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Varato dal governo un ddl proposto da Sacconi
Berlusconi come Mussolini sopprime il diritto di sciopero
Nei trasporti consentito solo lo sciopero "virtuale", cioè si lavora ma senza salario. Vietati i blocchi stradali, ferroviari e aeroportuali
Un tassello del piano della P2 conforme alla "carta del lavoro" della dittatura fascista |
Non è una novità. Già nel settembre 2008, il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, illustrando le sue linea guida "per prevenire il conflitto con la conciliazione e l'arbitrato, evitare annunci o revoche all'ultimo minuto, rendere obbligatorio i referendum e l'adesione individuale, inasprire controlli e sanzioni", aveva annunciato una legge antisciopero per i settori dei servizi. Questo attacco gravissimo di stampo fascista e piduista è stato portato a fondo nella giornata del 27 febbraio quando il governo del neoduce Berlusconi, all'unanimità, ha approvato il disegno di legge delega "per la regolamentazione e prevenzione dei conflitti collettivi di lavoro con riferimento alla libera circolazione delle persone". Ciò in revisione della legge 146/1990 e successive modifiche.
Un attacco violentissimo e senza precedenti alla libertà di sciopero, a un diritto costituzionalmente garantito, che nega concretamente alle lavoratrici e ai lavoratori la possibilità di dissentire, di protestare, di rivendicare con efficacia i loro diritti. Il governo afferma che la nuova normativa liberticida è limitata al settore dei trasporti. Ma è una bugia, è un inganno. Vuole iniziare da qui, ricercando il consenso dei viaggiatori, per estendere in breve tempo le limitazioni a tutti i settori pubblici e privati. È significativo, a dimostrazione di ciò, che il testo di legge non faccia mai riferimento ai trasporti ma parli sempre di "libera circolazione delle persone"; facendo chiaramente intendere che saranno limitate, se non vietate, anche tutte le forme di protesta (cortei, occupazione di strade, ferrovie e aeroporti) che confliggono con questo principio. Non è tutto. Proprio in fondo al testo si legge che: "il governo è altresì delegato ad apportare all'ordinamento vigente ogni ulteriore modifica e integrazione, con la possibilità di redigere, entro 24 mesi, un testo unico delle disposizioni in materia di diritto di sciopero".
Peraltro il governo ha scelto di approvare una legge delega che, nei 13 articoli che la compongono, fissa i cardini su cui poggia la legge antisciopero e prevede, nei prossimi 12 mesi, l'approvazione di una lunga serie di decreti attuativi. La nuova normativa interviene pesantemente non solo sulle regole per indire lo sciopero e sullo svolgimento dello stesso ma anche sul tema della libertà e rappresentatività sindacale. La quale pretende e impone che solo i sindacati con una rappresentanza di almeno il 50% dei lavoratori possono indire lo sciopero. In alternativa, un sindacato che abbia almeno il 20% di rappresentatività deve sottoporre a referendum la proposta di sciopero e raccogliere almeno il 30% di consenso dei lavoratori interessati. Non solo, il governo pretende che i lavoratori esprimano anticipatamente e ufficialmente la loro adesione allo sciopero. È chiarissimo l'intento di fissare tanti e tali paletti da rendere difficilissimo se non impossibile arrivare allo sciopero, specie per i sindacati minoritari a partire da quelli non confederali, comunque di contenere le adesioni dei singoli lavoratori esposti ai ricatti e alla repressione padronali.
L'architettura della legge antisciopero contiene altri punti antidemocratici molto gravi. Come il cosiddetto sciopero "virtuale", già previsto dalla legislazione, ma che ora si vorrebbe rendere obbligatorio per alcune categorie professionali impegnate nei servizi, trasporti in testa. Lo sciopero "virtuale" consiste nell'andare a lavorare per "protestare" magari con una fascia al braccio (sic!), rinunciando al salario per le ore stabilite, da devolvere non si capisce bene a chi e a che cosa. Si tratta di una vera e propria buffonata, specie se inteso come sostitutivo allo sciopero classico, all'astensione dal lavoro e alla protesta di strada per fare pressione sulle controparti pubbliche e private, per incidere sui loro interessi materiali. Una buffonata che, giustamente, ha trovato sempre scarsissimo seguito tra i lavoratori.
Ci sono poi le norme chiamate "anti-effetto annuncio", che prevedono una comunicazione con ampio anticipo della revoca dello sciopero. A parte che non è specificato nulla in concreto, si tratta di un'imposizione assurda: allorché la trattativa si conclude con un accordo si può revocare lo sciopero precedentemente proclamato?
