All'assemblea nazionale dei delegati Landini colloca a destra la Fiom, a fianco della Camusso Attenuato il dissenso sull'accordo del 28 giugno. Proposta la "clausola di raffreddamento". Rilanciata la codeterminazione con le imprese Critiche da parte de "la Cgil che vogliamo" Quello che è successo nell'Assemblea nazionale della FIOM, svoltasi a Cervia (Ravenna) il 22 e 23 settembre scorso, cui hanno partecipato 552 tra membri del Comitato centrale e delegati per discutere l'ipotesi di piattaforma rivendicativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei metalmeccanici in scadenza il 31 dicembre 2011, se non è un vero e proprio colpo di scena poco ci manca. Infatti, nulla di evidente e ufficiale faceva prevedere la svolta a destra che il segretario generale, Maurizio Landini, avrebbe impresso alla FIOM, fino ad attenuare e praticamente annullare le differenze espresse fin qui nei confronti della segreteria CGIL guidata da Susanna Camusso. Con ciò Landini ha finito per mettere in discussione e, di fatto, superare gli schieramenti congressuali esistenti in FIOM tra sinistra (maggioritaria) e destra (minoritaria); mettere la sordina alla critica sull'accordo neocorporativo e filopadronale del 28 giugno, sottoscritto in modo definitivo il giorno avanti da Confindustria, da CISL, UIL e anche dalla CGIL. Avanzando la "clausola di raffreddamento" nel corso del negoziato con le imprese, di fatto rinuncia allo sciopero e proporne la codeterminazione, un altro modo per dire cogestione davanti a situazioni di crisi e/o di sviluppo aziendali. Nell'illustrare la sua proposta di piattaforma rivendicativa, su questi argomenti afferma: "Proponiamo inoltre una partecipazione negoziata che preveda una fase di confronto tra azienda e sindacato sul piano industriale, crisi e prospettive occupazionali. Durante questa fase - aggiunge - sia l'azienda che i sindacati si devono impegnare a non attuare iniziative unilaterali". Su questo stesso terreno si colloca la proposta di un non ben precisato fondo bilaterale (aziende e sindacati) su sicurezza e welfare. Circa il salario, il leader della FIOM ha chiesto un aumento di 206 euro nel triennio nell'ambito di una piattaforma che avrà validità triennale. Ciò in linea con il nuovo modello contrattuale padronale e corporativo inserito con l'accordo separato del 22 gennaio 2009 sempre fortemente avversato dai metalmeccanici della CGIL. Insomma, la FIOM dovrebbe abbandonare il precedente modello contrattuale, quadriennale per gli aspetti normativi con all'interno due bienni salariali, e si deve adeguare; un cedimento anche qui non da poco. Certo, ci sono cose anche condivisibili nel discorso del segretario della FIOM quando conferma la convinzione "che l'articolo 8 non debba essere modificato o emendato ma stralciato", quando afferma che la piattaforma "deve escludere le deroghe" e deve puntare alla "riduzione della precarietà per evitare che la competizione sia scaricata sulle condizioni dei lavoratori". Ma risultano deboli e contraddittorie con il resto della proposta. In particolare con la rinuncia a dar battaglia contro l'accordo interconfederale del 28 giugno che le deroghe al contratto nazionale le contiene eccome. Basti dire che, proponendo un Ordine del giorno tutto incentrato sull'articolo 8 della manovra del governo, Landini ha sabotato un altro documento proposto da 19 delegati che considerava grave e inaccettabile la firma della CGIL posta su questo accordo e chiedeva che non fosse "riconosciuta valida e vincolante tale intesa". La svolta a destra impressa da Landini è stata colta (forse anche concordata in qualche modo) da Susanna Camusso la quale, nel suo intervento all'Assemblea, ha tenuto a sottolineare gli elementi principali di questa svolta. In testa la codeterminazione che "è una sfida difficile - ha detto - ma la straordinarietà della crisi chiede di determinare le stagioni del cambiamento". La segretaria della CGIL ha inoltre apprezzato la scelta di inserire la "clausola di raffreddamento" nel corso delle trattative aziendali. Ma ciò che più le è piaciuto è il cambio di atteggiamento nei rapporti tra FIOM e CGIL. "Landini - ha detto a questo proposito - ha proposto con nettezza il tema dell'essere nella CGIL: ci deve essere una giusta valorizzazione della dialettica, che però non può diventare un dualismo che indebolisce tutti. Non ci sono più organizzazioni che si guardano, ma una grande organizzazione che è la CGIL", sia pure in forma plurale. Siamo alla normalizzazione della FIOM? Parrebbe di sì! Siamo di fronte al superamento delle differenze congressuali e a un rientro della FIOM nei ranghi della CGIL guidata dalla destra della Camusso? Parrebbe ancora di sì! Di sicuro la svolta di Landini ha rimescolato gli schieramenti presenti in FIOM. La destra riformista guidata da Fausto Durante, diversamente dal passato, questa volta ha apprezzato la relazione di Landini e ha votato la sua proposta di piattaforma rivendicativa. Chi è rimasta spiazzata è stata l'altra componente della sinistra riunita attorno a Giorgio Cremaschi e a Sergio Bellavita, ambedue della segreteria nazionale della FIOM e rappresentanti di primo piano de "La CGIL che vogliamo". La quale, pur esprimendo un netto dissenso nel dibattito nei confronti delle novità introdotte da Landini, opportunisticamente ha finito per votare a favore, salvo alcuni che si sono astenuti. Bellavita, nella sua dichiarazione di voto, evidenzia questa contraddizione, giacché, mentre annuncia il suo consenso alla piattaforma, esprime un "netto dissenso con le conclusioni di Landini. Conclusioni che - dice - non considerano le diverse opinioni nel dibattito e l'equilibrio raggiunto in direzione che ci consente di approvare unitariamente la piattaforma". 12 ottobre 2011 |