Il portavoce di Obama minaccia: non è esclusa nessuna opzione, anche militare L'Iran respinge le "favole" sul complotto negli Usa Lo scorso 11 ottobre due persone sono state formalmente incriminate dal tribunale distrettuale di New York con l'accusa di aver preso contatto con un'organizzazione criminale messicana, il cartello del narcotraffico Los Zetas, per commissionargli l'uccisione dell'ambasciatore saudita a Washington in cambio di 1 milione e mezzo di dollari. Una è un iraniano naturalizzato statunitense, arrestata il giorno precedente all'aeroporto di New York, l'altra è un iraniano rientrato nel suo paese e indicato come "ufficiale delle Forze Qods", un corpo speciale delle Guardie della Rivoluzione. Il direttore del Fbi, Robert Mueller, raccontava di come i due incriminati avessero contattato nel maggio scorso un narcotrafficante messicano, che per loro "sfortuna" era in realtà un informatore dell'ente antidroga degli Stati Uniti. Una coincidenza veramente singolare. Dopo che l'iranoamericano aveva pagato la prima rata di 50 mila dollari scattavano le manette e l'accusa di complicità all'Iran. Il ministro della giustizia americano, Eric Holder, apriva il fuoco dichiarando che il complotto è stato "concepito, sponsorizzato e diretto dall'Iran", seguito dal portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, che minacciava, gli Usa "non escludono nessuna opzione", sono tutte valide compresa quella militare. Il segretario di Stato Hillary Clinton sosteneva che "l'Iran deve essere ritenuto responsabile di un atto che rappresenta una violazione palese delle leggi americane e del diritto internazionale e una promozione del terrorismo", il vicepresidente Joe Biden aggiungeva che l'amministrazione Obama puntava a creare una muova campagna mondiale per isolare l'Iran. Infine era Obama, il 13 ottobre a sostenere che il piano è "senza dubbio" da ricondurre agli iraniani e che gli alti responsabili del governo di Teheran dovranno renderne conto. Ripetendo: "nessuna opzione viene esclusa". Sentire Obama che afferma "non avremmo avanzato queste ipotesi se non avessimo avuto in mano fatti che provassero le accuse", richiama alla mente il segretario di Stato americano Powell che all'Onu portava le prove "inoppugnabili" sugli arsenali delle armi di sterminio di massa in possesso di Saddam per giustificare l'aggressione lanciata poco dopo da Bush. Arsenali che non esistevano. Le accuse dell'imperialismo americano sono state rigettate dalla guida spirituale iraniana l'ayatollah Seyyed Ali Khamenei e dal presidente Mahmoud Ahmadinejad. Confutate negli aspetti specifici da un comunicato diffuso il 15 ottobre dal ministero degli Esteri iraniano nel quale si afferma tra l'altro che "la persona arrestata è da almeno 16 anni cittadino degli Stati Uniti. Questa persona non ha avuto alcun legame con gli enti governativi della Repubblica Islamica dell'Iran. L'annuncio unilaterale di una serie di accuse contro un cittadino americano senza prove e poi la creazione di una ondata propagandistica contro la Repubblica Islamica dell'Iran, è contro ogni sorta di logica giudiziaria e può essere solo un teatrino politico e propagandistico". "I più basilari principi giudiziari - prosegue la nota iraniana - impongono che nel caso di qualsiasi accusa contro un altro governo, il governo degli Stati Uniti debba almeno consegnare le informazioni dell'imputato o degli imputati al governo interessato per chiedere cooperazione o l'estradizione degli individui nel caso sia ritenuto necessario. Il governo americano nonostante la richiesta formale della Repubblica Islamica dell'Iran ed al contrario delle convenzioni internazionali rispettate a livello mondiale non ha finora fatto nulla in questo senso". "Smentendo fermamente e categoricamente ogni sorta di relazione della Repubblica Islamica dell'Iran con il caso citato dalle autorità americane, - conclude la nota - si ricorda che il comportamento irragionevole del governo Usa nell'architettare questa farsa va collocata nell'ambito della sconfitta a tutti gli effetti della politica estera Usa nella regione per via del risveglio islamico, il fallimento di tutte le iniziative illegali di tal paese nei confronti della Repubblica islamica dell'Iran, e considerando i crescenti problemi interni degli Stati Uniti. È palese che la responsabilità della tensione creatasi, che ha turbato la sicurezza internazionale, è unicamente a carico del governo degli Stati Uniti d'America". 19 ottobre 2011 |