Col ddl Sacconi saranno inoltre vietate tutte le forme di protesta "in qualunque attività e settore" che possono essere "lesive" del diritto alla mobilità e alla libertà di circolazione. In altri termini non saranno permessi blocchi stradali, ferroviari e aeroportuali.
Il provvedimento governativo rafforza tutta la parte che concerne il "raffreddamento dei conflitti" attraverso forme di conciliazione, anche attraverso la modifica delle funzioni della Commissione di garanzia che ora si chiamerà "Commissione per le relazione di lavoro", e disciplina i controlli, affidando al CNEL compiti di monitoraggio degli scioperi, e le sanzioni per i lavoratori e i sindacati "trasgressori" la cui riscossione sarà fatta da Equitalia. Si minacciano multe di 5 mila euro.
La legge antisciopero del governo Berlusconi è grave e pericolosa non solo perché cancella di fatto questo fondamentale diritto democratico, ma perché rappresenta un tassello fondamentale di una strategia più ampia da terza repubblica nel campo sociale, sindacale e del lavoro. Che segue di poco l'accordo separato del 22 gennaio scorso sul modello contrattuale padronale e corporativo, firmato da governo, Confindustria e sindacati complici (Cisl, Uil e Ugl), contro la volontà della Cgil, e segue solo di qualche giorno la "riforma" della pubblica amministrazione voluta dal ministro Brunetta e approvata in via definitiva dal Senato che demolisce la contrattazione collettiva nel settore pubblico e inserisce una serie di norme poliziesche e punitive nei confronti di tutti i lavoratori pubblici, allo scopo di ridurre le retribuzioni, tagliare il personale e aumentare i carichi di lavoro.
Anche il momento in cui questa legge antisciopero viene proposta non è casuale. Un momento di fortissima crisi economica e sociale, che produce disoccupazione, impoverimento e una crescente insoddisfazione popolare verso i "rimedi" attuati dal governo con un'inevitabile intensificazione delle lotte.
Se questo disegno andrà in porto, Berlusconi, come fece Mussolini, sarà riuscito a cancellare il diritto di sciopero e a imporre con la forza della legge la "pace sociale" con l'aiuto dei sindacati di regime dentro una logica neocorporativa e neofascista. C'è in questo la volontà di applicare il piano della P2 di Gelli e un richiamo all'ispirazione fascista impressa nella "Carta del Lavoro" del 1927. La situazione è allarmante e deve preoccupare i lavoratori e tutti i democratici e antifascisti. Viste anche le sciagurate aperture espresse dal PD di Franceschini. Il senatore del PD Pietro Ichino è arrivato a dire che "non è impensabile una convergenza parlamentare tra maggioranza e opposizione sulla materia dello sciopero virtuale e su quella dello sciopero nei trasporti". Viste le acquiescenze infami espresse da Cisl, Uil e dall'ex sindacato fascista Ugl.
Solo la Cgil per il momento si è messa di traverso però, per la verità, non con la necessaria determinazione. "Mi auguro che a guidare l'iniziativa del governo - ha detto il segretario confederale Maurizio Solari - sul diritto di sciopero non sia, dopo aver favorito la rottura del sindacato, il tentativo di impedire che il dissenso possa manifestarsi". "Il governo stia attento. In materia di libertà di sciopero costituzionalmente garantito - ha affermato il segretario generale della Cgil Epifani - bisogna procedere con attenzione... Si potrebbe porre un problema di democrazia, se qualcuno pensasse di forzare ciò che dice la Costituzione". Più adeguata e forte la denuncia di "Rete 28 Aprile" della Cgil che in una nota sostiene: "Limitare la libertà, imporre autoritariamente le decisioni e reprimere il dissenso è... la caratteristica autentica del fascismo". "Con le nuove norme previste dal Governo sul diritto di sciopero - scrivono in un comunicato stampa i Cub, Cobas e SdL - si sta andando rapidamente verso un nuovo e pericolosissimo capitolo del più vasto tema della limitazione delle libertà sindacali e costituzionali, della democrazia nel mondo del lavoro e nella società".
Nessun tentennamento è ammesso. Respingere risolutamente il nuovo attacco fascista al diritto di sciopero. Sviluppare un ampio movimento di protesta per abbattere questo governo e la terza repubblica. Questa deve essere la risposta delle masse, dei democratici e degli antifascisti.
4 marzo 2009
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