Monti si sveglia tardi ma non cava un ragno dal buco L'Italia sommersa dalla neve La protezione civile è una barzelletta. Alemanno fa lo scaricabarile. 57 morti, decine di paesi isolati e abbandonati, decine di migliaia di persone senza acqua, luce e al freddo. Treni bloccati tra una stazione e l'altra Non esiste un piano per la difesa ambientale Nell'Italia del terzo millennio si muore di freddo, come nel medioevo feudale. È bastato che la colonnina di mercurio scendesse sotto lo zero e in appena due settimane i decessi per assideramento hanno toccato la scandalosa quota di 57. Morti di freddo e povertà. Morti sul lavoro Si tratta soprattutto di senza fissa dimora, di immigrati e anziani che vivono in tuguri o abitazioni umide e fatiscenti, quasi sempre sono poveri o poverissimi, malnutriti o affetti da patologie croniche. Si tratta di anziani e persone di mezza età morti mentre spalavano la neve dinanzi alle loro case. Si tratta anche di camionisti e automobilisti non attrezzati a rimanere a lungo imprigionati nel gelo all'interno dei loro mezzi trasporto. È quanto è accaduto sulla superstrada Liri, in Abruzzo, dove un uomo di 68 anni di Bologna è stato trovato senza vita all'interno del suo camion, bloccato da giorni in una stazione di servizio alle porte di Avezzano. La morte per assideramento avviene quasi sempre di notte: il freddo "congela" il sangue che stagna nei vasi sanguigni, la funzione del fegato e del cuore è inibita e il nutrimento non può raggiungere gli organi e tessuti vitali, prima i muscoli, poi il cervello, e i reni. Il freddo può anche stroncare di giorno per un infarto da ostruzione delle coronarie per la combinazione del freddo intenso e dello sforzo eccessivo. Tra Roma e Ostia si registra il maggior numero di decessi di senza tetto. Fanno orrore anche i tre morti di freddo per le strade di Milano e i dieci morti complessivi in Lombardia. Ciò significa che nella regione governata dal dittatore ciellino Formigoni, l'assistenza ai poveri è inesistente, mentre il neosindaco arancione Pisapia e il neo-assessore Majorino si limitano a tenere la contabilità dei decessi, scimmiottando la precedente giunta Moratti. Non va meglio nelle Regioni, come la Toscana e l'Emilia-Romagna, che si vantano di avere uno "Stato sociale" degno di tal nome. I morti di freddo di Ferrara e il "delirio di inefficienza" amministrativa che hanno paralizzato la circolazione nel capoluogo dell'Emilia-Romagna, in particolar modo in direzione della costa adriatica, parlano da soli. Al 12 febbraio erano ben otto le vittime del freddo in Abruzzo. Morti e feriti li sta facendo anche il ghiaccio sulle strade, i tanti crolli di tetti nei capannoni agricoli, e le slavine. A Lioni (Avellino) non è possibile uscire di casa, visto che continuamente lastroni giganteschi di ghiaccio piombano giù dai tetti. A Trieste è invece la Bora ad imperversare ad oltre 100Km/ora e anche 160/170. Nella maggior parte dei casi non è di certo il freddo e la neve, ma la strafottenza dei governi e delle istituzioni locali in camicia nera, che, salvo rarissime eccezioni, come a Parma, non hanno approntato i più elementari piani di emergenza per i senza tetto e le persone a rischio. È inaccettabile infatti che il primo soccorso sia affidato alla buona volontà dei volontari. Occorre invece un capillare piano di soccorso socio-sanitario, che copra tutto l'anno e non solo le situazioni di emergenza, occorre la predisposizione di strutture mobili per l'accoglienza notturna e anche diurna, l'allestimento rapido di moduli prefabbricati, trasportabili e flessibili attrezzati con letti, materassi e coperte, e predisposti con i necessari allacci termici, elettrici e idrici. Se questo non avviene occorre rivendicare l'apertura notte e giorno delle porte delle sedi istituzionali e delle sedi della Protezione civile. Più in generale occorre puntare sulla prevenzione, che è all'anno zero, soprattutto al Sud e occorre anche sbloccare il "patto di stabilità" che sta letteralmente strangolando i Comuni ed azzerando i servizi più basilari. Occorre infine indennizzare le famiglie dei camionisti deceduti, in quanto si tratta di morti sul lavoro. Un Paese in ginocchio Per quanto