La legge di stabilità Il governo taglia le risorse all'istruzione pubblica e finanzia la scuola privata Uno dei principali motivi per cui gli studenti e gli universitari stanno conducendo da mesi una battaglia straordinaria, hanno occupato le facoltà, sono saliti sui tetti, hanno riempito le piazze d'Italia e persino assediato e attaccato il parlamento, è il taglio drastico del governo del neoduce Berlusconi a scuola, università e ricerca pubbliche e, allo stesso tempo, l'aumento dei finanziamenti all'istruzione privata. È un fatto questo confermato anche nell'approvazione definitiva in Senato della Legge di stabilità, la ex legge finanziaria. Infatti, per il 2011 il budget messo a disposizione del ministero dell'Istruzione cala dell'8% rispetto al 2010. Riduzione che si ripeterà anche nel 2012 e 2013. Università e Ricerca Il taglio c'è ed è pesante, anche se il governo, nelle ultime fasi dell'approvazione, con un maxiemendamento, aveva ripristinato 800 milioni di euro. Nel testo originario il provvedimento stabiliva un taglio per il 2011 di 1.076 milioni di euro per l'Università determinato dalla somma di 126 milioni di tagli effettivi, da 550 milioni di mancata riconferma del contributo integrativo istituito dal precedente governo Prodi e da 400 milioni dell'incremento dell'anno passato finanziato dalle entrate del condono del rientro del capitali all'estero. A conti fatti, dunque, mancano 276 milioni di euro. Con il "recupero" di questi 800 milioni di euro, grazie all'ampia e forte mobilitazione degli studenti, il Fondo di Finanziamento Ordinario arriva a 6 miliardi e 900 milioni di euro complessivi. Pochi, insufficienti, visto che con essi si pagano a malapena solo gli stipendi di coloro che sono iscritti nei ruoli dell'Università, pari a 6 miliardi e 800 milioni di euro. Da un lato taglia le risorse all'istruzione pubblica, dall'altro accresce il finanziamento statale all'università privata, ormai è diventata una costante del governo Berlusconi. Infatti, nel suddetto maxiemendamento ci sono 25 milioni di euro a favore delle università private sia pure legalmente riconosciute. Inoltre, è da ricordare che un decreto amministrativo del 27 ottobre scorso ha trasformato le "università non statali telematiche esistenti in università non statali (non telematiche) che preveda l'erogazione di almeno la metà della propria offerta formativa con modalità tradizionale o mista". Il decreto è un regalo di Berlusconi a realtà private come l'E-Campus e il Cepu le quali ora possono ricevere i finanziamenti pubblici al pari della Bocconi, Luiss, Cattolica. Il proprietario del Cepu, l'ormai famoso Polidori, è amico personale di Berlusconi al quale ha promesso di mettere a disposizione le sue strutture per la prossima campagna elettorale. Anche per le borse di studio i conti non tornano, nel senso che i 100 milioni di euro reintrodotti in ultima istanza non coprono il taglio al fondo integrativo che nel 2009 era pari a 246 milioni. Nel patto di stabilità le cifre erano le seguenti: 25 milioni e 731 mila euro per il 2011, 25 milioni e 773 mila per il 2012, 12 milioni 939 mila per il 2013. Il "recupero" di 100 milioni vale solo per il 2011, per gli altri anni il taglio c'è eccome. Inoltre, restano confermati i tagli al fondo alloggi e residenze che dai 109 milioni del 2009 passa a soli 18,66 milioni nel 2011. Dulcis in fundo. Il già esiguo e malconcio fondo per la ricerca e l'innovazione subisce un taglio dei finanziamenti pubblici fino al 13%. Scuola Non tocca miglior sorte alla scuola pubblica nei confronti delle quale continua l'attuazione dei tagli di 8 miliardi nel triennio 2009-2011 approvati con la legge 133/2008 Tremonti-Berlusconi. Nella legge di stabilità però il governo non si vergogna a ripristinare il finanziamento che aveva precedentemente ridotto alle scuole di private. Si tratta di 245 milioni di euro che fanno salire a 526 milioni di euro annui dati alle scuole non statali. Quasi il doppio rispetto ai 323 milioni del 2001. Invece per la scuola pubblica i soldi non ci sono nemmeno per il "fondo a sostegno dell'autonomia scolastica" il cui finanziamento passa dai 258 milioni del 2001 agli 88 milioni del 2011. Un altro imbroglio riguarda il fondo per la gratuità dei libri scolastici della scuola elementare il cui fondo di 103 milioni di euro, in quanto tale, è stato azzerato. L'imbroglio sta in questo. La legge di stabilità ha cancellato lo stanziamento previsto per la fornitura gratuita dei libri. Allo stesso tempo, con un emendamento, questi 103 milioni sono stati mischiati in un bilancio di 350 milioni, utilizzati anche al pagamento di 70 mila LSU (Lavoratori socialmente utili) che garantiscono la pulizia in 3.500 scuole. Solo per pagare questi "stipendi" occorrono 370 milioni. Come finirà? O taglieranno la gratuità dei libri o i "socialmente utili", oppure tutti e due. Ridotti di 2,5 milioni di euro i contributi per la realizzazione delle attività affidate all'Istituto nazionale per la valutazione del sistema Istruzione e formazione e all'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica. Cattive notizie nel capitolo dedicato all'edilizia scolastica. Il governo ha respinto le richieste presentate dall'Unione delle Province Italiane per ottenere il finanziamento delle spese in conto capitale. Un passo indietro. Nella Finanziaria (Legge n. 42/96) per il triennio 2007-2009 erano stati stanziati 250 milioni, già insufficienti di per sé considerato che il patrimonio edilizio scolastico sull'intero territorio nazionale è costituito da circa 42 mila strutture, molte delle quali ancora non in regola con le norme di sicurezza e spesso carenti di aule, laboratori, palestre. Ebbene, nel 2009 la dotazione finanziaria è stata decurtata di 23 milioni, per il 2010 e gli anni successivi non c'è nulla. Se si mettono in fila tutti questi tagli non è difficile scorgere una strategia complessiva dei vari Tremonti e Gelmini finalizzata a strangolare e demolire il sistema pubblico dell'istruzione e della conoscenza nel nostro Paese. Occorre portare fino in fondo la battaglia contro il governo del neoduce Berlusconi per bloccare questo scempio dell'istruzione pubblica. 22 dicembre 2010 |