Tramite la penna del direttore Piero Sansonetti "Liberazione" butta acqua sul fuoco per spegnere l'odio contro Berlusconi Ci sono analogie tra questo 25 Aprile 2006 e quello di dodici anni fa? Molti elettori di sinistra sembrano pensarlo: la memorabile celebrazione, fortemente politicizzata e di massa del 25 Aprile 1994 a Milano, città medaglia d'oro della Resistenza ma anche culla del berlusconismo e del leghismo, fu un monito alla destra neofascista e al neoduce Berlusconi, che avevano appena vinto le elezioni politiche, per far loro capire che il popolo antifascista era tutt'altro che vinto e rassegnato a farsi schiacciare, ma pronto a scendere in piazza per sbarrare la strada ai fascisti e ai piduisti che si apprestavano a governare. Questo 25 Aprile cade viceversa all'indomani di una sconfitta, sia pure di stretta misura, della Casa del fascio, che però il neoduce Berlusconi si rifiuta di riconoscere, per alzare la posta nella partita che si è aperta sulla spartizione delle cariche istituzionali. Ciò è motivo di allarme antifascista per tanti elettori di sinistra, soprattutto giovani, che temono un colpo di coda del "caimano" e chiedono a gran voce ai partiti dell'Unione che le manifestazioni in ricordo della Resistenza siano l'occasione per una forte mobilitazione antifascista di piazza. Ma da quest'orecchio la "sinistra" borghese non ci sente, tutta occupata com'è nella guerra per le poltrone e ansiosa di lanciare segnali distensivi all'altro polo, e chiama a fare da pompiere proprio il partito che dovrebbe rappresentare la sua ala "antagonista", e che non per nulla è stato appena premiato con la poltrona di presidente della Camera per il trotzkista narcisista Bertinotti, a dimostrazione del ruolo di cagnolino da guardia a sinistra dell'Unione del democristiano Prodi che il PRC è votato ormai a giocare. È così, allora, che con un editoriale su "Liberazione" del 19 aprile, il direttore Piero Sansonetti interviene per stroncare con decisione ogni velleità di trasformare questo 25 Aprile in una riedizione di quello di 12 anni fa, come pure ogni similitudine tra il berlusconismo e il fascismo mussoliniano e tra la Resistenza e la lotta contro il neoduce Berlusconi e i suoi accoliti neofascisti. "Dobbiamo uscire dall'idea - scrive infatti Sansonetti nel suo editoriale intitolato "né inciucio né guerra civile" - che lo scontro politico sia, in eterno, una simulazione della guerra, e quindi che la lotta politica di oggi sia uguale a quella - armata e tragicissima - di sessanta e sessantacinque anni fa. Non è così. Oggi noi viviamo, e lottiamo, in un paese a democrazia politica avanzata, dove sono garantite, in larga parte, le libertà formali". Insomma, celebrare la Resistenza va bene, ma per carità, che sia ben chiaro che è roba di 61 anni fa e che non ha più nulla a che vedere con l'oggi, visto che viviamo non in un regime neofascista, ma in una democrazia "avanzata": questa è la raccomandazione di Sansonetti agli antifascisti e ai giovani che premono per un 25 Aprile all'insegna dell'antifascismo e dell'antiberlusconismo. Per Sansonetti, invece, il neoduce non c'entra assolutamente nulla con l'antifascismo e con la Resistenza, tantomeno può essere paragonato a Mussolini: "Ricordare la Resistenza - scrive infatti il direttore di "Liberazione" - non è la stessa cosa che opporsi a Berlusconi. Berlusconi è un pessimo leader della destra, non è il capo delle forze d'occupazione di una barbara potenza straniera, né l'erede della Repubblica di Salò e dei suoi misfatti. E opporsi con molta nettezza e rigore a ogni ipotesi di "inciucio", come si dice in politichese, o di Grande coalizione, o di appannamento delle differenze tra destra e sinistra, è doveroso ma non vuol dire trasformarsi in "guerriglieri" e supporre che la lotta tra democrazia e fascismo sia il sale della politica di oggi". Ecco come il quotidiano del PRC, per la penna del suo direttore, mette zelantemente in pratica il precetto bertinottiano di "non demonizzare" Berlusconi: versando acqua sul fuoco per spengere il giusto odio di classe delle masse contro il nuovo Mussolini e coprire il regime neofascista dandogli una patente democratica e legalitaria. 26 aprile 2006 |