riguarda i paesi isolati ed abbandonati a se stessi, al momento attuale la situazione peggiore si è spostata nel Centro Italia: nel fabrianese e nell'alto maceratese, i muri di neve sono alti anche 4 metri. Ad Urbino, per fortuna nella notte, sotto il peso del ghiaccio e della neve è crollato anche il solaio della facoltà di Scienze Motorie, dopo il crollo della chiesa dei Cappuccini. Decine di sgomberi nel centro storico. Nel Montefeltro ci sono decine e decine di frazioni isolate, strade impraticabili, persone anziane e malate, tra cui i bisognosi di ossigeno, che, senza la luce e il gas, invocano disperatamente, un soccorso. Negli ospedali di Pesaro e Fano i ricoveri programmati sono stati sospesi per far posto alle urgenze e mancano le sacche di sangue. Per quanto riguarda il Lazio è bastato un metro di neve sui monti Cimini e nell'Alta Tuscia (provincia di Viterbo) perché, anche in campagna, molti i piccoli centri che sono rimasti isolati. Particolarmente drammatica la situazione delle popolazioni della Valle dell'Aniene, dell'Aretino e del Senese. Problemi seri anche in provincia di Grosseto, dove risultano isolati i paesi di Pitigliano, Sorano e Roccalvegna. In provincia di Teramo, sono state evacuate 5 persone perché il solaio della loro abitazione è crollato. 300 invece gli sgomberati in provincia di Rimini. Qui il caos è stato totale: raffica di incidenti sull'A14, l'autostrada che collega Rimini ad Ancona, chiusa per giorni, anche al traffico veicolare, il tratto compreso tra Cattolica e Fano. Non meno grave è la situazione in Campania, Calabria, Basilicata e Puglia. Almeno due donne sono morte nelle rispettive ambulanze intrappolate dalla neve, una ventina di comuni dell'Irpinia sono rimasti per giorni isolati senza elettricità ed acqua a causa di un black out verificatosi agli impianti dell'Acquedotto Pugliese. Raggiungere Foggia da Napoli è una vera e propria impresa. Difficile per i soccorsi anche raggiungere gli Alburni, il potentino e i monti della Sila. Allarme rosso per il pericolo del crollo dei tetti anche per case e scuole in tutta la penisola (visto che le condizioni di inagibilità sono diffusissime). Da incubo la circolazione ferroviaria al Sud e in tutta Italia. Non si contano i guasti, i blocchi, i ritardi, i disservizi, nonostante il cosiddetto "piano neve". Non si può dimenticare l'odissea dei quasi mille passeggeri, in gran parte pendolari, stipati come bestie negli intercity Milano-Pescara e Bologna-Taranto e poi bloccati per oltre 10 ore a causa di un "guasto dei freni dei locomotori" nei pressi di Forlì, senza cibo, acqua, soccorso e neanche la possibilità di utilizzare i bagni. Si preparano a dar battaglia a Trenitalia, ribattezzata per l'occasione "Gelitalia". "Si tratta di un episodio gravissimo - afferma in una nota il presidente Codacons, Carlo Rienzi - Trenitalia deve disporre indennizzi automatici in favore dei 600 passeggeri dell'Intercity, abbandonati al buio e al gelo, indennizzi proporzionati ai disagi subiti. In caso contrario, avvieremo tutte le azioni legali finalizzate a far ottenere equi risarcimenti per i viaggiatori". Dopo la soppressione dei servizi cuccetta sui treni a lunga percorrenza, non si fa peccato a sospettare che la strategia di Trenitalia Spa sia quella di approfittare dell'emergenza-freddo per aumentare i profitti. Lo testimonia la soppressione, del tutto ingiustificata, di tutti gli Intercity Napoli-Roma per garantire solo il trasporto sui costosissimi Euro-star "freccia rossa". Occorre tenere conto che sono migliaia ogni giorno i pendolari che per lavoro sono costretti a spostarsi dal Sud al Centro, e che un piccolo esercito è soltanto quello costituito dagli insegnanti precari e fuori sede, creati dai tagli alla scuola del ministro Gelmini. È un vero è proprio disastro anche per quanto riguarda i danni delle ghiacciate all'agricoltura, all'allevamento ed alla zootecnia. Si stima che più di diecimila animali hanno perso la vita in questa ondata di maltempo: passeri, cardellini e altri uccelli insieme a caprioli e cervi sono le principali vittime del freddo e della neve che hanno fatto strage anche negli allevamenti di mucche, pecore, cavalli, conigli e