Tramite la penna del direttore Sansonetti
"Liberazione" accusa il vertice Cgil di stalinismo anziché di fascismo


Si sapeva che il termine stalinista ha ormai sostituito di fatto il termine fascista nel vocabolario dei dirigenti trotzkisti di Rifondazione, per indicare tutto ciò che ha un carattere autoritario, repressivo e antidemocratico. Ma mai, finora, si era arrivati a teorizzarlo ufficialmente, come ha fatto il direttore di "Liberazione", Piero Sansonetti, per commentare nell'edizione dell'8 maggio il grave provvedimento della Cgil che ha decapitato il vertice milanese della Fiom.
Il provvedimento in questione è stato preso dal collegio giudicante del Comitato di garanzia della Cgil Lombardia a carico della segretaria della Fiom milanese Maria Elvira Sciancati, sospesa per sei mesi, e di altri tre dirigenti provinciali del sindacato dei metalmeccanici, sospesi da tre a quattro mesi, con l'accusa di non aver impedito l'intervento in un'assemblea di un anno fa a un delegato di Rsu (già sospettato e poi prosciolto per terrorismo), espulso dalla Cgil per aver aderito ad uno sciopero dei Cobas. Contro il provvedimento aveva protestato lo stesso segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, mettendo in rilievo come esso fosse già stato deciso il 18 aprile, su un fatto successo un anno prima, ma sia stato attuato in singolare coincidenza con il Direttivo della Cgil in cui si dovevano discutere la linea sindacale tesa a smantellare la contrattazione collettiva nazionale in favore di quella aziendale, come chiedono a gran voce il governo e il padronato.
Un provvedimento di chiaro stampo fascista, dunque, una vendetta e un avvertimento intimidatorio al sindacato che più si è opposto alla politica collaborazionista e concertativa dei vertici di Cgil, Cisl e Uil. Tuttavia, nel condannarlo, il direttore bertinottiano di "Liberazione" ha voluto giocare sporco e ha scelto tanto deliberatamente e provocatoriamente quanto a sproposito di cogliere l'occasione per sferrare un attacco allo stalinismo (leggi al marxismo-leninismo), titolando addirittura l'apertura in prima pagina "Gulag Cgil", e l'articolo di fondo da lui firmato che gli fa da spalla "Non chiamamolo Fascismo...".
In questo aberrante articolo Sansonetti arriva a teorizzare di aver evitato di proposito di definire fascista il provvedimento del vertice Cgil e di aver usato al suo posto il termine stalinista, parendogli improprio e sbagliato parlare di fascismo per la situazione politica attuale, per la quale egli preferisce parlare di "nuovi autoritarismi" e "svolta autoritaria"; situazione in cui a suo dire il provvedimento "stalinista" della Cgil si inscriverebbe alla perfezione. Una tesi assurda e in palese malafede, che pur di attaccare lo stalinismo (leggi però marxismo-leninismo) non esita ad additarlo come il nemico principale da combattere, e viceversa a sottovalutare e nascondere il fascismo di cui è impregnata l'incombente terza repubblica in camicia nera.
Evidentemente al direttore di "Liberazione" e al suo boss Bertinotti brucia ancora talmente la dura lezione ricevuta dagli astensionisti di sinistra, che li hanno spazzati via dal parlamento, da spingerli a questi attacchi rabbiosi e inconsulti per esorcizzare ciò che è agli antipodi della loro opportunista, borghese e fallimentare linea politica: il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, da essi definito stalinismo, che rischia di attirare sempre di più i fautori del socialismo che si stanno liberando dalla nefasta egemonia dei falsi comunisti.

21 maggio 2008