Il rinnegato presidente dei DS non si smentisce La lezione controrivoluzionaria di D'Alema sul '68 Nadia - Rufina (Firenze) L'11 novembre scorso Massimo D'Alema ha tenuto una lezione nell'Aula magna del Liceo Mamiani di Roma sulla storia del movimento studentesco del '68. Leggendo il resoconto di questa lezione riportato dai giornali ho fatto alcune considerazioni di cui vi faccio partecipi. L'elenco di trasmissioni televisive, articoli di giornale, film, che da vari anni ormai rievocano quel grandioso periodo storico, che durò diversi anni, è lungo e quasi tutti coloro che sono intervenuti in questo dibattito lo hanno fatto allo scopo, sia da destra che da "sinistra", di denigrare, affossare, mistificare, ridimensionare, sminuire o ridicolizzare la portata rivoluzionaria di tale periodo; ciò anche al fine di eliminare per sempre anche la più piccola possibilità teorica che tale evento si possa mai più ripetere. E' innegabile che quasi tutti i leader sessantottini "pentiti" hanno fatto carriera e occupano importanti posti nei partiti politici del regime, nell'editoria o nella televisione. Particolare rilievo va dato comunque all'opinione di D'Alema, date le tante cariche da lui avute sia in passato nel PCI revisionista, sua attualmente. Ricordo qualche tempo fa di averlo sentito dire con il suo solito sorrisetto, in un salotto televisivo, che se non sbaglio aveva per tema proprio il '68: "Sì, anch'io ho tirato la mia molotov, allora...". Il senso di quella frase, mi sembra in fondo quello che si ritrova nel discorso fatto al Mamiani: D'Alema, adottando una tattica furba, non di attacco frontale al '68 ma di "aggiramento", del dire e non dire, dello sminuire, ridimensionare, snaturare, in fondo riconduce il '68 a puro fenomeno di rivolta generazionale antiautoritaria. Se dicesse il vero, dovrebbe dire che il '68 fu una grandiosa epopea rivoluzionaria in cui l'ordinamento capitalistico vacillò e fu messo in crisi dall'assalto delle masse ma, allora, dovrebbe anche parlare del ruolo del PCI e suo, nell'affossamento del '68. In fondo dalle sue parole emerge questa tesi: tutti siamo stati giovani, ci siamo sfogati, abbiamo fatto un po' di confusione, non è forse la gioventù l'epoca della vita in cui ci è permesso avere sogni, miti, turbolenze? Poi, inevitabilmente, si cresce, anch'io sono cresciuto, mi sono tagliato i capelli, messo giacca e cravatta, sono diventato realista, anzi, riformista, ho fatto anche una bella guerra "di sinistra", ho trescato con Berlusconi ed ho lasciato che l'Italia gli finisse in bocca, perché quello ci si aspettava da me, perché fin dal '68 ero un borghese. Sì, hai ragione D'Alema, quello che dici è vero, però devi ammettere che te e quelli come te non sono la testimonianza della vittoria della generazione del '68 come tu dici, caso mai sono la prova che voi individualmente avete fatto carriera e soldi e siete in codeste posizioni di potere proprio grazie al tradimento di quegli ideali. La Grande Rivolta del '68 non fu affatto quella goliardata giovanile che ci vuoi far credere, bensì un profondo movimento rivoluzionario, non solo italiano, che attinse certamente grande linfa vitale e impulso dal forte vento che spirava da Oriente, dalla rossa Cina di Mao; e che impensierì seriamente la borghesia, lo dimostrano i tentativi di golpe nonché la lunga serie di terribili atti terroristici che a far data dal 12 dicembre 1969, con la strage di Stato di piazza Fontana, insanguinò l'Italia per molti anni. Il terrorismo fascista e quello sedicente "rosso" furono sicuramente lo strumento della reazione e dei golpisti usato per troncare le ali al '68. La sigla di "Brigate rosse", in particolare servì egregiamente allo scopo di screditare, disgregare e disperdere i movimenti di lotta più avanzati, gettando anche allo sbaraglio molti giovani. Questo D'Alema si è ben guardato dal dirlo. Eppure come Presidente del Consiglio ha avuto accesso ai segreti di Stato! Quindi egli, nell'indicare tra i motivi della "rivoluzione fallita" del '68 il radicalismo del movimento del "tutto e subito", della "contestazione globale, del rifiuto di qualunque compromesso ragionevole e di qualunque politica riformistica", dimentica volutamente alcune considerazioni fondamentali: il ruolo determinante che ebbe il terrorismo, che lui addebita al movimento, considerandolo un suo "frutto avvelenato", che fu invece usato ad arte per screditare la grande rivolta, come già detto; il ruolo fondamentale nell'affossamento del '68 avuto dal PCI revisionista, che non si mise certo alla guida delle masse con spirito rivoluzionario e che anzi frenandole e controllandole si accreditò presso la borghesia come possibile e affidabile futuro gruppo dirigente di ricambio. Determinante fu la mancanza di un vero partito marxista-leninista che facesse ciò che non aveva fatto il PCI, essendosi proprio allora appena formata come OCBI-ml quella organizzazione che in seguito avrebbe dato vita al PMLI, il figlio migliore e il più fedele allo spirito di quell'epoca. D'Alema dice poi: "Con le elezioni del '72 scoprimmo trasecolati che l'Italia non era come la immaginavamo noi e che non si governa con il consenso di un'assemblea ma con il consenso degli elettori". Peccato che faccia finta di non sapere che ciò che sta dietro Berlusconi non si può sconfiggere con il voto e che non si accorga dove ci ha portato il suo nefasto riformismo: allo sfascio dell'Italia! Sì, è vero che la gioventù è anche l'epoca dei sogni, delle speranze, l'epoca in cui maggiormente forse abbiamo bisogno di credere in qualcosa, e allora mi domando quale messaggio ha dato D'Alema a quegli studenti. Sostanzialmente questo: la generazione del '68 è stata bella, come lo sono i sogni, sì, è stata "la meglio gioventù", ma oggi è definitivamente tramontata, ora sono altri tempi, teniamoci il riformismo, il "mercato", la globalizzazione, Berlusconi, e amen! Bel "messaggio", non c'è che dire, che spero i giovani rispediscano al mittente! L'esistenza tenace del PMLI, è la prova che non tutti i sessantottini si sono pentiti come D'Alema e tanti altri e che lo spirito rivoluzionario e gli ideali di quell'epoca non sono morti e sepolti come la borghesia e i suoi servi vorrebbero! Viva la Grande Rivolta del '68! Viva il PMLI! 9 dicembre 2004 |