Afghanistan
Liberati gli operatori di Emergency

I tre operatori di Emergency arrestati il 10 aprile scorso a Lashkargah, nel sud dell'Afghanistan, dalle forze di sicurezza afgane con l'accusa di aver partecipato a un complotto per compiere un attentato contro il governatore della provincia di Helmand sono stati liberati il 18 aprile, "non essendo stato possibile formulare alcuna accusa nei loro confronti" sottolinea un comunicato dell'organizzazione. La logica ma non scontata conclusione di una evidente montatura costruita dalle istituzioni afgane col concorso del contingente di occupazione imperialista.
Secondo un comunicato del Nds, i servizi afgani, sono stati rilasciati anche cinque dei sei operatori afgani arrestati il 10 aprile con la stessa accusa; solo uno è ancora un stato di "custodia" per il sospetto di aver nascosto le armi rinvenute durante l'irruzione nell'ospedale di Lashkargah.
"Qualcuno ha cercato di screditare Emergency e il tentativo è fallito", ha sottolineato il fondatore di Emergency, Gino Strada, che fin dall'inizio della vicenda, definita "una sporca e oscura manovra", l'aveva denunciata come "una guerra preventiva per togliere di mezzo un testimone scomodo prima di dare il via ad un'offensiva militare in quelle regioni" e accusato il governo Karzai di aver "sequestrato" i tre italiani.
Fra le iniziative a sostegno della richiesta di liberazione immediata degli arrestati vi sono state la manifestazione a Roma del 17 aprile e l'importante dichiarazione del rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite in Afghanistan, Staffan de Mistura, che da Kabul difendeva Emergency e affermava: "la comunità internazionale può e deve intervenire per risolvere questa vicenda. Ci sono stati dei malintesi e bisogna agire in fretta per evitare che tutta questa faccenda sfoci in una vicenda legale". Il contrario dei farfugliamenti del govermo italiano, per non dire delle accuse di collusione col "terrorismo" ventilate da alcuni ministri.

21 aprile 2010