Lo denuncia un ex generale "In Libano regole di ingaggio di occupazione" Nel corso della sua visita in Libano il premier italiano Romano Prodi ha ribadito il 17 ottobre che "le forze dell'Unifil sono in Libano per mantenere la pace e non certo per intromettersi nei complicati affari politici libanesi", sono arrivate nel paese per applicare la risoluzione 1701 dell'Onu in appoggio all'esercito libanese. Prodi ha però evitato di entrare nel merito delle cosiddette regole di ingaggio, le direttive sull'uso delle armi che ha il contingente dei "caschi blu" rimaste volutamente poco chiare. Eppure proprio il giorno prima era uscita la notizia sul manuale dei servizi spagnoli distribuito al contingente iberico in Libano dove è previsto che i soldati potranno procedere in prima persona contro la resistenza libanese a sud del fiume Litani, non limitandosi soltanto a sostenere l'esercito di Beirut. Sono regole di ingaggio da esercito di occupazione ha denunciato un ex generale libanese. Il generale Hoteit, che nel 2000 ha ricoperto l'incarico di verificare il ritiro israeliano e di negoziare con l'Onu la linea di confine tra il Libano e Israele, ha sostenuto che mentre la risoluzione 1701 stabilisce che la missione Unifil ha il compito di sostenere l'esercito libanese e di monitorare il cessate il fuoco, le regole di ingaggio sembrerebbero invece autorizzare i contingenti multinazionali ad usare direttamente la forza, nel caso l'esercito libanese non possa o non voglia farlo, per impedire che nel Libano del Sud vengano portate avanti "attività ostili". Secondo Hoteit il riferimento alla necessità di reprimere ogni "atto ostile" lascerebbe troppi margini di discrezionalità e darebbe il via libera allo scioglimento di riunioni, a perquisizioni di uffici e automezzi e, in caso di rifiuto o di resistenza, permetterebbe l'arresto delle persone e anche l'uso delle armi. Se ciò dovesse avvenire, ammoniva il generale, potrebbe esplodere non solo il Libano del sud ma tutto il paese. Senza contare che l'esercito israeliano si è ritirato l'1 di ottobre ma continua ad occupare il piccolo centro di Ghajar alle pendici del monte Hermon e la zona delle Fattorie di Sheba, occupata nel 1967. Senza contare che già il 3 ottobre i caccia israeliani violavano la tregua e sorvolavano a bassa quota le località di Marjayoun e Nabatiyeh, la parte meridionale della valle della Bekaa e più a nord l'altopiano dell'Iqlim al Toufah; la prima di una serie di violazioni dello spazio aereo libanese confermate dal contingente Unifil che è rimasto a guardare. Il presidente del parlamento libanese Nabih Berri in una intervista al quotidiano inglese The Guardian ha affermato che "se Israele non si ritira, dovremo pensarci noi" e in tal caso gli Hezbollah "potrebbero riprendere le loro operazioni militari" contro le forze israeliane. Quanto ai soldati Onu ha auspicato che le forze multinazionali dell'Unifil non raccolgano informazioni sulla resistenza libanese per conto dei servizi israeliani e ha sottolineato che "l'Unifil non deve dimenticare che si trova sul nostro territorio e quindi dovrà lavorare nell'interesse del Libano e non in quello di Israele. Se la loro presenza si dovesse rivelare come una difesa di Israele allora non saranno più accettati". 25 ottobre 2006 |