tutelare gli interessi borghesi Dal nostro corrispondente di Bergamo In Lombardia essere un immigrato significa essere un potenziale criminale, una minaccia "per tutti i cittadini lombardi e quindi per il territorio", come sostiene il cattoneofascista Formigoni. Tale razzismo è trasversale a tutte le forze politiche borghesi lombarde e nazionali, dalla Casa del fascio all'Ulivo, arrivando fino all'insospettabile "sinistra radicale", in provincia di Milano vero e proprio sgabello delle politiche fascioleghiste del diessino Filippo Penati. A Milano ci sono 330mila stranieri, cifra che raggiunge il milione in tutta la Lombardia. Nella regione, inoltre, ci sono 123 campi nomadi. Sono bastati questi numeri per gridare in Regione all'emergenza sicurezza e pianificare una militarizzazione del territorio lombardo condivisa da tutto l'arco delle forze parlamentari borghesi. Lo scorso 20 settembre, la proposta del ciellino Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, di disporre di più "forze dell'ordine" sul territorio è stata prontamente accolta dal craxiano amico dei "poteri forti" Giuliano Amato, ministro dell'interno, in un lungo vertice in prefettura, a cui hanno partecipato anche la filo confindustriale e cattoneofascista Letizia Moratti, neopodestà di Milano, e l'ineffabile opportunista Filippo Penati, presidente della provincia. I quattro rappresentanti degli interessi della borghesia lombarda e nazionale hanno stipulato un "accordo di programma" sulla sicurezza integrata che vedrà arrivare in Lombardia un finanziamento statale di 63 milioni di euro in quattro anni per il potenziamento di mezzi, strutture e progetti delle polizie locali e 34 nuove caserme dei carabinieri in tutta la Regione (17 a Milano e provincia, di cui 8 già realizzate, e 17 nelle altre province). Oltre alla militarizzazione del territorio, l'accordo prevede anche forme di collaborazione tra le polizie locali e le altre forze, compreso l'accesso al data base del ministero dell'interno. È evidente che dietro la retorica della "sicurezza dei cittadini" si cela un disegno nero che andrà a colpire non solo gli immigrati ma anche chiunque, tra le masse popolari e i loro rappresentanti, cercherà di ostacolare gli interessi della borghesia lombarda, che tramite la Casa del fascio e l'Ulivo sta ancora portando avanti il progetto di devolution e federalismo fiscale ed è impegnata in ricche speculazioni legate sia alla costruzione di opere autostradali devastanti per il territorio (Brebemi, Pedemontana, Tangenziale Est Milano, Corridoio 5), sia alla privatizzazione dei servizi sociali, rendendo sempre più misera la vita del proletariato e quindi più forte il suo desiderio di riscatto. Cdl e Ulivo uniti contro i proletari L'intesa tra Formigoni e Amato, tra Penati e la Moratti non deve stupire. Quando parlano di diritti e sicurezza dei cittadini, Casa del fascio e "centro-sinistra" borghese sono due facce della stessa ipocrisia. È doveroso ricordare che il 4 luglio scorso, alle commissioni difesa congiunte di Senato e Camera, il ministro della difesa Arturo Parisi aveva sottolineato che "l'accesso alle carriere iniziali nelle forze di polizia è riservato, da quest'anno fino al 2020, ai volontari delle forze armate". Il governo del crumiro DC Prodi ha così fatto propria la legge 226 varata dal governo del neoduce Berlusconi il 23 agosto 2004, che stabilisce la sospensione anticipata del servizio obbligatorio di leva: poiché per entrare nelle forze di polizia a ordinamento civile e militare (l'Arma dei carabinieri) occorre aver fatto il servizio militare, i posti messi annualmente a concorso in tali corpi vengono riservati ai volontari in ferma prefissata di un anno o in rafferma annuale. La nuova dottrina militare "Tale meccanismo - aveva sottolineato Parisi - consente alle forze di polizia di incorporare personale che, seppure formato in funzione dell'impiego nelle forze armate, può vantare un'esperienza più ampia rispetto a quella di chi proviene direttamente dalla vita civile, maturata proprio negli impegni di sicurezza cui sopra ho fatto cenno", ossia nelle "missioni di sicurezza" all'estero. Del resto, il concetto di sicurezza, ha spiegato il capo di stato maggiore della difesa Di Paola, si delinea sempre più come "un continuum senza frontiere, in cui sicurezza interna e sicurezza esterna non sono più separate" (Centro alti studi per la difesa, 20 giugno). Nel quadro di questa nuova dottrina militare l'Arma dei carabinieri è già stata collocata, con il rango di forza armata, alle dirette dipendenze del Capo di stato maggiore della difesa, in base alla legge 78 varata dal secondo governo del rinnegato D'Alema il 31 marzo 2000. Nel quadro della stessa dottrina, la polizia di Stato viene ulteriormente militarizzata riservando l'accesso ai volontari delle forze armate. Perciò, i professionisti della guerra, compresi i militari che il 6 agosto 2004 urlavano a Nassiriya "È ferito, annichiliscilo!" (filmato di Rai News 24, 8/12/2005), d'ora in avanti opereranno nel nostro Paese e nella nostra Regione con le divise della polizia di Stato. Tutto ciò per difendere in Italia e in Lombardia gli interessi di classe della borghesia contro gli immigrati, i proletari, i precari e chiunque si opporrà a tale nefasto dominio di classe. 25 ottobre 2006 |