polli a causa delle centinaia di stalle crollate. Sono sul lastrico centinaia di allevatori in Molise. Un milione di animali allevati sono a rischio perché il caos sulle strade rende difficile garantire l'approvigionamento dei mangimi. Secondo le prime stime della confederazione italiana agricoltori, i danni per l'intero sistema agroalimentare superano i 500 milioni di euro, in pratica oltre 50 milioni di euro al giorno. Un terzo delle coltivazioni di ortaggi è andato completamente distrutto dal gelo e il 15 per cento delle aziende agricole ha subito danni alle strutture e ai macchinari. Salirà la disoccupazione. Un miliardo di euro i danni stimati nel settore manufatturiero. A ciò si aggiungono le speculazioni sui prezzi di frutta e verdura e il pericolo reale di acquistare cibi avariati dai mercati o dai supermercati. La capitale nel caos C'è poi lo scandalo nello scandalo, Roma. Le previsioni meteo erano chiare da una settimana: rischio di nevicata abbondante. Ciò non ha impedito la paralisi dell'aeroporto di Fiumicino con la metà dei voli cancellati per la mancanza di un sistema di riscaldamento delle piste, la chiusure a singhiozzo di scuole ed uffici, il traffico impazzito sul raccordo anulare, la soppressione di treni, i decessi di senza tetto persino all'interno della stazione Termini. Gli abitanti sono inferociti per la mancanza di qualsiasi aiuto concreto da parte delle istituzioni e in particolare del sindaco. Il neopodestà fascista Alemanno infatti non è riuscito neanche a mettere in moto tempestivamente i mezzi spargi sale, ma si diverte a fare il pagliaccio con la vanga in mano sulle scale del Campidoglio e a scaricare le sue responsabilità sulla "Protezione civile" che non lo avrebbe avvertito in tempo, parlando "solo di 35 mm di precipitazioni". "Qualsiasi tecnico del Comune sa che 35 mm di pioggia sono equivalenti a 35 cm di neve nelle previsioni meteo" è stata la replica piccata di Gabbrielli. La verità è che neanche mezzo metro di neve è bastato a paralizzare per giorni e giorni la capitale e le colpe sono sia di chi governa la città, in maniera dissennata e tracotante, sia della Protezione civile, che ormai è una barzelletta, o meglio una struttura super-corrotta che si è dimostrata efficiente solo quando si è trattato di distribuire gli appalti dei "grandi eventi" alle cricche piduiste e mafiose di riferimento, ed a speculare sulle catastrofi, in barba ad ogni norma di tutela ambientale, urbanistica e paesaggistica. L'inefficienza della sedicente "Protezione civile" E il premier Monti, che della gestione della Protezione civile è direttamente responsabile, cosa ha fatto e cosa sta facendo? Praticamente nulla. Da Palazzo Chigi il silenzio è stato assordante, per giorni. Poi, pressato dall'opinione pubblica, "il professore" ha deciso di ascoltare le lamentale del capo della Protezione civile, Franco Gabbrielli, nei confronti delle aggressioni del sindaco Alemanno. Infine si è limitato ad informare il Consiglio dei ministri e a chiedere ai ministri competenti (che finora non hanno mosso un dito) di assicurare "l'impegno più incisivo da parte di tutte le strutture del governo del territorio e delle imprese di gestione dei pubblici servizi". Fino ad ora non ha cavato un ragno dal buco. ''Della riforma della Protezione civile penseremo poi", ha detto sibillino. Che voglia privatizzarla seguendo il progetto Bertolaso-Berlusconi? Che voglia metterla sotto il controllo del Viminale? Che voglia affidarla alle cure di una nuova cricca massonica, attraverso il collaudato metodo golpista del "commissariamento straordinario"? Non c'è da fidarsi. Certo è che sono da sbloccare i finanziamenti, vincolati ai diktat della Corte dei conti e del super-ministero dell'economia, ma contemporaneamente c'è anche il bisogno di spazzare via questi governanti. Senza di ciò, visti i precedenti (terremoto in Abruzzo, alluvioni, ecc.), non c'è alcuna sicurezza che i fondi stanziati siano utilizzati per far fronte ai bisogni reali delle popolazioni e per approntare finalmente un serio piano di "difesa ambientale", né tanto meno c'è sicurezza che non finiscano, come sempre, nelle tasche della borghesia parassitaria. 15 febbraio 2012 |